Summary.
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The Melvins rediscovered "stoner-rock"
by exaggerating Blue Cheer's and Black Sabbath's slow, heavy, dark grooves.
Buzz Osbourne (vocals and guitar) Dale Crover (drums) and Matt Lukin (bass)
first sketched out the idea on Gluey Porch Treatments (1987).
After Lukin joined Mudhoney, Osbourne, Crover and new bassist Lori Black
fully developed that idea with Ozma (1989), where songs became monoliths
of ugly, repetitive, massive chords, stretched to titanic proportions;
Tibetan meditation in hell. Thus their masterpieces were lengthy, monotonous,
obsessive pieces, somewhere between a stream of consciousness and a
slow-motion dinosaur walk: Boris, off Bullhead (1991);
Charmicarmicat, off the EP Eggnog (1991);
Hung Bunny, off the mini-album Lysol (1992).
The trio abandoned that pathological mania on
Houdini (1993) and Stoner Witch (1994),
which collect "songs" and not just heavy loads of unpleasant riffs.
Later, the Melvins became likely candidates to the title of most self-indulgent
band in the world.
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I Melvins si formarono nel marzo del 1984 ad Aberdeen (Washington), nei pressi
di Seattle e divennero presto una delle colonne vertebrali del grunge, nonche'
il power-trio per eccellenza dell'hard-rock
Il loro sound lento, marziale, cupo e pesante esasperava quello dei
Black Sabbath in un rituale di putrefazione della musica che era parte
esaltazione del brutto e parte dissoluzione allucinogena.
Buzz Osbourne (canto, chitarra), Dale Crover
(batteria) e Matt Lukin (basso) registrarono una session
che sarebbe stata pubblicata come Six Songs (C/Z, 1986) e poi
aumentata a Eight Songs (C/Z, 1991), e poi a
26 Songs (Ipecac, 2003).
Brani come Easy As It Was
scorrono all'insegna di un sound catartico, che libera gli istinti primitivi
di questi barbari psicotici in lente e ossessive danze rituali.
Le atmosfere claustrofobiche alla Black Sabbath e l'incedere da panzer alla
Kiss riducono ai minimi termini la definizione di grunge. A nobilitare e
vivacizzare le loro armonie e` soprattutto la batteria di Crover, con il suo
alternare tempi irregolari, pause, passi marziali, rulli epilettici.
Gluey Porch Treatments (Alchemy, 1987) fu il vero manifesto del
loro stile. Il ritmo lento ed esasperante
di Eye Flys, con un deliquio di
feedback in crescendo, la melodia "ossianica" alla Black Sabbath e il canto
vampiresco di Osborne; il passo marziale e marziano di Heavyness Of The
Load; la ferocia bestiale, ma trattenuta, di As Was It; e l'andamento
tutto ad effetto, fortemente gotico, di Over From Under The Excrement,
ridefiniscono l'estetica drammatica della musica rock.
A parte qualche residuo di "slamdance", il vero legame con l'hardcore e` dato
dalla durata dei brani, quasi tutti minuscoli.
Appena terminate le registrazioni di quell'album Osbourne raggiunse la sua
ragazza, la bassista Lorax Black dei Clown Alley (figlia di Shirley Temple),
a San Francisco, mentre Lukin avrebbe formato i Mudhoney di li` a pochi mesi.
Nel 1988 Crover si uni` a loro per dar vita alla seconda fase dei Melvins,
documentata dall'album Ozma (Boner, 1989), ancor piu` essenziale e
radicale nel
suo rifarsi al modello originale, senza concedere il benche' minimo effettismo
agli stereotipi dell'heavymetal. Forte di pugni allo stomaco come Raise A Paw,
l'opera ritaglio` allo stile titanico e brontosaurico, ipnotico ed estenuante
del gruppo un posto unico nel panorama del neo-hardrock.
