As far as melody goes, the decade was largely marked by the gigantic shadow of
Boston's Stephen (or Stephin) Merritt.
His multi-faceted career began under the moniker Magnetic Fields
as a humble amateur of pop music who vented his fear and nostalgy
via formally impeccable melodies and arrangements.
The formative
Distant Plastic Trees (1991) and The Wayward Bus (1992), sung by
Susan Anway, and his first masterpiece, Holiday (1993), which was also the first album sung by Merritt himself,
coined
a form of "introverted kitsch" that quoted the Sixties without sounding
derivative and that employed electronic rhythm and instruments in a discrete manner.
Despite being light like feathers, Merritt's ditties sounded like tributes to
Brian Eno's early albums and to the classics of synth-pop.
The concept album
The Charm Of The Highway Strip (1994), his second masterpiece, perfected the
idea. Leaving behind his synth-pop roots, Merritt wed the idyllic register of a Donovan, neoclassical orchestrations
and the persona of a bashful lunatic. The algebraic precision of his musical
artifacts was only apparently a continuation of
Brian Wilson's and Van Dyke Parks' program: Merritt shunned their symphonic
opulence and favored the small, intimate format of the chamber ensemble.
Get Lost (1995) was, first and foremost, an exercise in laying out
chamber instruments; but it was also his bleakest statement, and thus redeemed
the indulgence with deeply felt emotions.
At the same time, Merritt's mission was very much a thorough reexamination
of the pop tradition, from Burt Bacharach to Phil Spector, from Tin Pan Alley to doo-wop: his ultimate sin of vanity, the colossal 69 Love Songs (1999), was a catalog of variations on cliches of pop music.
Merritt had managed a synthesis of historical proportions but he carried it out with the humble attitude of an everyman who hardly knew anything about history.
In the meantime, he had also released albums as the 6ths and the Future Bible Heroes. The 6ths albums, Wasps' Nests (1996) and Hyacinths and Thistles (2000), were collection of sugary ditties performed by impressive casts of guest vocalists.
The importance of arrangement and production had eventually taken over the importance of lyrics and melodies, and thus wrecked the whole idea of innocent, sincere, heartbreaking music.
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Il cantante e polistrumentista Stephen Merritt e` uno dei massimi geni melodici
della fine del ventesimo secolo. Nella sua opera sono riassunti decenni di
storia della musica, dall'operetta a Schubert, dal cabaret al musichall,
da Broadway a Nashville, dai teen-idol degli anni '60 al synth-pop degli anni
'80. Il genio di Merritt si esprime anche negli arrangiamenti, che sono tutto
l'opposto di cio` che Brian Wilson e Van Dyke Parks avevano inventato negli
anni '60 per la musica rock melodica: invece di ambire a un'opulenza sinfonica,
Merritt predilige i piccoli (a volte piccolissimi) ensemble da camera.
In tal modo la sua opera ha acquistato anche un significato mitologico, anzi
anti-mitologico: invece che usare la melodia per esprimere attraverso suoni
magniloquenti la vita emotiva di un titano, Merritt la usa per esprimere la
vita emotiva di un giovane qualunque timido e introverso.
Merritt non potrebbe essere piu` distante dallo sfarzo armonico, ridicolo
e grottesco, di Elvis Presley, dei Beach Boys e dei Beatles.
La melodia prima di Merritt era una scossa elettrica: con Merritt la melodia
diventa un "campo magnetico".
Merritt
nacque a Boston, ma crebbe fra Hawaii, Germania, Tennessee e Florida.
Un'educazione musicale classica, la passione per il synth-pop e un'aperta
omosessualita` segnarono fin da giovane la sua vita pubblica.
Fin dal principio della sua carriera musicale
Merritt si concentro` sulla composizione, lasciando che a
cantare fosse la sua amica Susan Anway.
Cio` che distingue le melodie del primo album dei Magnetic Fields,
Distant Plastic Trees (Red Flame, 1991 - Domino, 2005),
e` il calcolo emotivo: ciascuna e` calibrata per il massimo
effetto, prendendo a prestito idee tanto dal kitsch piu' triviale degli
anni '60 quanto dalle solenni creazioni melodico-ritmiche di Brian Eno e del
synth-pop.
Se a colpire per la loro immediatezza sono canzoni pop tenere e fragili come
Railroad Boy e 100,000 Fireflies, nonche' le loro liriche
introverse, il mondo dei Magnetic Fields si presenta subito insolitamente
innocente. Il senso di fiabesco deriva dalle sonorita` stravaganti e infantili
di Kings, dalle bollicine elettroniche e dal chiasso percussivo di
Babies Falling. Un senso di gioioso prevale nella cadenza sbarazzina di
You Love To Fail e in quella sognante di
Living In An Abandoned Firehouse.
