Sebadoh and Lou Barlow


(Copyright © 1999 Piero Scaruffi | Legal restrictions - Termini d'uso )
The Freed Man , 6.5/10
Weed Forestin' , 5/10
III, 7/10
Smash Your Head On The Punk Rock , 6/10
Bubble & Scrape, 6/10
Bakesale , 6/10
Folk Implosion , 5/10
Take A Look Inside, 5/10
Sentridoh , 5/10
Harmacy, 4/10
The Sebadoh , 5/10
Folk Implosion: Dare To Be Surprised, 6/10
Folk Implosion: One Party Lullaby, 6/10
Eric Gaffney: Brilliant Concert Numbers , 5/10
Jason Loewenstein: At Sixes And Sevens , 6/10
Sentridoh: Tales from Loobiecore, 5/10
Folk Implosion: The New Folk Implosion , 4/10
Lou Barlow: Emoh (2005), 3/10
Lou Barlow: Goodnight Unknown (2009), 4/10
Lou Barlow: Brace the Wave (2015), 4/10
Sebadoh: Act Surprised (2019), 4/10
Lou Barlow: Reason to Live (2021), 4/10
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If English is your first language and you could translate this text, please contact me. Lou Barlow, il bassista dei Dinosaur Jr, diventera` negli anni '90 una delle principali personalita` del rock alternativo. Il suo progetto principale, Sebadoh, e quelli ancor piu` alternativi di Sentridoh e Folk Implosion, ne hanno fatto un musicista di culto, a cui si e` ispirata un'intera generazione di complessi. L'invenzione fondamentale di Barlow e` il "lo-fi pop", la canzone eseguita in maniera amatoriale e approssimativa, l'esatto opposto del pop che domina le classifiche di vendita.

Sebadoh fa colpo fin da The Freed Man (Homestead, 1989 - Domino, 2007), che comprende materiale composto fin dai primi anni '80. Le brevissime canzoni (trentadue) si ispirano alle filastrocche naif di cantautori come Jonathan Richman e Daniel Johnston, cantautori che gia` rifuggivano dalle pompose orchestrazioni del mainstream rock. Quelle di Barlow sono poi veramente accompagnate soltanto da una grancassa e da un minimo di strimpellio. Barlow si lascia andare a un flusso di coscienza che e` l'analogo musicale delle rimuginazioni di tanti ragazzi nella loro cameretta. In tal modo compone una commedia umana composta di vignette adolescenziali presentate in toni tragicomici (dalla parodia dello yodel Punch In The Nose al girotondo di Loose`N'Screw), culminando forse in quella satira delle pulsioni sessuali maschili che e` Soul Mate, Gli infiniti frammenti di Barlow (Close Enough, True Hardcore, Wrists, Bolder, Jealous Evil) tracciano un affresco "primitivista", ma non meno potente, della civilta` degli adolescenti alla fine del decennio di Reagan. E` fondamentale l'apporto dell'amico Eric Gaffney nello stendere le partiture, apparentemente innocue, ma in realta` a loro modo sofisticate.

Visto il successo dell'operazione, vede la luce anche la loro prima cassetta, Weed Forestin' (Homestead, 1990). Questa volta le canzoni sono "soltanto" ventitre. Ancora una volta le musiche si appoggiano a strutture scheletriche. Le canzoni fanno leva sui testi di Barlow, sulla sua vena surreale e francescana, intimista e pessimista (Take My Hand, Temporary Dream). In Jealous Of Jesus e I Believe In Fate, e soprattutto in Brand New Love, si intravede un vero musicista rock, ma il grosso sono ancora (New Worship, Ride The Darker Wave) fanfare afone, quando non (Subtle Holy Gift) cantilene polinesiane a cui manca soltanto un ukulele. Ballate minime (non soltanto "minimali") cantante in tono serafico, come More Simple e Whitey Peach, competono con gemiti depressi alla Nick Drake come Feeding Evil, Gate To Hell, Waited Forever. Non a caso Barlow riesce a recuperare lo spirito dei blues degli anni Venti in Broken.
Piu' che i singoli brani conta il feeling d'assieme di questi nastri casalinghi, dai quali trapela la personalita` di un cantastorie sui generis, che prende in giro le stesse tragedie che canta.

