- Dalla pagina sui Faith No More di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto da Stefano Iardella)

In Breve:
I Faith No More hanno creato un ibrido stilistico che era allo stesso tempo creativo, dinamico, trascinante e accattivante. We Care A Lot (1985) tentava una fusione/fissione di generi virtualmente in opposizione, come punk-rock, funk, progressive-rock, hip-hop, heavy-metal, music-hall. Il temibile trio formato dal tastierista Roddy Bottum, dal cantante Chuck Mosley e dal chitarrista Jim Martin ha perfezionato il proprio contrappunto su Introduce Yourself (1987), un calderone di riff memorabili, inni melodici, effetti sonori eccentrici, partiture elaborate, suoni elettronici infuocati. Il gruppo brillava attraverso un repertorio che spaziava dall'ingenuo e romantico al freddo e sinfonico. Il cantante dei Mr Bungle, Michael Patton, prese il timone della band per Real Thing (1989), che non cambiò affatto direzione, nonostante il crescente fascino del mainstream. Lo stesso equilibrio di elementi agli antipodi (di cupezza e leggerezza, di etereo e aggressivo) ha alimentato le versatili canzoni di Angel Dust (1992).


(Testo originale in italiano di Piero Scaruffi)

Bio:
I Faith No More vennero formati nella zona di San Francisco nel 1983 dal tastierista Roddy Bottum, dal batterista Mike Bordin, dal bassista Bill Gould, dal chitarrista Jim Martin e dal cantante Chuck Mosley. Erano uno dei tanti ensemble sperimentali della musica "industriale", ma presto cambiarono tattica e pervennero a uno stile composito e spettacolare.

Faith No More (Mordam, 1985), in seguito ribattezzato We Care A Lot, è un saggio di fusione/fissione di generi tanto diversi quanto hardcore, funk, heavymetal, hip-hop e progressive rock. La title-track (loro epico inno) e il synth-pop di Greed sono i due singoli che li rendono celebri. Il resto è ancora un po' confuso, conteso fra tradizione e innovazione. I brani strumentali sono i più spaesati, sia l'assolo di chitarra barocco nella tradizione degli Yes di Jim sia il passo meccanico e grottesco da heavy metal di Pills For Breakfast. Ai climi opprimenti dell'avanguardia si riallacciano (sia pur con stili profondamente diversi) il glam-rock di Mark Bowen, il rap di Why Do You Bother, il girotondo da fiera di As The Worm Turns. Le ondate sinistre di elettronica, le cadenze metronomiche, le urla scandite fanno ancora pensare alle orde di androidi della new wave.

Introduce Yourself (Slash, 1987) perfezionò l'equilibrio delle parti e, grazie anche a una maggiore maturità in fase di esecuzione ed arrangiamento, trasformò il gruppo in star. Zeppo di effetti sonori, di percussioni insolite, di partiture sofisticate, immerso nelle folate avvolgenti delle tastiere elettroniche, il disco è un concentrato di idee geniali su come utilizzare il "genere" per costruire composizioni sui generis: si va dall'heavymetal progressivo, con accenti etno-funky alla Peter Gabriel, di Faster Disco, al rap di Annès Song, con un contrappunto romantico di synth che acquista poco a poco spessore sinfonico.
Al lato leggero appartiene la title-track, che gioca con bordate heavymetal, demenzialità hip-hop e un "clapping" da anni '60; al lato tragico Chinese Arithmetic, asfissiata da un'atmosfera cupa, da un fracasso assordante, da mura sonore alla MC5. Tutti i brani sono ricchi di pathos, e tanto più intensi quanto più violenti, quasi a voler negare se stessi, la propria sintassi e la propria ragion d'essere, dal crescendo guerrigliero di Crab Song alle cariche sfinenti di Blood (forse l'episodio più trascinante). Con quest'opera i Faith No More si liberano definitivamente di tutte le etichette: non hanno nulla in comune con l'hardcore o l'heavymetal, con il funkpunk dei Red Hot Chili Peppers o con la sperimentazione dei Primus.

