Galaxie 500


(Copyright © 1999 Piero Scaruffi | Terms of use )

Today , 7/10
On Fire , 8/10
This Is Our Music , 7/10
Damon & Naomi: More Sad Hits , 7/10
Damon & Naomi: The Wondrous World , 6/10
Damon & Naomi: Playback Singers, 5/10
Damon & Naomi: With Ghost, 6/10
Damon & Naomi: The Earth Is Blue (2005), 5/10
Damon & Naomi: Within These Walls (2007), 5/10
Damon & Naomi: False Beats and True Hearts (2011), 5/10
Links:

Galaxie 500, comprised of guitarist Dean Wareham, bassist Naomi Yang and and drummer Damon Krukowski, went against the trend when they created an anti-theatrical style devoted to urban alienation. Today (1988) was a moonlit tide of languid litanies and whispered singalongs. It was expressionism turned upside down: angst and terror, but in the form of a bloodless stupor, not a loud scream. The trio played back the third Velvet Underground album, Pink Floyd's Set The Controls For The Heart Of The Sun and Television's Turn Curtain, but filtered of any residual vitality. On Fire (1989), their most personal work, was an existential anesthetic. There were echoes of the (acid-rock) past but they were ethereal, sleepy, ghostly: they had been reduced to an inner language of the subconscious. The setting was a wasteland roamed by zombies devoid of any passion, resigned to their emotional impotence and moral isolation, capable only of articulating the emptiness of their lives in a vocabulary of negative words. These were confessions of people who did not even know anymore how to grieve for their own sorrow. These dirges were the exact opposite of the anthemic call to arms of rock'n'roll. An excessive trance dazzled the acid jams of This Is Our Music (1990), the most ambitious but also terminal leg of their "trip". Parting ways with Wareham, the former rhythm section of Galaxie 500, Yang and Krukowski assumed the moniker Damon & Naomi (1) and recorded More Sad Hits (1992), whose gentle breeze was the ideal appendix to Galaxie 500's mission.
If English is your first language and you could translate my old Italian text, please contact me.
Scroll down for recent reviews in English.
I Galaxie 500 ebbero un'importanza fondamentale nella storia del rock per aver sublimato la canzone atmosferica e malinconica dal punto di vista non del poeta (il Leonard Cohen o il Nick Drake) ma dal punto di vista dell'humus culturale degli anni '80, segnato dalla violenza della vita di strada, dalla droga, dall'AIDS. Non a caso la loro musica e` ricca di sovratoni nostalgici: e` la nostalgia per un'epoca dell'ottimismo, che la loro generazione non ha mai conosciuto. Il languore della loro musica e` lo stato d'animo catalettico che e` subentrato alla rabbia del punk-rock. E` una nevrosi cronica, che attanaglia tutti gli eventi domestici. L'unico limite della loro musica e` che tutte le loro canzoni non sono altro che una ripetizione del terzo album dei Velvet Underground.

Formati a Boston da tre laureati di Harvard, Naomi Yang (basso), Dean Wareham (chitarra e canto, neozelandese) e Damon Krukowski (batteria), i Galaxie 500 vennero alla ribalta con il singolo Tugboat (Aurora), una canzone che si inseriva nel generale clima di revival della psichedelia, ma adottava un sound estremamente dimesso, tutto il contrario della foga del garage-rock. Tugboat e` fondamentalmente una litania cantata senza convinzione e senz'impegno su un soffuso lirismo di accordi melodici strimpellati lentamente alla chitarra mentre la batteria tiene una cadenza ipnotica, quasi raga.