Appena piu` smaliziate sono alcune soluzioni armoniche, come il carillon
pianistico di Smoke Signals, o Falling In Love With The Wolf Boy,
a meta` fra la ballata folk e il rondo` barocco.
Cio` che ne fa un caso unico sono comunque le melodie, fluide ed eleganti,
anche quando sono spettrali.
The Wayward Bus (PoPuP, 1992 - Domino, 2005) segna un provvisorio culmine delle
sue capacita' canore e di arrangiamento. Forse anche per questo, sembra anche
piu` pop del precedente. La musica di Merritt fonde due qualita`
diametralmente opposte: un senso del casalingo e un senso del sinfonico.
Le composizioni non potrebbero essere piu` semplici ed elementari, ma prendono
forma in un caos lussureggiante di rintocchi di tastiere, violoncelli, trombe
e chitarre. I ritornelli esprimono un'innocenza e una semplicita` che non sono
soltanto di un altro tempo, ma anche di un altro spazio.
Molta della sua arte, partire dall'iniziale When You Were My Baby, richiama
alla memoria la compostezza strumentale e le armonie vocali degli anni '50,
nonche' le sonorita` stereotipiche degli anni '60, quelle di Phil Spector e
della Tamla, come nella briosa The Saddest Story Ever Told, mezza
Mamas & Papas e mezza Donovan.
La gloria gli deriva comunque dalle intuizioni magistrali in fatto di
arrangiamento, da accostamenti surreali che si ispirano a tutte le epoche
e ricordano talvolta la Penguin Cafe` Orchestra: il ritmo di marcetta
fabbricato con tuba, flauti e cinguettii in Old Orchard Beach,
o il trio classicheggiante per clavicembalo, trombone e violoncello,
piu` una contralto rinascimentale, in Summer Lies.
E` persino difficile decifrare cosa accompagna Candy,
oltre i tamburelli e la sezione d'archi.
La produzione piu` complessa e` quella di Tokyo A Go-Go, in cui canto e
cadenza scimmiottano stereotipi decadente-esotici e le tastiere assumono
spessore sinfonico.
Se gli Human League e gli Orchestral Manouvres In The Dark avessero mai fatto
dell'arte, sarebbero suonati cosi'.
Merritt ha acquistato fiducia nei propri mezzi compositivi e la fiducia si
trasmette anche al canto. Il disco successivo,
Holiday (Feel Good All Over, 1993 - Domino, 2005), e` cantato interamente da
lui. Il disco e` appena piu' leggero e spaesato. Gli arrangiamenti sono ridotti
all'essenziale ma comprendono tuba (Johny Blood),
voloncello (Sam Davol) e giocattoli.
Le melodie sono piu` brillanti che mai. I motivetti di
Desert Island e The Flowers She Sent devono reggersi da soli, forti
soltanto della propria algebrica precisione.
Deep Sea Diving Suit si avvale
di un misto di country e di jingle jangle, e la melodia soave di
Swinging London si aiuta con una sorta di fisarmonica,
Torn Green Velvet Eyes nasconde una fanfara tropicale,
e da All You Ever Do Is Walk Away trapela il brio del folk-rock.
Il trotto e il baritono di Strange Powers accentuano l'idea di un
Brian Eno dei poveri che gli altri brani hanno progressivamente consolidato.
Ma il suo cantilenare, la sua nonchalance, la sua gelida dizione fanno pensare
anche a tanti altri cantautori irregolari, da Julian Cope a Stan Ridgway.
Sensibilita`, stile e intelligenza.
L'EP The House Of Tomorrow (Feel Good All Over, 1993 - Domino, 2005) dispensa
ancor piu` wit e brio, nonostante una melensa
Love Goes Home To Paris In The Spring che fa venire in mente un
incrocio fra Nat King Cole e Morrissey.
Merritt fa il vuoto con The Charm Of The Highway Strip (Merge, 1994 - Domino, 2005),
un concept destinato a diventare un mito. Aiutato dalla cantante Susan Anway,
questo umile artigiano del rock supera i maestri degli anni '60 a cui si
e` ispirato
(in maniera peraltro mai nostalgica od oleografica, ma puramente tecnica)
e ridefinisce lo standard melodico con cui dovranno misurarsi le future
generazioni. Bastano
il suo tenore melodioso e accompagnamenti sempre discreti a sbaragliare
i melodici di regime.