Puramente acustici, spartani a livelli a cui neppure un folle avrebbe potuto pensare di arrivare, volutamente inconcludenti, questi album sono fra le cose piu` sincere e personali il rock abbia generato nella sua storia. Purtroppo raramente sono anche musica.

E` semmai III (Homestead, 1991) a segnare la conversione di Barlow a un modo meno solipsistico. Questa volta Barlow e` coadiuvato da un vero complesso: Jason Loewenstein alla chitarra e Eric Gaffney alla batteria. Nel suo tono per meta` confessionale e per meta` psicanalitico Barlow rifinisce una forma di ballata pop che e` al tempo stesso eterea e brutale, e che costituisce il veicolo ideale per rendere musicalmente claustrofobie e alienazioni della gioventu'. In quel dialetto di folk psichedelico Barlow riesce sempre a non perdere di vista la melodia, che trasforma canzoni come The Freed Pig e God Told Me in inni generazionali. III e` comunque ancora disseminato di minute composizioni acustiche nello stile dei primi dischi. Gaffney si mette invece in luce con composizioni piu` lunghe ed elettriche, piu` liriche e incalzanti, all'insegna quasi di un hardrock psichedelico: Scars Four Eyes, Limb By Limb, Supernatural Force, fino alla miglior gag del disco, As The World Dies, The Eyes Of God Grow Bigger.
La dicotomia fra i due ricorda quella fra Hart e Mould negli Husker Du. Per quanto si debba rendere omaggio alla coerenza di Barlow, che evidentemente crede nel valore di quel suo folk amatoriale, resta il sospetto che un disco comprendente soltanto le composizioni di Gaffney sarebbe stato migliore. Il disco segnala insomma una transizione in corso verso un sound piu` pubblico e meno privato. III e` probabilmente destinato a rimanere l'opera piu` compiuta dei Sebadoh, e fu certamente quella in cui Barlow compi` la transizione da auto-indulgenza adolescenziale a piena coscienza dei propri mezzi espressivi.

Sono i singoli del periodo a riportare Barlow nel grande circo della musica professionale, con canzoni affabili che attenuano ulteriormente il suo solipsismo: Asshole (Vertical), Gimme Indie Rock (Homestead) e It's So Hard To Fall In Love (Siltbreeze), le ultime due da annoverarsi fra i suoi capolavori.

Per non lasciar nulla d'intentato, Barlow si diverte anche a pubblicare brani su EP. Ne escono tre nel giro di due anni: Asshole (Vertical Industries, 1990), Gimme Indie Rock (Homestead, 1991) e Oven If My Friend (Siltbreeze, 1992). Piu` il mini-album Rocking The Forest (20/20, 1992). Sono lavori sbiaditi e dispersivi.

L'antologia Smash Your Head On The Punk Rock (Sub Pop, 1993) raccoglie il meglio di questo periodo, oltre a un altro classico di Barlow: Good Things. Gaffney contribuisce la caotica e cacofonica Cecilia Chime In Melee e soprattutto la languida meditazione di Mean Distance, mentre Loewenstein indulge nell'esperimento jazz/punk dissonante di Botsur Dnuora Selcric.

I Sebadoh compiono un altro passo verso un sound professionale con Bubble & Scrape (SubPop, 1993 - Domino, 2008). A prima vista e` soprattutto un disco di ballate surreali di Barlow (almeno Two Years Two Days, la delicata Soul And Fire (uno dei suoi vertici) e l'ode alla masturbazione di Homemade), ma in realta` sono l'improvvisazione controllata e i rumori psichedelici a renderlo avvincente. Forced Love, un powerpop marziale che ricorda i primi Talking Heads, svetta fra i brani piu` duri. Il gruppo e` sempre piu` democratico, con Gaffney (Telecosmic Alchemy, Elixir Is Zog, Bouquet For A Siren) a rubare spesso lo show con le sue floride divagazioni psichedeliche nei panni di un Barrett assunto al circo.

