Smallmouth, 7/10
Bloodsucker, 7/10 (mini) Velvet Hammer , 6.5/10 Travel On Rider, 6/10 Nature Film, 6.5/10 | Links: |
Le Scrawl sono attive da quasi dieci anni con il loro sgraziato
rock'n'roll di provincia e la loro rozza ideologia post-femminista.
Si formarono a Columbus (Ohio) nel 1985, originariamente con il nome Skull. Marcy Mays (canto e chitarra), Sue Harshe (basso) e Carolyn O'Leary (batteria) vennero alla ribalta con Plus Also Too (No Other, 1987) e He's Drunk (Rough Trade, 1988), due album suonati e registrati in maniera approssimativa che, proprio per tale ragione, ne fecero un piccolo emblema delle giovani donne arrabbiate. Le armonie sguaiate di Mays e Harshe e i testi crudemente autobiografici della prima catturavano con efficacia l'atteggiamento orgoglioso, ribelle e disilluso delle future "riot grrrls". Grazie a una produzione quasi professionale, Smallmouth (Rough Trade, 1990) rivelo' anche le melodie che si nascondevano dietro le loro urla selvatiche. Canzoni come Charles (che si ispira a Beth dei Kiss), Tell You What e Time To Come Clean sono brani che mescolano garage-rock e ballata folk in maniera viscerale e passionale. Il mini-album Bloodsucker (Feel Good All Over, 1991 - Simple Machines, 1993), benche' registrato praticamente dal vivo in una soffitta, segno` la definitiva maturazione. La musica vibrante e i testi amari compongono una miscela di rara efficacia emotiva, ancora una volta al confine fra folk e rock and roll (Vi Ploriontos e C.O.W.). A dominare il disco e` pero` la litania dimessa di Clock Song. Con brani come il singolo Misery (Someone Is Winning, 1992), le Scrawl si affermano involontariamente fra i massimi rocker da garage degli anni '90.
Velvet Hammer (Simple Machines, 1993) aggiunge al repertorio almeno
altri due classici: Your Mother Wants To Know, uno dei loro brani piu'
accessibili, ma anche uno dei piu' torbidi ("...if you ever wished you were
dead"),
e Face Down, uno dei loro abissi piu' profondi di disperazione.
Dalla ballata malinconica alla Neil Young di Tell Me Now Boy allo
psicodramma di Take A Swing (con riff rubato da I Will Follow),
l'impasto di liriche brutali e suoni da garage e' ancora il piu' potente del
rock post-femminista.
La progressione iniziata da Smallmouth e proseguita
da Velvet Hammer culmina con Travel On Rider
(Elektra, 1996), di gran lunga il loro album piu` commerciale.
Smussati gli spigoli
e limate le asperita`, le Scrawl propongono canzoni complesse e mature che sono
disanime crudeli dell'animo femminile. Quasi sempre le loro storie sono
tragiche, di un tragico che sfocia nella disperazione piu` acuta, e persino
nel macabro. Piu` che cronache di vita vissuta sembrano fotografie di cadaveri
in putrefazione. Per quanto rifinito, il sound conserva comunque la sua natura
selvatica. La depressione abissale di Good Under Pressure e` scandita da
riff ponderosi e da grida isteriche (sembra di ascoltare la piu` introversa
Lisa Germano accompagnata da un complesso di ubriachi del saloon).
Story Musgrave segna forse il nadir emotivo di Mays, che bisbiglia il suo
rosario di disavventure in uno spoglio paesaggio armonico (e poi lo ripete
sola con il pianoforte).
Marcy Mays (canto e chitarra) e Sue Harshe (basso e tastiere) sono maturate,
sono diventate vere musiciste, e consacrano la loro mezza eta` con
Nature Film (Elektra, 1998), un disco
che ripropone vecchi classici accanto a nuove composizioni.
I loro spavaldi e ruvidi rock and roll ritornano alla quintessenza del genere, sostituendo semplicemente la rabbia originale (che era la rabbia dei giovani bianchi nei confronti della borghesia adulta) con la loro rabbia (quella delle giovani bianche nei confronti dei giovani bianchi). |
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