Subdudes , 6/10 Lucky , 6/10 Annunciation , 6/10 Primitive Streak , 6/10 | Links: |
Il gruppo dei Subdudes nacque in Louisiana nel 1987 ad opera di John Magnie
(autore delle musiche, fisarmonicista, tastierista e cantante dal registro
simile a quello di Richard Manuel della Band) e si fece le
ossa in Colorado, due stati che sono lontani dalle luci della ribalta, due stati
in cui la vita scorre a un ritmo molto piu` lento del resto della nazione.
Forse anche per questa ragione il loro stile ha qualcosa dello spirito domestico
e rurale di complessi come la Band e i Little Feat. Le loro canzoni sono
profondamente influenzate dalle "radici" musicali dell'America: country, gospel,
folk, soul e rhythm and blues. Ma soprattutto sono eseguite in uno stile
rilassato e rilassante, quasi new age.
Annunciation (Windham Hill, 1994) viene accolto calorosamente dalla critica tradizionalista che gioisce delle sue melodie cajun, degli assoli di fisarmonica, delle armonie vocali gospel, della chitarra acustica di Tommy Malone, suonata in un modo saltellante che la fa sembrare un banjo, e soprattutto del tamburo e dei tamburelli di Steve Amedee, che conferiscono alle canzoni un tocco amatoriale. Il disco inizia in tono ottimista, con il gospel esuberante di Satisfied (ritmo sincopato, organo danzante, shout nero) e la quadriglia di Angel To Be, poi si adagia in un tono filosofico, scosso soltanto dalle impennate boogie di Miss Love, per finire con la preghiera struggente di Message Man, il soul accorato e vibrante di Save Me e il lugubre blues di palude It's So Hard in un territorio spirituale al limite dell'auto-flagellazione. Con Primitive Streak (Windham Hill, 1996) gli arrangiamenti si fanno quasi barocchi (corno francese, violino, tromba, sassofono, ...), degni delle le colonne sonore di Ry Cooder, ma non necessariamente a beneficio delle melodie. Le armonie dense e intense di All The Time In The World comprimono sonorita` gospel, boogie e rhythm and blues. Il nervosismo di questa canzone-manifesto contagia un po' tutto il disco, dall'enfatica Break Down These Walls al boogie marziale di Love Somebody, che a tratti lambisce toni da saloon, troppo rudi per degli eleganti contrappuntisti come loro. arrangiamenti piu` sofisticati, come la partitura per due violini e violoncello di She Ballad come Carved In Stone e Faraway Girl sono nobilitate soprattutto dalle loro soavi armonie in cinque parti. Why Do You Hurt Me So, con superbo accompagnamento di fisarmonica, Too Soon To Sell, con prezioso fraseggio di banjo e controcanto di Bonnie Raitt, e Don't Let 'Em, con una pomposa fanfara di fiati alla Taj Mahal, fanno leva sulla tradizione di New Orleans, rispettivamente quella di Professor Longhair, delle tante orchestrine country-swing e delle bande marcianti. Il disco si chiude comunque in allegria, con una delle loro trascinanti quadriglie cajun, Love O' Love, con tanto di asse da lavare. |
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