Nelle vesti del menestrello folk idilliaco e trasognato,
a meta' fra Donovan e Buckley, gli riescono
composizioni poetiche come Lonely Highway e Crowd Of Drifters. Nelle vesti
dell'arrangiatore di Broadway escogita contrasti di tutto riguardo:
Long Vermont Roads ha un ritmo di percussioni caraibiche, ma l'atmosfera viene
cesellata in maniera classicheggiante da clavicembalo e flauto;
Fear Of Trains sovrappone una struttura da spiritual (cadenzato dal clapping)
e una struttura da country & western (condotto dal banjo);
e lo strumentale che chiude il disco, Dust Bowl, riesce a mescolare toni da
medioevo e da hare krishna.
Il suo enorme talento melodico
sfiora i momenti piu' teneri (e i ritornelli piu' memorabili) del folkrock
nella dolcissima serenata/ninnananna di Born On A Train
(echi di una Blowing In The Wind suonata dai Byrds piu' hippie) e in
Sunset City, mielosa e religiosa alla Mamas And Papas (una specie di
California Dreaming sotto-prodotta).
Dalla cantilena addormentata di I Have The Moon alla solenne ballata country
di Two Characters In Search Of A Country Song tutto succede in punta di
piedi, rischiando di suonare anatema nell'era del grunge.
Merritt e` pronto per compiere il grande passo dal solismo amatoriale al
sound di gruppo. Get Lost (Merge, 1995 - Domino, 2005) e` il primo album su cui concede
qualcosa ad altri musicisti. Ma l'album, il piu` cupo della sua carriera,
soffre del tipico malessere di chi, scopertosi
autore di successo, viene stimolato a copiarsi, e al tempo stesso deve trovare
un equilibrio fra i mezzi che gli vengono ora messi a disposizione
e la propria autentica vocazione all'umilta`.
L'elettricita` nervosa alla Velvet Underground di Famous e
l'inquieto tribalismo di The Village In The Morning non appartengono
alla serena malinconia della sua arte.
La delicata With Whom To Dance, per soli voce e ukulele,
e l'ipnotica, minimalista The Dreaming Moon
reclamano la purezza degli esordi, ma altrove Merritt si imita goffamente.
L'incalzante marcetta ska e la filastrocca orecchiabile di You And Me And The
Moon, e il commosso carillon di All The Umbrellas In London sono i brani che
aderiscono alla nuova estetica senza sacrificare troppo della sua innocenza.
Nel bluegrass elettronico di The Desperate Things You Made Me Do
Merritt si avvale con maggior consapevolezza e malizia delle apparecchiature
di studio, tracciando forse un cammino futuro.
In aggiunta a questi difetti costituzionali, il disco denota una certa
stanchezza compositiva: Merritt ha disseminato piu` di canto canzoni nei
suoi vari progetti, e forse comincia ad essere a corto di materiale.
Benche' sia chiara la radice "epigonica" di questa musica, risulta persino
difficile trovare corrispettivi nella storia del rock. Forse Gordon
Lightfoot prima di diventare "orchestrale"; ma forse Donovan e' davvero
il riferimento piu' calzante. Citare il synthpop sarebbe offensivo anche se,
in un mondo ideale, in cui quel genere non si fosse prostituito alle libidini
commerciali piu' bieche, potrebbe essere il complimento giusto.
Nel frattempo Merritt, divenuto improvvisamente famoso, ha in corso altre
iniziative: i 6ths, a cui collaborano veterani come Lou Barlow (Sebadoh),
Barbara Manning, Dave Wareham (Luna) e Stuart Moxham (Young Marble Giant);
i Future Bible Heroes, un duo con Chris Ewen, dei quali esce
Memories Of Love (Slow River, 1997), contenente la superba
Lonely Days (ma le musiche sono di Ewen, anacronistiche, nel segno
della new wave e del synth-pop, e il canto e` spesso di Claudia Gonson);
i Gothic Archies, un gruppo di rock gotico.
Il disco dei 6ths, Wasps' Nests (London, 1996),
raccoglie 15 sue canzoni interpretate da altri.
Fra gli interpreti si contano Anna Domino, Barbara Manning, Mitch Easter
(Let's Active), Chris Knox (Tall Dwarfs), Mark Robinson (Unrest), Dean
Wareham (luna), Mac McCaughn (Superchunk), Georgia Hubley (Yo La Tengo).