L'arroganza grossolana di Vile e la truce agonia di Revulsion
sottolineano le nuove liturgie del male al ralenti` di questo trio di becchini
del rock; ma il disco e` soprattutto un catalogo di riff e cadenze memorabili,
lasciati per pochi terribili secondi in balia della loro folle paranoia
(Let God Be Your Gardener, Dead Dressed).
La lentezza del loro sound divenne leggendaria ed epitomica.
Nel frattempo erano usciti anche diversi singoli (fra cui Your Blessened,
Oven, Revulsion, With Your Heart, Sweet Young Thing) che tracciavano
una lenta progressione verso una maturita` sempre piu` rigorosamente ancorata
al proprio dogma.
Con Bullhead (Boner, 1991) il trio raggiunge la perfezione formale,
anche se sacrifica parte della propria monolitica intransigenza.
Peraltro un altro classico torrenziale, Boris, domina il disco e lo consegna agli
annali del genere. Il mostruoso ralenti` dei Melvins si protrae di
brano in brano, pesantissimo, senza concedere tregua. Due sole le (felici)
eccezioni:
It's Shoved presenta finalmente una linea melodica e un riff incalzante; e
l'impeto di Zodiac e` un incrocio fra rockabilly ed heavymetal.
Non solo il "drumming" di Crover e` cresciuto di autorita` ed espressivita`,
ma i riff tempestosi di chitarra creano tensioni esplosive (come nella coda di
If I Had An Exorcism). Benche' i Melvins vogliano creare un'astrazione del
sound dei Black Sabbath, in pratica riprendono la lezione dei Black Flag
(periodo heavymetal di My War) e dei Killdozer.
Il coevo EP Eggnog (Boner, 1991) cambia marcia con
la trascinante Antitoxidote e la selvaggia Hot
Leg (con un grande assolo di chitarra); ma su tutto troneggia il lungo,
lentissimo e snervante brano strumentale Charmicarmicat,
che rimarra` un po' la loro We Will Fall (Stooges).
Tetragoni, rocciosi, catatonici, i Melvins scolpiscono musica potente nel
vuoto.
Dopo il singolo Night Goat, per rendere omaggio ai Kiss i tre membri dei
Melvins (con Black sostituita temporaneamente da Joe Preston degli
Earth) registrano un
disco a testa. Ma il 1992 e` soprattutto l'anno di
Melvins (Boner, 1992), album (che doveva intitolarsi Lysol)
in cui il
complesso non rinnega per nulla la propria monoliticita`, anzi la spinge a
nuovi efferati vertici. Il disco, concepito come un flusso unico di musica,
e` forse il meglio suonato della loro carriera.
Il primo brano, Hung Bunny (undici minuti), e` un nuovo capolavoro: si apre con una sequenza
di feedback di chitarra quasi immobili e con tonfi di batteria in
crescendo; questa specie di deliquio psichedelico, o di minimalismo
heavymetal, da` luogo a riff epici che si sdipanano con maestosita` celestiale
e acquistano sostanza corporea fino a divenire trascinanti.
E` il canto del cigno del loro periodo classico.
Finita l'era degli eccessi, aggiustata la mira, deciso di fare sul serio, e
tornata Lorax al basso, i Melvins registrano Houdini (Atlantic, 1993).
Si tratta di un disco di transizione, molto piu` equilibrato dei precedenti,
che riprende l'assordante stasi allucinogena di Bullhead soltanto
in Hooch e soprattutto Hag Me, due nuovi classici viscosi,
mentre incespica nel
pop di Set Me Straight, sperimenta con il quasi-strumentale quasi-jazz di
Sky Pup, delira con il quasi-industriale di Pearl Bomb, e si chiude con
un assolo di tredici minuti di Crover (Spread Eagle Beagle), dimostrando di
voler uscire dalla propria angusta dimensione, di voler proiettare la propria
minacciosa ombra in altri territori.
Joe Preston ha poi dato vita ai Thrones.
Prick (Amphetamine Reptile, 1994), un informe mucchio di suoni e
discorsi accreditato agli Snivlem, fu il primo segno di incipiente senilita`.