Il cantante Michael Patton dei Mr Bungle venne assunto per Real Thing (Slash, 1989). La sua presenza fu determinante per aggiustare la mira di quello spericolato super-crossover verso le classifiche di vendita. Pur non rinunciando a certe asprezze, come nel boogie supersonico di From Out Of Nowhere (fanfara di synth e sventagliate di chitarre e tutto), e nella truculenta title-track, il gruppo ripiega verso un AOR più civile. Forte di terremoti heavymetal, una melodia memorabile da opera, balbettii hip-hop con voce strozzata e arrangiamenti gloriosamente sinfonici, Epic diventa un successo colossale. Ancora grandi ritornelli (e accompagnamenti suggestivi dell'elettronica) proiettano Falling To Pieces nell'Olimpo della ballata hardrock. Patton è un cantante meno vibrante di Mosley e il sound si avvicina pericolosamente a quello dei Rush; ma, sia pur inferiore al precedente, Real Thing rimane una pietra miliare del genere. I suoni distintivi sono soprattutto quello della chitarra di Martin (una delle più lancinanti dell'heavymetal) e delle tastiere di Bottum, che hanno modo di sfogarsi nello strumentale-nonsense di Woodpeckers From Mars.

Patton non aveva però abbandonato i Mr Bungle, dei quali usciva infatti il primo album, Mr Bungle (Slash, 1991). La musica è infinitamente più sperimentale e ironica. Le dieci tracce compongono un concept satirico e boccaccesco, influenzato da Frank Zappa e George Clinton. Il sound prende molto dal musichall, dal cabaret, dal jazz e soprattutto dal progressive-rock, e molto poco dall'heavy metal. Lo sketch comico di Quote Unquote fa leva su un caleidoscopio di stili, su continui cambi di tempo, su recitazioni da opera Brechtiana, su tempestosi passaggi sinfonici, su corali d'organo e jamming di free jazz, su passi da circo equestre. Slowly Growing Deaf si lancia invece in riff di hard-rock e sguaiato canto glam, ma perde la bussola in un frenetico funk. E` ancora il primo Frank Zappa a ispirare la sceneggiata bambinesca di Squeeze Me Macaroni, un'altra suite camaleontica che cambia faccia a ogni verso. Stub gli contende il primato di schizofrenia, grazie ad altrettante follie da fiera paesana, condite con melodie degli anni '50, suoni bizzarri (persino un videogame), danze folk sfrenate, colonne sonore e arie da operetta. Lo ska giulivo di Egg (dieci minuti) precipita invece nell'ennesimo melodramma decadente (più Kim Fowley che David Bowie).
In Carousel intervengono i fiati a condurre una fanfara a passo clownesco. E` uno dei pochi brani più omogenei e lineari, ma sfodera una coda pirotecnica che sconfina in un carillon surreale. Mettendo finalmente ordine alla catasta di idee, il gruppo perviene a The Girls Of Porn, una canzone funky, jazzata e vigorosa (nonchè scollacciata) che avrebbe ben figurato sul Roxy And Elsewhere di Frank Zappa. La conclusiva Dead Goon si toglie la soddisfazione di ricollegarsi alle loro origini death-metal. La quantità di idee è spaventosa. Ogni brano supera il precedente in complessità ed eccentricità. La loro musica non è soltanto rocambolesca, è anche onnivora. Patton indulge nel suo show personale di horror e pornografia, coadiuvato dalla chitarra di Trey Spruance e dal basso di Trevor Dunn (entrambi suonano anche le tastiere), da Danny Heifetz alla batteria, Theo Lengyel al sax alto e Clinton McKinnon al sassofono e clarinetto.

L'anno dopo i Faith No More sono di nuovo in corsa con Angel Dust (1992), opera che diluisce ulteriormente il loro ibrido stilistico a favore di uno stile più omogeneo e lineare. Il fatto saliente è semmai rappresentato da una sofferta estasi sinfonica, da un'atmosfera cupamente tragica, da una decisa ostilità verso il ritornello fischiettabile. A partire dall'ouverture grottescamente operatica di Land Of Sunshine, l'album si cala nei gironi della più profonda disperazione, con apici di drammaticità in Caffeine, tutta suspence, corali elettronici e grida sconvolte, e in quell'inferno sonoro e freudiano che è Jizzlobber. L'unico attimo di pausa è forse rappresentato dalla lussureggiante armonia di A Small Victory, che è anche la canzone più melodica e danzabile.
Per il resto l'opera attraversa umori molto estremi, dal bozzetto satirico alla Kinks di Midlife Crisis al documentario raccapricciante di Smaller And Smaller, dallo spleen "maledetto" di Everything's Ruined al thrash catastrofico di Malpractice; ma sempre in toni tenebrosi e solenni. Sono sketch (questi e tanti altri, lunghi e brevi, quasi sempre anomali nella produzione del gruppo, fitti di marce dissonanti, campionamenti distorti, recitativi conversazionali, valzer da vaudeville) di una vasta e spaventosa commedia umana.
In pratica si tratta di un album concept, e quasi di una rock opera, una sorta di thriller esistenziale, il cui tema è la sconfitta ineluttabile dell'individuo.
Infinitamente meno "divertente" dei bestseller che lo avevano preceduto, Angel Dust indulge coraggiosamente in questi climi minacciosi, in questo pessimismo cosmico, in questa depressione maniacale. Questa volta è Patton a svettare: è la sua versatilità canora, il suo frenetico alternare gemiti da muezzin e grida psicotiche alla Axl Rose, a tenere in piedi il melodramma.
Martin e Bottum si scoprono così parenti stretti dei Roxy Music (ma forse anche dei Procol Harum...), dei dandy romantici e dell'art-rock.