Ancor piu' elettrico del precedente, con una sezione ritmica ancor piu' ritmica, Bakesale (Subpop, 1994) completa una metamorfosi in atto dal 1987. Bob Fay ha sostituito permanentemente Gaffney, che da tre anni entrava e usciva dal complesso: la presenza di un vero batterista e l'assenza dell'anarchico per eccellenza contribuiscono certamente a focalizzare lo stile (e restituiscono la corona a Barlow, che forse cominciava a patire la concorrenza dell'estroso compagno). Il power-trio scodella canzoni melodiche e cadenzate d'alta classe, suonate con lo spirito ruvido dei garage e arrangiate con lo spirito bislacco dei college, condite di testi che rifuggono dai cliche' del rock. Tanto nel tenero madrigale di Skull quanto nella litania incalzante di Give Up sembra di ascoltare una collaborazione fra i Luna e Bob Mould, o fra i Velvet Underground e Syd Barrett. Canzoni come Rebound hanno una loro classicita` rock. Il nocciolo duro del disco e` pero` rappresentato da License To Confuse e Magnet's Coil, che sposano filastrocche elementari a un rock veemente, portando a compimento la missione che era iniziata nei Dinosaur Jr. Il piu` convenzionale Loewenstein va sul sicuro con il country-rock di Careful e il boogie sudista di Not Too Amused. Il difetto principale del disco e` di suonare monocorde, dall'inizio alla fine, come se il gruppo ripetesse senza particolare entusiasmo la stessa canzone. Bakesale e` in compenso il loro album piu` accessibile, piu` semplice e "normale".

Loewenstein compone meta` del successivo Harmacy (Subpop, 1996), segno che anche Barlow si e` reso conto dei propri limiti. Il problema di Barlow e` quello di tutti i musicisti-novelty che si prendono sul serio: nato come una sovversione del sistema musicale vigente, il fenomeno dei Sebadoh rischia di diventare una parodia di se stesso. Mettersi a scrivere ballad commoventi come On Fire, Willing To Wait (con tanto di orchestra) e Too Pure (a meta` strada fra i peggiori REM e i migliori Soul Asylum) gli fruttera` un posto nelle classifiche di vendita, ma non nella storia del rock. Un minimo di verve affiora soltanto in Beauty Of The Ride. Prince-S e Ocean sono i singoli. La parabola e` insomma quella in discesa di Bakesale, dopo l'uscita di Gaffney, con Loewenstein sempre piu` attivo (ma non creativo). Le altre canzoni del disco fanno davvero pena in confronto alle composizioni di veri geni della canzone come Smog e Magnetic Fields, o anche soltanto My Dad Is Dead.

Il difetto della musica di Sebadoh, comunque la si guardi, e' sempre lo stesso: un grande talento che genera pero' troppo poco entusiasmo. Come se uno passasse un'ora a guardare Michelangelo che si masturba.

La sigla Folk Implosion denota dal 1993 un progetto parallelo di Barlow e di John Davis. L'EP Walk Through This World (Drunken Fish, 1994) e l'album Take A Look Inside (Communion, 1995) sono dischi curiosi, che rimandano allo stile amatoriale dei primi anni ma, sorprendentemente, finiscono per suonare piu` musicali di quelli dei Sebadoh. Il secondo comprime 14 canzoni in 22 minuti, ma fra di esse ci sono gemme come Hard To Find Out. I singoli Electric Idiot (1994) e Palm Of My Hand (1995) confermano che questo e` il progetto "commerciale" di Barlow. Non a caso Natural One (London, 1995), tratto da una colonna sonora, diventera` il massimo successo di classifica di Lou Barlow.

Barlow ha anche continuato sotto lo pseudonimo di Sentridoh (alcune cassette per la Shrimper e diversi singoli) il programma originale di musica casalinga. Sentridoh e` stato promosso dalla cassetta underground al CD a partire da Lou Barlow And His Sentridoh (City Slang, 1994).

Sebadoh torna con The Sebadoh (Subpop, 1999), album piu` coerente, compatto e maturo. Il sound e` altrettanto robusto, merito forse anche del nuovo batterista Russ Pollard. E per la prima volta i Sebadoh hanno registrato alcune canzoni in studio. Ne risulta forse l'album piu` rock della loro carriera: It's All You apre il disco con l'impeto sguaiato di Stooges e Rolling Stones, seguito dai riff malvagi di Decide e Nick of Time (sono tutte di Loewenstein). I Sebadoh non erano mai sembrati cosi` affiatati. Si avverte comunque che il cuore di Barlow batte per canzoncine leggere come Weird, per la ballad sonnolenta di Love Is Stronger, per la nenia folk-psichedelica di Tree, per le armonie surreali e i ritornelli stralunti di Flame (il primo singolo). Loewenstein e` il leader di un complesso rock, Barlow e` un cantante pop un po' svampito. Le ultime cinque canzoni sono dei puri riempitivi, in un album che gia` non presenta capolavori.