Stoner Witch (Atlantic, 1994), con Mark Deutrom al basso (che aveva
prodotto Ozma),
s'inchina ai generi di moda, in particolare
all'hard rock dei Motorhead (Sweet Willy Rollbar, Queen)
e all'industrial metal dei Ministry.
Il gruppo continua a sperimentare in maniera quantomeno estemporanea in
Goose Freight Train,, Magic Pig Detective e nello strumentale
di dieci minuti Lividity, che non appartengono al loro versante
hard ma neppure a quello pop.
Stag (Atlantic, 1996) e` l'album di un demente che cambia parere
ogni tre minuti su cio` che vuole diventare da grande.
Messa da parte la brutalita` di un tempo, i Melvins accondiscendono a
vestire i panni di persone educate nel
raga-rock di Bar X The Rocking M,
nel folk-rock di Black Block,
persino nel blues strascicato di Cottonmouth.
La scossa elettrica di The Bit e il granito funereo di
Goggles e Lacrimosa lasciano soltanto trapelare
qualche goccia del vecchio veleno.
Dilaniati fra la tentazione commerciale e lo spirito libertario, i Melvins
producono dischi che lasciano intravedere il genio luciferino dei due
leader ma lo soffocano in calderoni di idee zoppicanti.
Nel 1996 i Melvins pubblicano un singolo al mese. I singoli verranno poi
raccolti su Sngles 1-12 (Amphetamine Reptile, 1997).
Leech (Eggone, 1998) e` un'altra (pessima) raccolta di singoli e
rarita` varie.
Honky (Amphetamine Reptile, 1997) non riesce ancora a risolvere
l'inconsistenza dell'ultimo periodo, ma se non altro riduce la dispersione
a schizofrenia. I Melvins sono ora quelli del melodismo morboso di
They All Must Be Slaughtered e
Air Breather Deep In The Arms of Morphius, e ora quelli della
violenza brada di
Mombius Hibachi
e How-++-, secondo quella che e` tutto sommato una collaudata
tradizione dei gruppi di heavy metal, anche se i Melvins la rivedono
a modo loro.
The Maggot (Ipecac, 1999), con il nuovo bassista Kevin Rutmanis
(ex Cows), e` il primo di una serie di tre album che usciranno a tre mesi di
distanza l'uno dall'altro.
L'obiettivo dichiarato e` quello di rifondare l'heavy metal su basi piu`
intellettuali. Il fatto e` che il loro heavy metal d'avanguardia non fa
altro che mettere in pista una cadenza mastodontica e poi sovrapporle un
ritmo industriale (Amazon).
Alcuni brani sono quasi grindcore, altri sono maldestre sperimentazioni.
Raramente (forse solo in Manky) il gruppo prova anche a fare musica.
The Bootlicker e Crybaby sono le parti successive.
Bootlicker (Ipecac, 1999) e` composto di due lunghe suite,
Let It All Be e Prig, di una composizione di media lunghezza,
Jet Boy Flower Head, e di sei brevi brani.
Let It All Be e` una specie di funky jam in sordina;
Jet Boy Flower Head e` una lenta ballata alla Codeine;
Prig e` in realta` due brani distinti: prima un lungo pastiche dadaista
di voci e percussioni manipolati in
studio fino a generare un flusso indecifrabile di suoni minacciosi; e poi
una leziosa ballata acustica alla Pink Floyd.
Gli altri pezzi sono ancor piu` ermetici. Alcuni sembrano colonne sonore
di cerimoniali magici (Black Santa), altri semplicemente hanno
un alto quoziente psichedico (Mary Lady Lobby Kins,
Lone Rose Holding Now).
Cosa voglia dire Buzz "King Buzzo" Osbourne con questi dischi e` un
mistero.
I "nonni" del grunge (come sono stati definiti) hanno fatto della monotonia
una forma di musica. La loro e` una progressione premeditata verso un suono
sempre piu` astratto, sempre meno suono e sempre piu` stato mentale, tanto
lento da non essere piu` intelleggibile come suono.
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