Quello stile languido, ozioso e "siderale", che e` tutto il contrario del classico rock and roll, trionfa su Today (Aurora, 1988), prodotto da Kramer. A fare epoca e` soprattutto la filastrocca per bambini di Oblivious, che rimarra` la loro melodia piu` celebre, ma sono piu` caratteristiche una ballata-bisbiglio come Flowers, un inno tenero come Temperature's Rising, l'atmosfera follemente cosmica ed onirica di It's Getting Late, l'armonia estatica da It's A Beautiful Day di Pictures, il folkrock melodioso di Parking Lot; tutte composizioni sospese nel nulla, atti di contemplazione intensa, tripudi di quiete e di silenzio, testamenti di una forma di trascendenza atea.
Qui davvero il bisbiglio psichedelico rivela la sua valenza psicanalitica, di duale ed opposto dell'urlo espressionista, altrettanto terribile ma, proprio perche' contenuto, ancor piu` innaturale. Sono brani fatti di quiete esplosioni psichedeliche al ralenti`, di tessiture tenui e luccicanti che mescolano i Pink Floyd di Set The Controls For The Heart Of The Sun con i Television, ma depurandoli prima entrambi di ogni residua aggressivita`.
Quello dei Galaxie 500 e` un rock anti-teatrale, l'antitesi dell'effettismo che e` sempre stata la ragione ultima d'essere del rock, e ha come riferimenti gruppi altrettanto subsonici come gli Opal e i Cowboy Junkies. I testi, fitti di dettagli mondani, parlano dell'alienazione in maniera quantitativa non qualitativa, non denunciandola ma elencandola. Quei versi pessimisti e laconici compongono il ritratto di una psiche fragilissima, che vibra come una ragnatela al vento.

On Fire (Rough Trade, 1989) accentua, se possibile, la sensazione di stasi, accentua il languore degli intrecci chitarristici, accentua il valore di anestetico esistenziale che queste ballate devono avere per i loro autori. Se si ascoltano "voci" celebri del passato, quelle voci sono soffocate in un'angoscia sempre meno gridata e sempre piu` interiorizzata: cosi` Blue Thunder ha l'andamento di Femme Fatale ma e` cosparsa di lunghi "voli" vocali di un etereo falsetto, e la nenia malinconica di Strange fa pensare al Neil Young piu` elegiaco; Leave The Planet e` un inno solenne alla Jefferson Airplane e Plastic Bird un folkrock per rintocchi lisergici alla Country Joe.
La qualita` notturna della loro musica trapela in tutto il suo soffice lirismo in Another Day (cantata da Yang), degna dei Cowboy Junkies piu` anemici, e Decomposing Trees (sassofono jazz e fumi di nightclub). I vocalizzi di Wareham sono ancor piu` sonnambuli e l'accompagnamento di chitarra e` solo piu` una carezza lieve nella melodia migliore, Tell Me (e uno dei vertici della loro carriera). Il limite di questa maniera e` Snowstorm, una pioggia di piccoli tocchi impressionisti, con la musica dilatata fino quasi a svanire, fino quasi a fermarsi.
Nonostante il costrutto letargico, in questo disco le melodie sono piu` forti, anche se continua a pesare l'assenza totale di pathos. E l'opera vanta persino il momento piu` maschio della loro carriera: nel crescendo strumentale della lunga jam When Will You Come Home (uno degli assoli migliori di Dean Wareham). Ma non e` cambiata la sceneggiatura di queste composizioni: uno scenario in cui si agitano figure umane abuliche, anti-romantici che non sembrano in grado di provare passioni, rassegnati al proprio isolamento morale, capaci soltanto di articolare il vuoto delle loro vite in un vocabolario limitato di segni negativi. Queste sono le confessioni di chi non sa neppure piu` piangere sulle proprie disgrazie. Queste canzoni sono l'esatto opposto di una chiamata alle armi.

This Is Our Music (Rough Trade, 1990) e` al tempo stesso l'album piu` ambizioso e quello piu` irrisolto del trio. Talvolta il gruppo fallisce proprio perche' ha abbadonato l'umilta` delle prime prove. I Galaxies 500 sembrano i Feelies imbottiti di eroina in Melt Away e rasentano la parodia dei Velvet Underground nel boogie di Fourth Of July, con tremolo chitarristico da garage. L'opera, per quanto illuminata dalla lunga trance di Summertime, non ha la forza di spingersi al di la` di queste mini-jam di acidrock.