Ogni canzone viene eseguita da un ensemble diverso. Il disco annovera
numerosi classici, degni di stare al fianco degli hit degli Abba
(Here In My Heart, All Dressed Up In Dreams)
o di Burt Bacharach (San Diego Zoo). Piu`
Falling Out Of Love,
You Can't Break A Broken Heart,
Dream Hat,
Movies In My Head e cosi` via.
Visto lo spiegamento di mezzi, il risultato e` deludente, a dir poco.
Merritt avvia con l'EP The New Despair (Merge, 1997) un progetto
parallelo dedicato ai toni piu` macabri e morbosi, quello di Gothic Archies.
Merritt colloca il lamento
ultra-depresso di It's Useless To Struggle su un'insolito sfondo di
feedback lancinanti e si ispira al gotico solenne di gruppi come Lycia per
The Abandoned Castle Of My Youth.
Sorge pero` il sospetto che dietro le pose apocalittiche si celi un mezzo
scherzo del maestro: Merritt sembra parodiare cantanti country come Johnny
Cash nella ballata marziale di Ever Falls The Twilight, e
City Of The Damned e` cantata come una filastrocca del Merseybeat.
Da non sottovalutare (attenzione al Merritt piu` sornione!) le cantilene
da zombie di Your Long White Fingers (accompagnata soltanto dalla
chitarra) e The Tiny Goat (solo pianoforte), che in realta` sfoggiano
melodie memorabili.
Il progetto e` stato presentato quasi in sordina, ma ha la statura dei classici.
Merritt accentua tanto l'aspetto malinconico della sua arte quanto l'aspetto
melodico. Ne vien fuori una sorta di bubblegum per cimiteri.
Mai scolorito, mai appannato, mai sfocato, il mondo di Merritt riluce di
poesia limpida, luminosa e incantata,
come di un filosofo che si fosse barricato dentro il comfort della sua infanzia,
che rifiuti esami di coscienza, impegni sociali e vertigini cosmiche.
Sullo sfondo di una tristezza universale.
Ogni canzone di Merritt e` una barricata contro la vita.
Il piccolo melodismo intimista di Merritt ha pochi eguali al mondo. Morrisey,
il cantautore omosessuale che viene subito in mente, fa la figura dello
sprovveduto. Merritt ha, a differenza di Morrisey, la classe del grande
autore, non l'astuzia della star. Merritt sa costruire uno stile musicale
e un mondo poetico che si compenetrano. Il suo romanticismo e' datato (rimasto
agli idoli dei primi anni '60), cosi' come la sua tecnologia (rimasta al
synth-pop degli anni '80), cosi' come i suoi arrangiamenti (rimasti al rock
progressivo degli anni '70).
Non a caso Merritt ritiene gli Abba il piu' grande complesso rock di sempre.
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The single I Don't Believe You (Merge, 1998) shows Magnetic Field
at its most self-indulgent, intent in wrapping yet another cute melody in
techno pomp.
The triple album 69 Love Songs (Merge, 1999 - Domino, 2005) is simultaneously his
most whimsical and his least original venture. The size alone does not make
it ambitious. As a matter of fact, most songs are variations on cliches.
Mostly, they are imitations of music (if not specific songs) of the past.
The catchy dizziness of his singing is both a blessing and a curse, as it
masquerades the derivative refrains of intellectual avantgarde while
exposing the fundamentally fragile musical infrastructure.
The tender The Book of Love sounds like Bruce Springsteen singing the Everly Brothers.
Let's Pretend We're Bunny Rabbits and If You Don't Cry are
his heartfelt tributes to the synthetic beat of synth-pop
(both also influenced by the girl-groups of the Sixties, especially the former).
It's A Crime indulges in reggae moves, and the glorious
The Luckiest Guy on the Lower East Side sounds like a
calypso remix of
Bob Dylan's Absolutely Marie.
The bluesy, Tom Waits-ian Underwear and
the tribal square dance I'm Sorry I Love You (with one of the catchiest
refrains of his career) are the two peaks of energy.
The intellectual exercise of The Death Of Ferdinand Saussure turns out to be jangling folk-rock.
Impeccable melodies lull the soaring piano dirge Papa Was a Rodeo,
the country singalong All My Little Worlds (a sped-up version of Gram Parsons),
the stately mariachi-infected ballad Grand Canyon
and the chamber aria Busby Berkeley Dreams.
There is no shortage of melody for about three hours.