Su King For A Day (Slash, 1995) della formazione originale è rimasto ormai ben poco: Roddy Bottum (tastierista), Mike Bordin (batterista) e Bill Gould (bassista). Il chitarrista è Trey Spruance e il cantante Michael Patton, gli stessi dei Mr Bungle.
L'album è il più eclettico della loro carriera, e al tempo stesso il più leggero. Il funky-soul di Evidence nasce da un incrocio fra Soul II Soul e Al Green. Il gospel di Just A Man, la bossanova di Caralho Voador e il requiem indianeggiante di Ricochet incespicano però di continuo in un vuoto di emozioni. Li riscatta parzialmente la ballad Take This Bottle, a metà strada fra il country e i Guns'n'Roses. Ma il gruppo si pente soltanto quando lancia come singolo il punk-rock di Digging the Grave, sorta di Nirvana che incontra i Green Day.
Nella tradizione dei loro cambi repentini di stile i FNM scodellano Cuckoo for Caca, che parte con un riff galattico e una cadenza metronomica e poi degenera in un hardcore sincopato con organo psichedelico, la title-track, la più vicina ai climi decadenti e futuristi dei Roxy Music, e Star A.D., con i fiati da big band, il tempo in 3/4, la batteria tribale, l'assolo di sassofono, le schitarrate ska, l'organo techno-rock, il basso funky...
Il disco è soprattutto uno show personale di Patton, cantante dal registro camaleontico, capace di imitare il falsetto del soul "dolce" come lo shout del rhythm and blues, il ringhio dell'hardcore come il declamato dell'hip-hop. Brani come The Gentle Art of Making Enemies vivono soltanto dei suoi travestimenti.

I Faith No More hanno il merito storico e artistico di aver saputo travalicare il confine dei generi e coniare un hard-rock poliglotta ed eccentrico, quasi l'antitesi della pomposità drammatica del genere.

Nel frattempo sono usciti anche Disco Volante (WB, 1995), secondo album dei Mr Bungle, che contiene almeno un brano degno del primo, Carry Stress In The Jaw, e Adult Themes (Tzadik, 1996), primo album solista di Patton, un collage sperimentale di rumori realizzati con bocca e microfono.
Disco Volante è un disco anche troppo sperimentale, un barrage di idee incompiute forse ispirato al frenetico hardcore-jazz di John Zorn, ma che alla fine assomiglia più ai calderoni di frammenti degli Half Japanese. L'orchestrazione si è ampliata a dismisura (dal clarinetto al glockenspiel) ma nessun brano è orchestrale, perchè tutti i brani muoiono prima di diventare musica.


(Tradotto da Gianluca Mantovan, modificato da Stefano Iardella)

Il tastierista dei Faith No More Roddy Bottum passò alla chitarra e alla voce per formare gli Imperial Teen con Lynn Perko, il batterista dei Sister Double Happiness.
Seasick (Slash, 1996) è power-pop sorprendentemente calmo su cui si allunga l'ombra dei Pixies (Imperial Teen, You're One, Water Boy, Butch).

What Is Not To Love (Slash, 1998) è ancor più sottomesso, melodico e forse anche troppo prevedibile.
Il singolo Yoo Hoo mutua il riff da Waiting For My Man dei Velvet Underground.
On (Merge, 2002) è un divertissment di gioiosa e innocua dance-pop alla B52's (Ivanka, Baby, Undone).


(Tradotto da Stefano Iardella)

Dopo il flop artistico di King For A Day, i Faith No More hanno tentato un ultimo disperato tentativo per continuare ad avere un senso. Sfortunatamente, Album Of The Year (Warner, 1997) mostrò solamente i loro punti deboli. Non riscattati dal grunge senza volto di Collision, dal rock progressivo di Last Cup Of Sorrow e dal funk-metal demenziale di Mouth To Mouth, e generalmente imbarazzati da una scrittura banale (Ashes To Ashes, Got That Feeling), la band decise di sciogliersi.