Per irriducibili differenze d'opinione e di carattere il gruppo si scioglie. Wareham dara` origine ai Luna, mentre Damon e Naomi proseguiranno di fatto l'avventura dei Galaxie 500.

Gli album verranno riediti in un cofanetto di CD 1987-1991 (Rykodisc, 1997) e poco dopo uscira` anche il loro unico album dal vivo, Copenhagen (Rykodisc, 1997).

Dopo l'EP Pierre Etoile, Damon e Naomi registrano con la collaborazione di Kramer l'album More Sad Hits (Shimmy Disc, 1992 - SubPop, 1997). L'album esce dopo che Kramer lo ha parecchio rielaborato in studio, per cui il produttore va di fatto considerato co-autore delle musiche, e in effetti il lavoro di studio prevale sulla spontaneita`. Le canzoni di questi Sonny & Cher degli anni '90 ricalcano il sound dei Galaxie 500, dimostrando che Wareham non era il padrone assoluto dal gruppo; semmai Robert Wyatt, e la scuola di Canterbury in generale (una cover di Hugh Hopper a dimostrarlo), si rivelano essere il modello di riferimento del duo. La musica e` pertanto un pelo piu` soffice e onirica.
Il registro alto e puro di Yang, lasciato sfumare in un riverbero celestiale, predilige paesaggi acustici. Yang l'aria innamorata di Laika e l'ave maria di E.T.A. con piglio quasi rinascimentale, accompagnata soltanto dallo strimpellio meccanico della chitarra Krukowski propende invece per un folk spaesato, per favole surreali recitate con dizione lisergica, come Little Red Record Co e soprattutto This Car Climbed Mt Washington (gia` sull'EP). Insieme intonano la romantica ninnananna di Information Age e il salmo psichedelico di Once More, e davvero sembra di veder resuscitare Sonny & Cher nell'era del noise-pop.

Nel frattempo Yang e Krukowski hanno anche dato vita ai Magic Hour con il chitarrista Wayne Rogers.

Piu` umile, meno etereo e piu` folk, The Wondrous World (SubPop, 1995), forte di New York City, Pyewacket, Whispering.

Il complesso lascia comunque un'eredita` importante: un nuovo modo di esprimere l'alienazione con la musica rock, e forse anche l'espressione musicale di una nuova forma di alienazione. Il loro desolato paesaggio morale non ha nulla a che vedere con quello dei Velvet Underground, ma non e` meno inquietante. Canzoni come Tugboat, Oblivious, Parking Lot, Tell Me, Another Day, Strange hanno esplorato quel milieu in cui non esistono piu` emozioni ma soltanto vaghi stati della mente.

Having lost Kramer, Playback Singers (Subpop, 1998) is truly a duo album. Turn Of The Century and Eye Of The Storm show more personality precisely because they carry less harmonic baggage. The desolate and phylosophical We're Not There sums up the depressed mood, but Krukowski's acoustic guitar has acquired a mystical tone reminescent of Popol Vuh's Hosianna Mantra and the tunes share a pastoral simplicity with Magnetic Fields and Belle And Sebastian. And Yang has become one of the most creative bassists of her time. But only a few of the songs are signed by the duo and only a few of those are truly outstanding.