Merritt does almost everything by himself, helped out occasionally by
Daniel Handler (accordion), Claudia Gonson (piano),
Sam Davol (cello, flute) and John Woo (banjo, mandolin).
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(Translation by/ Tradotto da Silaz)
Il singolo I Don't Believe You (Merge, 1998) mostra i Magnetic Fields all'apice della loro
autoindulgenza nel tentativo di confezionare l'ennesima graziosa melodia avvolta in sinfonie
tecno.
Il triplo album 69 Love Songs (Merge, 1999) rappresenta la loro opera piu' bizzarra ma allo
stesso tempo la meno originale. La durata del disco premette ad un tentativo ambizioso ma
in realta' molte canzoni sono costituite da variazioni su temi gia' noti. La maggior parte di
loro sono imitazioni di sonorit…, se non specifiche canzoni, del passato. La straordinaria
orecchiabilita' del canto di Merritt costituisce allo stesso tempo la sua fortuna e la sua
condanna: se da un lato maschera i ritornelli presi a prestito dall'avagaurdia intellettuale,
dall'altro risalta l'estrema fragilita' delle costruzioni musicali. Let's Pretend We're Bunny
Rabbits e If You Don't Cry sono il tributo di Merritt al synth-pop. The Luckiest Guy e It's A
Crime tradiscono un incedere Reggae in stile two step, mentre solo Underwear e I'm Sorry
I Love You hanno un suono piu' duro. Sorprendentemente, il concentrato del disco e'
saldamente costituito da circa tre ore di musica melodica di cui Daddy Was A Rodeo e The
Death Of Ferdinand Saussure possono essere considerati gli esercizi piu' intellettuali.
Merritt fa quasi tutto da solo, saltuariamente aiutato da Daniel Handler alla fisarmonica,
Claudia Gonson al piano, Sam Davol al violoncello e al flauto e John Woo al banjo e al
mandolino.
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Future Bible Heroes, virtually a duo of Merritt with Chris Ewen although
augmented by Claudia Gonson's keyboards and drums, released the
five-song EP I'm Lonely (Merge, 2000), their second batch of carefree
synth-pop tunes.
I'm Lonely (a revision of Gloria Gaynor's
I Will Survive for the new century) sets the pace for the duo's
decadent and mournful melodies
(Good Thing I Don't Have Any Feelings,
Cafe Hong Kong and a new version of
Hopeless).
Merritt only writes the lyrics (and sings). The music is composed by Ewen.
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(Tradotto da Alessandra De Angelis)
Future Bible Heroes, che e` in pratica un duo di Merritt con Chris Ewen,
anche se aumentato dalle tastiere e dalle percussioni di
Claudia Gonson, pubblica la loro seconda raccolta di spensierate
melodie synth-pop, l'EP I'm Lonely (Merge, 2000).
I'm Lonely (una revisione della
I Will Survive di Gloria Gaynor per il nuovo secolo) stabilisce il
ritmo delle arie irresistibilmente decadenti e tristi di Merritt
(Good Thing I Don't Have Any Feelings,
Cafe Hong Kong,
Hopeless).
Le musiche sono tutte di Ewen.
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In the meantime, Stephen Merritt's side project The 6ths returned
with Hyacinths and Thistles (Merge, 2000),
another collection of sugary ditties performed
by an impressive cast of guest vocalists
(Bob Mould,
Cowboy Junkies' Sally Timms,
Altered Images's Clare Grogan,
Saint Etienne's Sarah Cracknell,
Marc Almond,
Momus,
Melanie, etc).
uplifting and depressing at the same time Merritt is unique even when he
composes easy-listening music (the 6ths being his "light" project compared
with the Magnetic Field).
The arrangements have the wacky classical precision and discrete timbric
quality of the Penguin Cafè Orchestra.
The renditions are so tidy and polite that they run the unlikely gamut from
nursery rhymes (As You Turn To Go, over a dreamy zither)
to classical lieder (He Didn't, for piano and baritone),
from folk lullabies (Night Falls Like A Grand Piano, for piano and zither)
to operatic arias (The Dead Only Quickly Decay, with grand piano,
perhaps the most gorgeous tune),
from German cabaret (I've Got New York, with toy piano)
to Broadway musicals (Waltzing Me All The Way Home, for diva and accordion),
from Petula Clark (You You You You You, for guitar)
to girl-groups (Kissing Things, accordion and toy piano).
Merritt's art is anti-conceptual: his songs are cute, languid, tuneful, tender.
Merritt prefers unusual and unaccompanied instruments, the tones of which
are made to match the humble and affecting melodies.