Pranzo Oltranzista (Tzadik, 1997) è il primo album attribuito a Mike Patton, ed è un tributo di 30 minuti al fondatore del movimento futurista, l'italiano Filippo Tommaso Marinetti, con l'aiuto di artisti del calibro di Marc Ribot e John Zorn.


(Testo originale in italiano di Piero Scaruffi)

Mike Patton cantò anche nel supergruppo Fantomas (Ipecac, 1999), forte di Buzz Osbourne dei Melvins alla chitarra, Dave Lombardo degli Slayer alla batteria e Trevor Dunn dei Mr Bungle al basso. Patton è autore di tutte le musiche. L'album è un esplosivo saggio di heavy-metal, dadaismo e abstract sound-painting. Nell'arco di trenta brani-miniatura senza titolo il quartetto scorrazza lungo un fronte vastissimo di stili e idee, dalle pulsioni grind di 2 ai riff azzannanti di 3 e 7. Brani come 15 (progressioni panzer, lamento tirolese, disturbi radio, arpeggio furibondo) o 22 sono puri e semplici collage di microscopici eventi sonori. La quantità di idee è spettacolare, anche se nessuna delle idee è spettacolare in sè. Patton scodella un recital di lieder d'avanguardia in un setting di musica da camera dissonante. Dove questi esperimenti potrebbero condurre lo dimostrano il melodramma gotico di 4, fra cacofonie libere, urla ed epilessi ritmiche, 12, gorgheggi liberi su un organo da requiem, 18, un incrocio fra Diamanda Galas e i Napalm Death, che coniano un nuovo linguaggio per la canzone rock. Insomma i Fantomas fanno tutto il contrario di ciò che ci si aspetta normalmente da un supergruppo. Gli scarti di questo album durano circa un'ora e potrebbero costituire materiale per un secondo album.


(Tradotto da Gianluca Mantovan, modificato da Stefano Iardella)

California (Warner Bros, 1999), il terzo album a nome Mr Bungle, è un nuovo caotico insieme di segni semiotici, stavolta disposti in canzoni ben strutturate (e avvincenti). Sweet Charity sfoggia colonne sonore western, cocktail jazz, exotica, temi tv, canto d'opera e vocalismi doo-wop nello stile parossistico del Frank Zappa prima maniera. The Air-Conditioned Nightmare, che improvvisa con brio una veloce serie di stili vocali degli anni cinquanta e sessanta, è virtualmente un nuovo omaggio a Frank Zappa.
None Of Them Knew They Were Robots è una novità swing alla Brian Setzer con organo da ballo, effetti sonori da cartoon, basso ruggente in standup, corni petulanti e un ritmo in perenne mutazione. Ars Moriendi è un comico incrocio di stili folk etnico suonato a intensità da grindcore.
Le tecniche cut-up avanguardiste che Patton ha appreso dai seguaci di Frank Zappa e John Zorn sono state forzate in una scienza compositiva virtuosa di tempi in mutazione e arrangiamenti derivativi. Strati di diavolerie da studio disorientano l'ascoltatore, e la melodia è spesso come un bersaglio in movimento, ma alla fine tutto ha un senso, e ciò che era pura esuberanza creativa nei Mr Bungle è ora divenuto raffinato linguaggio musicale.
Ma lo scherzo mostra la corda dopo la quinta canzone. Un paio di pezzi più sperimentali, Spruance's Golem II (ibrido di Kraftwerk, George Clinton e Phish) e Goodbye Sober Day (una confusa giostra di suoni etnici e heavy-metal ad opera di Patton), non bastano a riscattare il concept.

Per The Director's Cut (Ipecac, 2001), a nome Fantomas, Patton reclutò Dave Lombardo (Slayer), Trevor Dunn (Mr Bungle) e Buzz Osborne (Melvins): che spreco.
Tutto ciò che fanno è parodiare 16 colonne sonore di TV e cinema.

Maldoror è una collaborazione con Merzbow.

I Tomahawk, un supergruppo formato da Mike Patton, il chitarrista Duane Denison dei Jesus Lizard, il bassista Kevin Rutmantis dei Cows e il batterista John Stanier degli Helmet, hannmo pubblicato Anonymous (Ipecac, 2007) e Mit Gas (Ipecac, 2008).

