Shame Idols
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I Got Time , 6/10
Rocket Cat
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Anche l'Alabama ha i suoi idoli punk-pop, gli Shame Idols, rivelati da I Got Time (Frontier, 1995), che aumentano ulteriormente le dosi di melodia del genere.
Superman, Probably Safe o la title-track sono leziose al punto da far invidia ai modelli originali. Le armonie vocali di Tim Boykin (cantante, chitarrista e autore di tutte le canzoni meno una) e di Jesse-Diego Suttle (batterista e controcanto) sono quelle di Beatles e Hollies. I riff delle chitarre di Boykin e Bryan Price sono buffetti sulla guancia, nulla che possa ferire, con al massimo Boykin che si lancia in un "passo dell'oca" alla Chuck Berry e Price che tiene una distorsione costante di sottofondo. La sezione ritmica, insolitamente fantasiosa, soprattutto il bassista Buddy Banks, raddoppia l'enfasi dei ritornelli. Un paio di ritornelli scalmanati in puro stile Ramones (Impossible con l'affanno dei punk, Sun Ra e Split con meno verve) aggiungono pepe con il loro rock and roll a precipizio, e un pugno di riff da garage, epicamente sporchi, da Lucky Dollar a Pretty Baby, tolgono il fiato per qualche secondo.

Il problema e` che Rocket Cat (Frontier, 1996) e` persino piu` epigonico degli epigoni britannici. La melodia cadenzata e orecchiabile di Uebermensch (o di If I Fell) e` veramente l'unica ragione per comprare il disco. Una timida apertura al vaudeville (Neon Gyser) rimane in disparte. Ben pochi brani si ricordano del punk-rock (Endora, Kiss Kiss Bang Bang) e la migliore delle canzoni aggressive, Picture Of A Clown, sembra semmai uscire da un disco di boogie sudista.

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