Percussions are notably absent in many of these "toy songs".
Even more notable is the fact that many of these "toy masterpieces" are
only one or two minutes long: Merritt is content with the embryo, does not
need to watch for the organism to grow in a full-fledged song.
A virtual record within the physical record is created by the songs that
tribute honors to synth-pop, i.e. to Merritt's musical roots.
Drum-machines and synthetic (or natural) strings overflow in
(Just Like A Movie Star, piano, strings, mellotron, and a melody that
Elvis Presley would have died for),
the (unusually) syncopated Give Me Back My Dreams,
not to mention The Sailor In Love With The Sea (a
Gary Numan tribute sung by Numan himself).
These are the songs in which nostalgy is more palpable.
Merritt has managed a synthesis of historical proportions but with the
attitude of an everyman who hardly knows anything about history.
Stephen Merritt's first album under his own name, Eban & Charley (Merge, 2002), is a film soundtrack (mostly instrumental tracks).
His second soundtrack, Pieces Of April (Nonesuch, 2003), was a simple
collection of old Merritt songs.
Future Bible Heroes' Eternal Youth (Instinct, 2002)
is a mere footnote in Merritt's canon, but shows how
the importance of arrangement and production took over the importance
of lyrics and melodies in Merritt's music, and eventually wrecked the
whole idea of innocent, sincere, heartbreaking music
(Losing Your Affection, Find An Open Window).
Lonely Robot (Instinct, 2003) is a remix collection.
Merritt resurrected the Magnetic Fields for I (Nonesuch, 2004), an
album of songs whose title begins with the letter "i", arranged with help from
guitarist/banjoist John Woo, cellist Sam Davol, pianist Claudia Gonson
(and no electronics).
Except for the dance-pop number I Thought You Were My Boyfriend and
the over-produced I Don't Believe You (already a 1998 single), the tone
is consistently understated.
I Looked All Over Town, Infinitely Late at Night,
It's Only Time repeat a song that Merritt has been playing since his
early days. They are pleasant, but also pointless, additions to his canon.
Showtunes (Nonesuch, 2006), credited to Stephen Merritt, compiles
26 songs for operas produced by Chinese theater director Chen Shi-Zheng:
Orphan Of Zhao, Peach Blossom Fan, containing the leitmotiv
Shall We Sing a Duet?, and My Life As A Fairy Tale.
In a tragicomic mood Merritt unleashes his wit and his melodic talent
in the tradition of Gilbert's and Sullivan's operettas.
His arrangements blend Chinese instruments with western instruments and
assorted exotic ones (marimba, steel drum, ukulele).
The Tragic Treasury - Songs From A Series Of Unfortunate Events (Nonesuch, 2006), mostly performed solo but credited to the Gothic Archies, is a concept
that developed around Lemony Snicket's thirteen-volume children audiobook
series, each song dedicated to one of the thirteen volumes plus the theme song
We are the Gothic Archies.
Surprisingly, this quasi-joke turned out to be the best of the albums released
by Merritt since Hyacinths and Thistles.
Despite the humorous premise, it was also unusually somber and even depressed,
a fact that added substance to the songs in a way that previous albums rarely
did. Thus Scream and Run Away and Nothing Is What It Seems
sounded more serious than many of the past songs that Merritt had intended
to be serious.
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(Translation by/ Tradotto da Antonio Buono)
Nel frattempo, il side project di Merritt, i 6ths, ritorna con Hyacinths and Thistles (Merge, 2000), un’altra collezione di melliflue canzonette eseguite da un impressionante cast di ospiti (Bob Mould, Sally Timms dei Cowboy Junkies, Clare Grogan degli Altered Images, Sarah Cracknell dei Saint Etienne, Marc Almond, Momus, Melanie, etc). Rincuorante e deprimente allo stesso tempo Merritt è unico anche quando compone musica easy-listening (essendo i 6ths il suo progetto "leggero" rispetto a quello dei Magnetic Fields). Gli arrangiamenti hanno la classica stravagante precisione e la qualità timbrica della Penguin Café Orchestra. Le interpretazioni sono così limpide e garbate tanto da scorrere l’improbabile gamma di filastrocche infantili (As You Turn To Go, su uno zither sognante), lied classici (He Didn't, per piano e voce baritonale), ninnananne folk (Night Falls Like A Grand Piano, per piano e zither), arie da opera (The Dead Only Quickly Decay, forse la melodia più sfarzosa), cabaret tedesco (I've Got New York, con un piano giocattolo), musical di Broadway (Waltzing Me All The Way Home), Petula Clark (You You You You You, per sola chitarra), girl-group (Kissing Things, per fisarmonica e piano giocattolo). L’arte di Merritt è anti-concettuale: le sue sono canzoni attraenti, languide, tenere, melodiose.