Lou Barlow lancio' il suo rock amatoriale con album (Freed Man e Weed Forestin'), che erano sostanzialmente ribaldoni di idee a seguire, tutte concepite in una vena surreale e francescana, intimista e pessimista. Una vera struttura musicale inizio' ad emergere nel 1991 con l'elettrico III, in cui Barlow era coadiuvato da Jason Lowenstein e Eric Gaffney. L'importanza di Gaffney crebbe nel tempo, mano mano che il sound si trasformava in un vigoroso power-rock. Smash Your Head e Bubble And Scrape non fecero altro che vendere a un pubblico piu' ampio lo stile cosi' maturato. Bakesale e Harmacy semplificarono il sound a causa dell'uscita di Gaffney.

La discografia monumentale di Barlow dimostra pero` ancora una volta che il rapporto fra quantita` e qualita` e` spesso inversamente proporzionale. A suo credito va certamente uno spiccato e bislacco senso dello humour, ma, musicalmente, ha scritto soltanto un paio di canzoni degne di essere ricordate (The Freed Pig e Natural One), e un paio di canzoni di facile ascolto (Rebound e Ocean).

Following the success of Natural One, Folk Implosion has become Lou Barlow's main project. Far from being simply a sideman, his partner, Boston multi-instrumentalist John Davis, is a full-fledged songwriter with a growing discography of carefully crafted pop albums: Pure Night (Shrimper, 1994), Leave Home (Communion, 1995) and Blue Mountains (Shrimper, 1997).

Together, Barlow and Davis have steered away from Sebadoh's "lo fi" ideology and reached for the opposite extreme, an almost new wave pleasure in dissecting harmony and dislocating sounds. Dare To Be Surprised (Communion, 1997) serves two more catchy singles, Pole Position and Insinuation, and a bizarre Burning Paper. No tracks on the album even try to replicate Natural One's exquisite pastiche.

One Party Lullaby (Interscope, 1999), instead, delves precisely into that formula, and with scientific cynicism. Barlow, relocated to Los Angeles, concocts a surreal merry-go-round of samples, loop, psychedelia, techno and, last but not least, memorable melodies (Someone You Love).

Lou Barlow's Subsonic 6 (Sub Rosa, 2000) is an instrumental album that winks at the avantgarde.

(Translation by/ Tradotto da Walter Consonni)

In seguito al successo di Natural One, i Folk Implosion sono diventati il progetto principale di Lou Barlow. Ben lontano dall'essere un semplice comprimario, il suo partner, il pluristrumentista di Boston John Davis, è un songwriter completo con una discografia in espansione formata da album pop accuratamente confezionati: Pure Night (Shrimper, 1994), Leave Home (Communion, 1995) e Blue Mountains (Shrimper, 1997).

Insieme, Barlow and Davis si sono allontanati dall'ideologia "lo fi" dei Sebadoh e sono pervenuti all'estremo opposto, un compiacimento quasi new wave per la dissezione dell'armonia e per la dislocazione dei suoni. Dare To Be Surprised (Communion, 1997) offre due singoli molto orecchiabili, Pole Position e Insinuation, e l'eccentrica Burning Paper. Nessun brano dell'album tenta inoltre di replicare lo squisito pastiche di Natural One.

One Party Lullaby (Interscope, 1999), invece, si vota esattamente a questa formula, e con un cinismo scientifico. Barlow, trasferitosi a Los Angeles, crea un mix surreale di campionamenti, loop, psichedelia, techno e, ultime ma non meno importanti, melodie memorabili (Someone You Love)

The first solo album from Sebadoh's co-founder Eric Gaffney, Brilliant Concert Numbers (Old Gold, 2000), which collects solo recordings over the years, is a disappointing mess. Gaffney touches on every style a lo-fi vocalist-guitarist can tackle. For those who believed Gaffney was the artistic alter ego of Lou Barlow, this album will disclose a bitter truth: neither was much of a musician. The single Cold Weather is a catchy noisy pop tune.

