Slovenly
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After The Original Style , 7/10
Thinking Of Empire , 6/10
Riposte , 6/10
We Shoot For The Moon , 7/10
Highway to Hanno's , 7.5/10
Overpass , 6.5/10
Manhattan , 6/10
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Gli Slovenly (ex Toxic Shock) si formarono nel 1979 a Los Angeles, nel quartiere di San Pedro. Steve Anderson al canto, Scott Ziegler al basso, Tom Watson alla chitarra (suonera` anche nei Red Crayola), Rob Holzman alla batteria (ex Saccharine Trust), Tim Plowman alle tastiere esercitarono per anni nelle cantine delle loro abitazioni. Nel 1983 emersero dal sottosuolo per registrare l'EP Even So e l'anno dopo il loro primo album, After The Original Style (New Alliance, 1985), con Lynn Johnston ai fiati e al violino.

Del talento delle loro partiture sono testimonianza innanzitutto gli strumentali Mecca Of The American (un festival di timbri anomali in un'intensa trance indiana) e Squeaky Clean (un funky-jazz con effetti elettronici e minimalisti). L'intellettualismo moderno, quello che ha avuto origine dalla new wave, imprime invece il suo marchio sul funk alla Talking Heads di No Shore e su Inhale, saggio di orientalismi e iterativita'. Le liriche sono dotte e forbite, recitate liberamente e caoticamente come in un flusso di coscienza. In alcuni brani (Dialogue) il testo costituisce il centro d'attenzione e l'atmosfera e' quasi "brechtiana" (tesa, allucinata, sfinente), anche se il canto di Anderson cerca con insistenza il registro epico e sinistro di Jim Morrison.

L'attivita' venne temporaneamente interrotta dal trasferimento a San Francisco. L'evoluzione che sarebbe rimasta una loro costante ebbe inizio con il successivo Thinking Of Empire (SST, 1986), un lavoro infinitamente piu' accessibile, non solo nelle ballate piu' rock (Movement e Interruptions, entrambe a passo di carica alla Talking Heads), ma anche nei brani piu' sperimentali (come quell'ibrido di raga-rock, minimalismo e free-jazz che e' Give Him A Sip, o lo strumentale post-Sonic Youth Cartwheels Of Glory); e continuo' con Riposte (SST, 1987), pervenendo a un rock chitarristico ancora dottissimo ma anche sottilmente melodico, che talvolta ricorda i Television. Canzoni verbose per tenore altisonante come Enormous Critics e The Way Untruths Are sono in realta' trapunte di accordi del tutto incoerenti, che compongono di fatto una sorta di mini-jam indipendente dalla melodia (e Emma e' per l'appunto soltanto quello). Le flebili tessiture folkrock della ballata Myers's Dark potrebbero costituire il punto d'arrivo della loro opera tutta.

Una nuova svolta creativa si verifico' con We Shoot For The Moon (SST, 1989), quando l'ensemble decise di sperimentare con il jazz-rock e l'elettronica. L'album e` concepito come un flusso di musica unico, nel quale ogni canzone ha origine dalla precedente grazie a qualche effetto sonoro. Il punto debole della formazione e` il tenore di Steve Anderson, che sembra piu` adatto a cantare lieder di Schubert che canzoni rock. A dominare le armonie e` il trio di Watson, Ziegler e Holzman: il loro cicaleccio fantasioso, i loro dotti battibecchi, le loro avventurose escursioni nel funk e nel jazz trasformano Running For Public Office e We Shoot For The Moon in piccole jam sperimentali (secondo una tecnica che in fondo discende da Jefferson Airplane e Grateful Dead), nonostante il canto di Anderson le presenti come ballate solenni. Il combo si scatena su What's It Called, coadiuvato da un sassofono e un mellotron. Don't Cry No Tears, forte anche di una melodia memorabile, riesce forse a fondere le due anime del gruppo.
Il CD termina con una suite (Things Fall Apart) free-jazz e free-noise di venti minuti, ed e` questo il clou del disco: come discepoli di Ornette Coleman e del minimalismo, gli Slovenly hanno pochi rivali nel mondo del rock. La quantita` di esperimenti (e di strumenti) e` sterminata, il ritmo incalza senza tregua, il sound e` stipato di effetti elettronici e di accordi slegati, e il canto finalmente trova un senso d'essere nella forma del flusso di coscienza.
Watson si era pero' trasferito di nuovo a Los Angeles, impedendo al gruppo di suonare in maniera continua.

La maturita' viene sancita nel 1992 da Highway to Hanno's, album che segna un'ulteriore evoluzione verso il jazzrock e annovera i contributi di Lynn Johnston (sassofono), Sam Goldman (violino) e Phil Smoot (tromba). Liriche, malinconiche, introspettive e fataliste, le sue composizioni vivono soprattutto degli intrecci nervosi delle due chitarre. Comes Alive definisce l'archetipo: un guitto tenore che declama in un registro tragico melodie degne del glamrock con un contrappunto rumoroso di violino e chitarre che ricorda i fraseggi di Neil Young. E' un genere che puo' oscillare dal rude stile sudista all'acidrock piu' "lisergico", un genere le cui regole armoniche sono ben riassunte dallo strumentale To Tito With Love.
Ne derivano due principali tipi di composizione: quella scorrevole, sotto forma di una specie di ballata country-rock dai toni cupi e dall'andamento contorto, ma forte di una melodia chiara e reboante (Pig Farmers Daughter, Smarm Pop e soprattutto l'epica Blood Revealed, tre dei loro vertici), e la meditazione psichedelica piu' sfocata (Sleep From The Eye e Vision Head), sospinta al largo su languidi accordi narcotici, reminescente di allucinazioni sotto il sole cocente del deserto.
Sul fronte piu' sperimentale l'album regala diverse perle, dallo strumentale per tromba e rumori Thank You Purple Jesus al funky atonale di Muddy Puddle, dal lied dadaista di Crawl Inside, cantato in mezzo a dissonanze sparute, all'incursione nel free-jazz di Anthony Braxton di Hamster Wheel, per finire con la clownesca Benny's Jam.

Ziegler (basso), Watson (canto e chitarra) e Holzman (batteria) hanno poi formato gli Overpass (New Alliance, 1993), contesi fra l'orecchiabilita' pop di Rubber Nipple e l'art-rock concettuale di Goo Da Goo (con Johnson al clarinetto). Sempre a meta` strada fra Primus e Zappa, fra progressive-rock (Loungeasaurus) e blues psichedelico (Down The Drain, Scratch), anche Manhattan (Smells Like, 1995) frutta buone vibrazioni all'insegna di un rock chitarristico lievemente progressivo.

Ziegler ha formato anche i Dingle, titolari di Red Dog (New Alliance, 1994).

Slovenly evolved from Saccharine Trust's jazz-core. Since their debut album, the tentative After The Original Style (1985), they embraced a bizarre fusion of electronic, funk and jazz, arranged with saxophone, violin and trumpet. Things Fall Apart, on We Shoot For The Moon (1989), is their equivalent of Ornette Coleman's free-jazz, while Highway to Hanno's (1992) perfected their style at the border between avantgarde and music-hall.
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