Merritt predilige strumenti insoliti senza altro accompagnamento, le cui note sono suonate per pareggiare le umili ed emozionanti melodie. Le percussioni sono del tutto assenti in molte di queste "canzoni giocattolo". Ancor più rilevante è il fatto che molti di questi "capolavori giocattolo" durano solo un paio di minuti: Merritt è soddisfatto dell’embrione, non occorre aspettare che l’organismo cresca in una canzone a pieno titolo. Un disco virtuale dentro il disco vero e proprio è composto da canzoni che tributano il synth-pop, vale a dire le radici di Merritt. Drum-machine e archi sintetici (o naturali) sommergono Just Like A Movie Star (una melodia per la quale Elvis Presley sarebbe impazzito), la (insolitamente) sincopata Give Me Back My Dreams, per non parlare di The Sailor In Love With The Sea (un tributo a Gary Numan cantato da Gary Numan stesso). Questi sono i brani in cui la nostalgia è più palpabile. Merritt è riuscito ad elaborare una sintesi di portata storica ma col piglio dell’uomo qualunque che difficilmente sa qualcosa di storia.
Il primo album di Stephen Merritt a suo nome, Eban & Charley (Merge, 2002) è una colonna sonora (per la gran parte di brani strumentali). La seconda colonna sonora, Pieces Of April (Nonesuch, 2003), è una semplice collezione di sue vecchie canzoni.
Eternal Youth (Instinct, 2002) dei Future Bible Heroes è una mera nota in calce nel canone di Merritt, ma mostra quanto il valore dell’arrangiamento e della produzione prevalga su quello delle liriche e delle melodie nella musica di Merritt e distruggano l’intera idea di musica schietta, innocente e straziante (Losing Your Affection, Find An Open Window).
Lonely Robot (Instinct, 2003), ancora dei Future Bible Herpes, è una raccolta di remix.
Merritt riesuma i Magnetic Fields per I (Nonesuch, 2004), un disco i cui titoli delle canzoni cominciano tutti con la lettera "i", arrangiato con l’aiuto del chitarrista John Woo, del violoncellista Sam Davol e della pianista Claudia Gonson. Eccetto il numero dance-pop I Thought You Were My Boyfriend e l’iper-prodotta I Don't Believe You (già un singolo del 1998) i toni si sono consistentemente attenuati. I Looked All Over Town, Infinitely Late at Night, It's Only Time ripetono la stessa canzone che Merritt ha suonato sin dagli esordi. Per quanto piacevoli, non aggiungono niente al suo repertorio.
Showtunes (Nonesuch, 2006), accreditato a Stephen Merritt, raccoglie 26 brani per opera prodotte dal regista teatrale cinese Chen Shi-Zheng: Orphan Of Zhao, Peach Blossom Fan, contenente il leitmotiv Shall We Sing a Duet?e My Life As A Fairy Tale. In un registro tragicomico Merritt sguinzaglia il suo umorismo e il suo talento melodico nella tradizione delle operette di Gilbert e Sullivan. I suoi arrangiamenti mischiano strumenti cinesi a strumenti occidentali e ad altri esotici di varia estrazione (marimba, steel drum, ukulele).
The Tragic Treasury - Songs >From A Series Of Unfortunate Events (Nonesuch, 2006), per la maggior parte eseguito da solo ma accreditato ai Gothic Archies, è un concept che si sviluppa attorno alla serie audiobook per bambini da tredici volumi di Lemony Snicket, ogni canzone dedicata a ciascuno dei tredici volumi più il tema principale We are the Gothic Archies. Sorprendentemente, quello che sembra uno scherzo è uno dei migliori album pubblicati da Merritt dai tempi di Hyacinths and Thistles. A dispetto della spiritosa premessa, è anche insolitamente cupo e depresso, un fatto che conferisce alle canzoni una sostanza che in passato raramente avevano. Così Scream and Run Away e Nothing Is What It Seems suonano più serie di tante canzoni che Merritt cercava di far essere serie.
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Merritt's album titles were always revealing and Distortion (Nonesuch, 2008) was no exception: Merritt had decided to immerse his poppy tunes in garage-y distortion in a way similar to what Jesus And Mary Chain did in the 1980s. Nonetheless accordion, cello and piano still
feature prominently, and Merritt even adds a female voice, Shirley Simms.