Backed by Richard Marshall (ex-Alice Donut) on drums and Jessica Cowley on bass, and relocated to San Francisco, Gaffney formed Friends of Gaffney and released Nature Walk (2003).

(Translation by/ Tradotto da Alessandra DeAngelis)

Brilliant Concert Numbers (Old Gold, 2000), il primo album solista di Eric Gaffney, co-fondatore dei Sebadoh, e' un deludente caos. Gaffney si cimenta in ogni stile cui possa giungere un lo-fi vocalist-guitarist. Per quanti credessero Gaffney essere l'alter ego artistico di Lou Barlow, questo album svelera' una verita' piu' amara: nemmeno e' un granche' come musicista.

The feeling that Jason Loewenstein was writing the best material on the Sebadoh albums was confirmed by At Sixes And Sevens (Subpop, 2002), his solo debut. Codes is not only virulent, driving, boogie-ing power-pop, but boasts killer tempo shifts and dissonant riffing too (imagine the Velvet Underground's White Light played at double speed). Casserole sounds like Sonic Youth covering an obscure Sixties pop gem. Continuing the descent into odd pop composition, Angles is openly dischordant and syncopated, but also jingle-jangling and galopping. The fast pace of the beginning is abandoned for the spacier, psychedelic Circles, but is still hiding behind the sinister lament of I'm A Shit, driven by voodoo-deep dancing bass and evocative, dreamy guitars (possibly the album's centerpiece) and the intellectual hiccups and abrasive whipping of NYC III.
Loewenstein's prowess at his instrument was not so obvious in Sebadoh. Here (Crazy Santana, a wild and frantic tribute of sort to the Cuban star, H/M, a thundering speed-metal ouverture) the guitarist has an opportunity to finally show off his dexterity.
Lyrically, whatever angst is concealed or displayed in the first half of the album overflows during the introverted and relatively subdued coda represented by the last few songs (Funerals, More Drugs, Mistake) that sound like sung in a painful trance. Closing track Transform redeems the mood of the album by linking back to the epyleptic pace of the beginning.
There is little in this collection that is either predictable or dejavu. Thanks to fresh melodies, a surprisingly effective voice, ever powerful rhythms, and burning guitar-bass work-outs, Jason Loewenstein has coined a voice of his own.

In the meantime, Barlow resurrected his side-project Sentridoh for one of his most personal albums, Tales from Loobiecore (Repo, 2002). Songs tell of surreal inner searches (The Devil and the Barbie Doll, Spacescape Imagination Station, Impulse) that border on the Freudian, even agonizing in Don't Call Me Writer. Wasted Pieces '87 -'93 (Shrimper, 2003) is just that.

Last but not least, Barlow's The New Folk Implosion (BMG, 2003), now featuring drummer Russ Pollard and Alaska 's guitarist Imaad Wasif, is fundamentally a Sebadoh releases. Unfortunately, it also stands as one of Barlow's least inspired works. It sounds like John Davis was the real soul of the Folk Implosion. The first album credited to Lou Barlow, Emoh (Merge, 2005), was even worse: obtuse, uninspired, recycled garbage.

Sentridoh's EP Mirror The Eye (2007) is mainly the vehicle for its only good song, "Yawning Blue Messiah.

Lou Barlow's Goodnight Unknown (Merge, 2009) repeats the speech we've heard before many times. Neither is it particularly interesting (it wasn't the first time around) nor does it get better when you repeat it for the tenth time. The lively Goodnight Unknown and Sharing might entertain people who don't listen to a lot of power-pop, and One Machine One Long Fight is the one song where Barlow almost manages to sound clever.

Lou Barlow's third solo album Brace the Wave (2015) was largely uneventful. The five-song EP Apocalypse Fetish (2016), instead, contains Try 2 B. Barlow also released many singles: Welcome Home (2011), State Of Mine (2014), Boundries (2015), Wave (2015), Apocalypse Fetish (2016), Anniversary Song (2016), The Breeze (2016), Try 2 B (2016), Pour/Reward (2016), Love Intervene/ Don't Like Changes (2018), Over You/ How Do I Know (2019), Cold One/ Thirsty (2019), etc.

Sebadoh's first album in six years, Act Surprised (2019), was equally uneventful.

Barlow's fourth solo album, Reason to Live (2021), at least contains the philosophical meditation All You People Suck.

(Translation by/ Tradotto da xxx)

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