The duo's next step is With Ghost (Subpop, 2000), a collaboration with the Japanese band Ghost. Damon & Naomi sound like Sonny & Cher backed by the Beach Boys on The Mirror Phase and Krukowski's stately Judah And The Maccabees resembles a version of Kocking On Heaven's Door sung by a somnambulant Bob Dylan. The gospel-rock of I Dreamed Of The Caucasus brings back to mind the later Jefferson Airplane.
But then Masaki Batoh pens the baroque madrigal The New World, and, by the time Yang's gregorian contralto ventures on the lengthy hymn The Great Wall, the album has embraced Popol Vuh and Dead Can Dance.
Nirvana is approached through dilated songs that are intense meditations. Batoh's and Krukowski's guitars indulge in the acousting doodling of Don't Forget. Quiet guitar and piano strumming and floating vocals fill the first part of Tanka with a sense of ecstasy and wonder. The Japanese trio forms the perfect backing for the two American intellectuals and gives their music a supernatural dimension. Ghost helped Damon & Naomi reinvent themselves. This dream-pop excursion crowns the duo's 12-year research on moody music.

(Translation by/ Tradotto da Walter Consonni)

Perso Kramer, Playback Singers (Subpop, 1998) è veramente un album realizzato da un duo. Turn Of The Century e Eye Of The Storm mostrano più personalità proprio perchè hanno un meno accentuato contenuto armonico. La desolata e filosofica We're Not There riassume lo stato d'animo depresso, ma la chitarra acustica di Krukowski ha acquisito un'intonazione mistica che riporta alla mente i Popol Vuh di Hosianna Mantra e le melodie condividono una semplicità pastorale con Magnetic Fields e Belle And Sebastian.

Il passo successivo del duo è rappresentato da With Ghost (Subpop, 2000), una collaborazione con il complesso giapponese Ghost. Il risultato e` quantomeno curioso. Damon & Naomi sembrano Sonny & Cher spalleggiati dai Beach Boys su The Mirror Phase, e la sontuosa Judah And The Maccabees di Krukowski assomiglia a una versione di Kocking On Heaven's Door cantata da un Bob Dylan sonnanbulo. Il gospel-rock di I Dreamed Of The Caucasus riporta alla mente gli ultimi Jefferson Airplane. Ma poi Masaki Batoh compone il madrigale barocco The New World, e, quando il contralto gregoriano di Yang si avventura nel lungo inno The Great Wall, l'album ha abbracciato Popol Vuh e Dead Can Dance.
Il nirvana viene raggiunto tramite brani dilatati che sono intense meditazioni. Le chitarre di Batoh e Krukowski indulgono nei ghirigori acustici di Don't Forget. Una chitarra tranquilla, uno strimpellio di pianoforte e voci fluttuanti suggellano la prima parte di Tanka con una sensazione di estasi e meraviglia. Il trio giapponese crea un perfetto sottofondo per i due intellettuali americani e conferisce alla loro musica una grandezza miracolosa. I Ghost hanno aiutato Damon & Naomi a reinventare se stessi. Questa escursione nel dream-pop corona 12 anni di ricerche del duo nell'ambito della musica d'atmosfera.

Song To The Siren (Sub Pop, 2002) documents a live performance with Ghost's guitarist Michio Kurihara. Don't Let Our Youth Go To Waste: 1987-1991 is a double-DVD retrospective. Uncollected (RykoDisc, 2004) collects rarities.

The Earth Is Blue (20/20/20, 2005), featuring Ghost's guitarist Michio Kurihara, is their least substantial work. The songs are trivial, the sound is trite and amateurish, the singing is lifeless.

Damon and Naomi managed to create a paradox with Within These Walls (20/20/20, 2007), an album of easy-listening muzak featuring contributions of some outstanding avantgarde musicians (Ghost's Michio Kurihara, Espers' cellist Helena Espvall, Nmperign's saxophonist Bhob Rainey).

False Beats and True Hearts (2011) is sometimes more instrumental than vocal, perhaps an implicit confession that the duo does not have much left to say, and perhaps never had. They invented their own form of background "ambient" music, and the specific songs don't really matter. Ophelia is perhaps mildly more relevant in their own closed universe. The notable exception, however, is the poppy Walking Backwards, their attempt at going mainstream.

(Translation by/ Tradotto da xxx)

Se sei interessato a tradurre questo testo, contattami

What is unique about this music database