The instrumental Three Way is an impeccable reproduction of the
anthemic organ progressions and spaced-out guitars of the early psychedelic
era.
Regardless of the pretext of the album, songs such as
Old Fools (a stately aria over a piano carillon) and
Too Drunk To Dream (a rowdy pub singalong)
belong to the major canon of the auteur.
The drawback, of course, is that there is nothing revolutionary about them, but
then such was the case with most of Mozart's music too.
For example, the repetitive refrain of Please Stop Dancing is a
trivial construct by his standards.
Simms rides The Nun's Litany (a stereotypical dreamy teenage lullaby),
California Girls (a quintessential anthemic ditty)
and Xavier Says (with echoes of
Mamas & Papas)
and quickly shows why Merritt felt he needed her: she has the
quintessential "girl-group" voice.
Most tunes do not serve any purpose other than Merritt's not-so-subtle post-modernist strategies, but a few reveal that he still has a soul (I'll Dream Alone, Mr Mistletoe), the soul that conquered the indie-pop and pre-emocore generation in the 1990s.
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(Translation by/ Tradotto da Tobia D’Onofrio)
I titoli degli album di Merritt sono sempre stati significativi e Distortion (Nonesuch, 2008) non è un’eccezione: Merritt ha deciso di immergere le sue melodie poppeggianti in un mare di distorsione tipo-garage, in un modo simile ai Jesus And Mary Chain negli anni 80. Nonostante ciò la fisarmonica, il violoncello ed il pianoforte sono ancora in primo piano e Merritt inserisce addirittura una voce femminile, Shirley Simms. A dispetto del pretesto dell’album, canzoni come Please Stop Dancing, Too Drunk To Dream ed Old Fools sono degne del corpus principale dell’autore. Ovviamente il lato negativo risiede nel fatto che non vi sia nulla di rivoluzionario, ma in fondo si potrebbe dire lo stesso della musica di Mozart. Simms cavalcando con la voce Drive On Driver, The Nun’s Litany, California Girls mostra immediatamente il motivo per cui Merritt ha sentito di aver bisogno di lei. La maggior parte delle canzoni non servono a molto, se non alle strategie post-moderniste di Merritt, neanche tanto ingegnose, ma alcune rivelano come l’autore abbia ancora un’anima (I’ll Dream Alone, Mr Mistletoe), la stessa anima che negli anni 90 ha conquistato la generazione indie-pop e pre-emocore.
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The acoustic Realism (Nonesuch, 2010), featuring
cellist Sam Davol, guitarist John Woo, drummer Gonson, Johnny Blood on tuba, Ida Pearle on violin, vocalist Shirley Simms and accordionist Daniel Handler,
stood as the alter ego of Distortion.
Unfortunately, Merritt's songs lose quite a bit of their "value" when they
are not surrounded by adequate arrangements.
Merritt's Obscurities (Merge, 2011) is a collection of rarities.
Having tested everybody's patience, Merritt resurrected the Magnetic Fields
and proper arrangements (synthesizers and chamber instruments) for
Love at the Bottom of the Sea (2012). Unfortunately, the songs were
parodies of classic Magnetic Fields. The best one, Andrew in Drag,
a silly cabarettish rigmarole, would have not made it to the final lineup
of the nonetheless sprawling 69 Love Songs.
The 50-year-old Merritt decided to release 50 Song Memoir (Nonesuch, 2017),
one for each year of his life.
The songs are mostly performed by himself on an arsenal of instruments
(ukulele, organ, piano, synth, guitar, dulcimer, autoharp, xylophone, percussion).
It is difficult to salvage songs because there are prairies of filler between
Haven’t Got a Penny (an academic essay on how to clone the
Kinks
and inject Caribbean accents a` la Jimmy Buffett)
and the
Warren Zevon-ian ode Be True to Your Bar,
between the waltzing organ-driven gospel No and the
childish rigmarole Come Back as a Cockroach.
For every catchy refrain such as Foxx and I, Rock n Roll Will Ruin Your Life, and Hustle 76, there is an embarrassing waste of time such as 78 Blizzard of 78, Fathers in the Clouds, I Think I'll Make Another World, A Serious Mistake...
The standouts reference a band that was almost the antithesis of the Magnetic Fields:
the synth-rocking How to Play the Synthesizer sounds like a subdued remix of Suicide, and Surfin a twangy version by Duane Eddy.
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