Mike Patton ha suonato pure con Ikue Mori e John Zorn nell'album Hemophiliac (Tzadik, 2002).
Il trio di sax, voce e computer improvvisa con l'impeto di Jimi Hendrix e Sonny Sharrock.

Millennium Monsterwork 2000 (Ipecac, 2002) documenta un live dei Melvins e dei Fantomas.


(Tradotto da Emanuele Pantano)

Secret Chiefs 3 è una derivazione strumentale dei Mr. Bungle guidata da Trey Spruance.
First Grand Constitution and Bylaws (Web Of Mimicry, 1998), Second Grand Constitution and Bylaws (Web Of Mimicry, 1999), Eyes of Flash Eyes of Flame (Web Of Mimicry, 2000), e Book M (Web Of Mimicry, 2001) combinano musiche mediorientali e indiane, colonne sonore di Ennio Morricone e ritmi dance. Book of Horizons (Web of Mimicry, 2004) rievoca la densa suspense dei film di James Bond (The End Times), la malinconia delle colonne sonore di Ennio Morricone (The Exile, sicuramente all'altezza del repertorio del maestro, e Book T Exodus), vertiginose danze mediorientali (The 4, The 3), grindcore apocalittico (Exterminating Angel, Hypostasis Of The Archons), musica orchestrale alla Frank Zappa (The Owl In Daylight, DJ Revisionist) e persino musica da circo (Welcome To The Theatron Animatronique).

Il chitarrista Trey Spruance dei Mr Bungle è attivo anche negli Asva con il chitarrista John Schuller, il bassista Stuart Dahlquist, il batterista dei Burning Witch, la cantante Jessika Kenney e un organista: Futurist's Against the Ocean (Web of Mimicry, 2005) contiene quattro lunghe tracce doom/droning alla Earth.
What You Don't Know Is Frontier (Southern, 2008), con una nuova cantante (Holly Johnson), un nuovo chitarrista e un nuovo organista (Troy Swanson), è un festival di droni ancora più denso per voci, chitarre, percussioni, tastiere e strumenti a fiato.

Path Of Most Resistance (Mimicry, 2007) raccoglie brani dagli album dei Secret Chiefs 3.
Xaphan - Book of Angels Volume 9 (2008) consiste nei Secret Chiefs 3 (undici musicisti) che interpretano Masada Book Two di John Zorn.

Delerium Cordia (Ipecac, 2004), dei Fantomas, è un concerto da camera di 74 minuti per rock band, voce ed elettronica che passa dal delicato all'altisonante, dal tormentato al demente, dal cacofonico al delirante, un'atmosfera ispirata dal progressive-rock, dall'elettronica glitch, dal post-rock e dal dark metal (e forse da decenni di colonne sonore cinematografiche).
La suite si apre in un'atmosfera di suspense con sfumature gotiche: suoni spettrali, canti monastici, riff massicci. Ma poi un folle collage di musica concreta di voci, rumori e strumenti fa girare l'intero concetto in una dimensione post-psichedelica. Al minuto 40 un forte vento spazza via tutta la musica. Seguono passaggi più concreti, con un breve riferimento a Hymnen di Karlheinz Stockhausen. Poi i Fantomas si rivolgono alla musica di "ascolto profondo", sebbene la loro forma di minimalismo sia in costante movimento. Gli eventi sonori si succedono, anche se poco sembra cambiare, che si tratti di sussurri cadaverici, di pioggia e uccelli nel bosco o di veementi riff di chitarra. Gli ultimi nove minuti sono praticamente silenzio.
Purtroppo, un concetto così ambizioso manca di concentrazione e coesione. È l'equivalente atonale di una fantasia melodica, ma troppo spesso suona come una raccolta casuale di idee musicali piuttosto che un pezzo organico di composizione/improvvisazione. È allo stesso tempo pretenzioso e visionario, ma anche autoindulgente (in totale ci sono quasi 20 minuti di silenzio). Ridotto a una suite di 15 minuti, questo sarebbe stato un classico di un nuovo genere. Invecem, con i suoi 74 minuti, questa è l'ennesima manifestazione dell'ego senza confini dei musicisti che vivono nell'era della produzione di CD a basso costo.

Romances (Ipecac, 2004), è una collaborazione tra Mike Patton e Kaada.


