- Dalla pagina su Hannah Marcus di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
La cantautrice e polistrumentista newyorkese Hannah Marcus ha sviluppato uno stile unico che era allo stesso tempo emotivo e ipnotico.
Trasferitasi a San Francisco, ha debuttato con l'EP Demerol (1993) e il full-length Weeds And Lilies (Return to Sender, 1994), parzialmente ripreso su River of Darkness (Normale, 1995). L'album contiene tre canzoni da sette minuti (Nightmare, dove suona come una versione fragile di Joni Mitchell fino all'onirico break strumentale e la jam finale simile a un mantra, Devil Inside Me e Coconut Cream Pie) oltre all'innalzante inno angelico di Demerol e la lamentosa ballata al pianoforte Weeds And Lilies. Queste canzoni tendono alla vena confessionale delle sue inquietanti elegie di Nick Drake e Laura Nyro.
La sua voce, tuttavia, è uno strumento potente e versatile.
Il suo stile da trance diventa ancora più ultraterreno in Faith Burns (Normal, 1998), registrato con l'aiuto del bassista Joe Goldrig degli Swans, il batterista Tim Mooney dell'American Music Club e Ralph Carney. I suoi salmi evocavano la fusione folk-jazz di Tim Buckley, quella introspezione dolorosamente infantile di Lisa Germano, le auto-riflessioni astratte di Jane Siberry, il soliloquio glaciale di Nico, così come il delirante flusso di coscienza di Patti Smith.
Le sue canzoni scavavano oscuri paesaggi psicologici.
Black Hole Heaven (2000) segnò un passo indietro poiché adottò un formato di canzone più convenzionale e giocò persino con ritmi dance. Tra canzoni mediocri come Lot 309 e ballate orchestrali come Under the Void emerge un po' di creatività nella sognante e venata di acid-rock Crimson Bird, nello shuffle esotico di Indra's Palace, nella musica folk degli Appalachi di Black Hole Heaven e soprattutto nell'evanescenza raga-jazz-psichedelica di Darling How Are You.
Sul molto migliore Desert Farmers (Bar None, 2004), sostenuto dai membri dei Godspeed You Black Emperor (chitarrista Efrim Manuck e il bassista Thierry Amar), ha trovato un inquietante equilibrio tra speculazione metafisica e introspezione maniacale, culminando con i kammerspiel di nove minuti di Hairdresser in Taos (che inizia con la martellante tensione cinematografica in stile Warren Zevon, sprofonda in una depressione anemica per poi risorgere in una coda di malvagia follia) e Fake And Pretty (che inizia come una lenta ninna nanna per pianoforte, il cui ritornello è un maestoso crescendo, e con una coda sconclusionata di pianoforte percussivo e suoni domestici). I brani più brevi oscillano tra un tono colloquiale e una sorta di ipnosi. La prima modalità si colloca a metà strada tra la malinconia e l'estasi in Beloved e tra un sermone e una preghiera in Laos.
Quest'ultima modalità si manifesta principalmente nell'inno trascendente Canon, cantato da più voci leggermente asincrone in un crescendo di complessità. Ma l'album esplora un ampio spettro di altri modi, dall'interludio di droni maniacalmente distorti Desert Farmers alla ballata notturna country-jazz Purple Mother passando per Strip Darts, che è un ibrido tra musica rinascimentale e folk chitarristico alla John Fahey.
Ha poi formato i Wingdale Community Singers con David Grubbs dei Gastr Del Sol e il romanziere Rick Moody, un trio prevalentemente acustico che ha pubblicato le 15 canzoni The Wingdale Community Singers (Plain, 2005).
Le canzoni adottano per lo più un formato pre-rock, guardando indietro al canto folk (Bike Shop Boy), agli hootenannies dell'era Pete Seeger (Fishnet Stockings) e alle elegie di chitarra con armonie multipart della Carter Family (Pawn Shop Fire) passando per la sonnolenta ballata country Blue Daisy e il gospel per pianoforte Holy Virgin Star. Al confronto, l'eccezione Sugar and Salt è un delirio da garage. Trovano il giusto equilibrio nell'inno Rat on the Tracks (con contrabbasso, violino e banjo), a metà tra la musica bluegrass e Warren Zevon. La ninna nanna per pianoforte Bitter Angels, l'anemica, quasi a cappella, Bigger Ocean e la maestosa ballata per pianoforte sussurrata Indira's Lost and Found (chiusa con triste sassofono e armonium) sono le testimonianze più vivide della loro agonizzante ricerca emotiva.
Hanno poi pubblicato album folk più semplici come Spirit Duplicator (Scarlet Shame, 2009) e Night Sleep Death (BC23, 2013).
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