- Dalla pagina sui Jonathan Fire*Eater di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
I Jonathan Fire*Eater sono un quintetto di Washington (tastierista Walter Martin, voce Stewart Lupton, chitarrista Paul Maroon, batterista Matt Barrick e bassista Tom Frank) che si stabilirono a New York nel 1995 e presto emersero nella medesima scena rhythm'n'blues (Rolling Stones + Stooges + Birthday Party) "infettata" da Jon Spencer Blues Explosion e Chrome Cranks.
L'album Jonathan Fire Eater (Third World
Underground, 1995) e specialmente L'EP Jonathan Fire Eater (PCP,
1995), con The Cakewalk Of Crime e The Public
Hanging Of A
Movie Star, valsero loro una certa reputazione. Il mini-album
successivo,composto da cinque canzoni, Tremble Under Boomlights (Medicine,
1996) aggiunse The Search For Cherry Red e Give Me
Daughters al loro repertorio.
Sfortunatamente l'album Wolf Songs For Lambs (Dreamworks, 1997) non riuscì a mantenere quegli standard
(eccezion fatta per When The Curtain Calls For You).
L'enfantico cantante Stewart Lupton (un clone di Nick Cave) ruppe con il resto del gruppo per formare i Childballads, che hanno debuttato con l'EP Cheekbone Hollows (Gypsy Eyes, 2006).
I Jonathan Fire*Eater alla fine si sciolsero ma tre membri (il tastierista Walter Martin, il batterista Matt Barrick, il chitarrista Paul Maroon ) unirono le forze con il cantante Hamilton Leithauser per formare i Walkmen.
Nel loro EP di debutto, The Walkmen (StarTime International, 2000), il cantante impersona un incrocio tra Bono degli U2 e Mick Jagger dei Rolling Stones, mentre la musica è intrisa di grass-roots rock (Wake Up, We've Been Had, The Crimps).
Il suono di Everyone Who Pretended to Like Me is Gone (Star Time, 2002), che enfatizza tastiere e ritmo distorti, è un chiaro esempio della (vecchia) new wave. Il tono generale è intellettuale e al limite dell’esistenziale. La toccante ballata per pianoforte Stop Talking, la nevrotica Roll Down The Line e la sconnessa I'm Never Bored sono emblematiche dell'enfasi sulle impostazioni strumentali psicologiche. Lo strimpellio maniacale è abbinato al canto fervido in They're Winning.
I sei minuti di It Should Take A While suonano come un viaggio Freud-iano all'interno del proprio inconscio. L'influenza degli U2 è ancora forte su Everyone Who Pretended To Like Me Is Gone, ma soprattutto i Walkmen preferiscono un tono umile e colloquiale. Le canzoni tuttavia tendono a essere troppo prolisse: questa è una band che vuole raccontarti una storia, non suonare della musica. La musica è un semplice accessorio per attirare la tua attenzione.
Bows & Arrows (Record Collection, 2004) è un lavoro per adulti che utilizza la musica per trasmettere storie e meditazioni, e non tanto per intrattenere. Ci sono relativamente pochi momenti entusiasmanti (l'hard rock The Rat, il martellante My Old Man). Al contrario, l'atmosfera può essere sommessa come nella litania guidata dall'organo What's in It For Me e nella malinconica elegia per pianoforte Hang On Siobhan. Inevitabilmente la band finisce per evocare i pilastri del populismo rock: l'inno Bob Dylan-iano 138th Street, l'appassionato sermone alla Bruce Springsteen The North Pole, il galoppante inno alla U2 Thinking Of A Dream I Had.
L'album successivo dei Walkmen, A Hundred Miles Off (2006), era più derivativo dei classici del grass-roots rock, nonostante le sue sfumature latine.
Pussy Cats (Record Collection, 2006) era ancora peggio: un remake dell'album Pussy Cats (1974) di Harry Nilsson e John Lennon (1974).
You And Me (2008), invece, segnò un ritorno alla forma con il loro materiale più evocativo e introspettivo (se non originale) mai realizzato. È probabilmente la raccolta più melodica della loro carriera, grazie alla romantica fanfara messicana Red Moon, alla calma meditazione country-rock On The Water, al valzer nostalgico Seven Years Of Holidays e la solita trenodia in stile U2, The Blue Route.
La band ha imparato di nuovo come aggiungere il movimento a una storia. A volte avviene al di fuori dei generi classici, coniando un nervoso ibrido di noise-rock e acid-rock (Postcards From Tiny Islands e Four Provinces). L'imponente invocazione di In the New Year mescola Bob Dylan e Rod Stewart su simili basi traballanti. Complessivamente questo era il loro album più musicale fino ad allora.
Il folk-rock accademico dei Walkmen offriva una versione "lite" di se stesso sulle migliori canzoni di Lisbona (Fat Possum, 2010), apparentemente ispirato al suono rockabilly vintage. Allo stesso tempo, una manciata di queste canzoni sperimentavano con la struttura in un modo che i Walkmen non avevano mai fatto: l'esplosiva Angela Surf City, Woe is Me, dai toni caraibici, Stranded, dai toni mariachi, e soprattutto Blue as Your Blood, che si evolve come un crescendo di un'onda di marea attraverso un ritmo trottante da musichall, un canto desolato in stile Leonard Cohen e un accumulo di corde sintetizzate.
Pur non essendo così profondo come You And Me (2008), questo album è in realtà più creativo da un punto di vista puramente musicale.
La tendenza retro-nostalgica trabocca su Heaven (Fat Possum, 2012) dalla romantica e agonizzante Southern Heart, in stile Leonard Cohen, e dall'oscura The Witch, in stile Doors, appartenenti agli anni '60, alla ninna nanna intima We Can't Be Beat e alla danza lenta No One Ever Sleeps, che evocano entrambe gli anni '50.
L'album si sveglia con la stridente e propulsiva Heaven, alla U2, ma continua ad affondare e ad annegare in canzoni come l'inno maestosamente sobrio di Line By Line.
L'album divenne particolarmente noto due anni dopo, nel 2014, dal momento in cui venne utilizzato per la colonna sonora della stagione finale della serie tv di successo How I Met Your Mother (2005-2014), di Craig Thomas e Carter Bays.
Stewart Lupton è morto nel 2018, all'età di 48 anni.
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