(Tradotto da Gianluca Mantovan, modificato da Stefano Iardella)

Nel frattempo Trevor Dunn dava sfogo alle sue ambizioni free-jazz con gli album accreditati al Trio Convulsant: Debutantes & Centipedes (ottobre 1997 - Buzz, 1998), con il batterista Kenny Wollesen e il chitarrista Adam Levy, e Sister Phantom Owl Fish (febbraio 2004 - Ipecac, 2004), con Mary Halvorson (chitarra) e Ches Smith (batteria).

Suspended Animation (Ipecac, 2005), dei Fantomas, tornò al trash cartonistico alla Raymond Scott degli inizi. Rinnegando la precedente monster suite (sebbene la registrazione abbia avuto luogo nello stesso periodo), il loro quarto album fu contorto, isterico e (per lo più) frammentario (la maggior parte dei pezzi dura circa un minuto). Fondamentalmente il supergruppo (Patton, Dave Lombardo degli Slayer, Buzz Osbourne dei Melvins, Trevor Dunn dei Mr. Bungle) passò da un progetto ambizioso (la suite superestesa) a un altro (collage super frenetico).
Risultarono entrambi poco soddisfacenti, sebbene abbiano dimostrato la statura di Patton come compositore, leader e vocalist.

General Patton vs The X-ecutioners (2005) è una collaborazione con la DJ crew degli X-Excutioners.

Mike Patton si prese una vacanza dai suoi lavori sperimentali per pubblicare il divertente Peeping Tom (Ipecac, 2006), una collezione di canzoni pop in salsa elettronica che sono più vicina allo stilema hip-hop che non a quello hard-rock.
Anche se ci sono un paio di pezzi accattivanti (Moho, Don't Even Trip), l'album fa troppo affidamento sulle vocalità di Patton (ansimante).

A partire dal 2001 Trevor Dunn suona il contrabbasso in un duo newyorchese con Shelley Burgon, suonatore d'arpa dei Stars Like Fleas. Hanno registrato At Blim (2005) con il suonatore di cetra koto, Brett Larner.

Baltimore (Skirt, 2006) è una raccolta di duetti tra basso e arpa che appartiente al regno della musica da camera dissonante ed improvvisata.
Danno l'impressione di essere come Keith Rowe o Fred Frith nel divertirsi con altri strumenti rispetto alla più usuale chitarra. Quando però prendono ritmo sembrano più la versione distorta e cacofonica Penguin Cafè Orchestra.
Shelley Burgon emerge come uno dei più originali improvvisatori d'arpa dai tempi di Zeena Parkins e Carol Emanuel, nonchè uno strumentista dotato di un'ampia varietà di suoni, dal noise astratto al contrappunto jazz.

Mike Patton ha ideato il suo progetto più delirante quando ha deciso di rifare canzoni pop italiane accompagnate da un'orchestra sinfonica e un coro su Mondo Cane (2010), uno degli album di cover più bizzarri di tutti i tempi.

Gli Imperial Teen continuarono a riunirsi e registrare, seppur a intervalli sempre più dilatati: The Hair The TV The Baby & The Band (2007) contiene It's Now e poco altro.
Feel the Sound (2012) contiene un paio di canzoni dignitose (Runaway e Last to Know) che avrebbero potuto costituire un singolo decente anziché perdersi in un album terribile.

Mike Patton è stato inoltre autore delle colonne sonore dei film Crank High Voltage (Lakeshore, 2009) e The Solitude of Prime Numbers (Ipecac, 2011), adattamento cinematografico del romanzo best-seller di Paolo Giordano dal titolo omonimo (“La solitudine dei numeri primi”, nell'originale in italiano).


(Tradotto da Stefano Iardella)

Sol Invictus (2015), il primo album dei Faith No More dopo 18 anni, presnta la stessa formazione di allora: Mike Patton (voce), Mike Bordin (batteria), Roddy Bottum (tastiere, voce), Billy Gould (basso) e Jon Hudson (chitarra). L'album contiene le orecchiabili Sunny Side Up e Motherfucker, accanto a brani prog-metal più tradizionali come Superhero e Separation Anxiety.

Il cantante della prima fase dei Faith No More (dal 1984 al 1988), Chuck Mosley, è morto nel 2017, all'età di 57 anni, per overdose da eroina.

Il Trio-Convulsant (Dunn, Halvorson e Smith) è tornato con Séances (gennaio 2022 - Pyroclastic, 2022), che aggiunge anche i Folie à Quatre, ovvero Carla Kihlstedt (viola, violino), Oscar Noriega (clarinetto basso), Mariel Roberts (violoncello) e Anna Webber (flauti).


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