Swell
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Swell, 6.5/10
Well?, 7/10
41, 6/10
Too Many Days Without Thinking, 6.5/10
For All The Beautiful People, 5/10
Feed , 5/10
Everybody Wants To Know , 6/10
Whenever You're Ready (2003), 5/10
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Swell derailed the arcaic structures of blues and country music with extravagant dynamics and arrangements. Swell (1991) and especially Well? (1993) were festivals of the irregular, coupled with existential lyrics.
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Gli Swell di San Francisco sono cantori urbani introversi e contorti delle ansie esistenziali della loro era, la cui musica ribolle di umori depressi e di languori nevrotici.

Gli Swell si formarono a San Francisco nel 1987. Il quartetto originale comprendeva David Freel (canto), Tim Adams (chitarra), Sean Kirkpatrick (batteria) e Mark Signorelli (basso), ma quest'ultimo venne subito sostituito da Monte Vallier (basso) e John Dettman subentro` presto alla chitarra.

Swell (Psycho-Specific, 1991 - Badman, 2003) mette in luce soprattutto il talento esecutivo del quartetto, che non si esprime per virtuosismi ma per luminose intuizioni di arrangiamenti, di accostamenti, di "scenografia" del sound. Ha senso che spesso (Get High) si odano echi dello spensierato acid-rock della Baia, ma altrove (Sick Half Of A Church) si entra d'improvviso negli incubi espressionisti dei Bauhaus. E` difficile distinguere l'umore hippie di una ballata bucolica come Dan A Son Of God dall'hard-rock eccentrico dei Pixies che informa Stop.
Soluzioni armoniche di avanguardia, che si ispirano liberamente alle tradizioni arcaiche del blues e del country, come nel "treno" percussivo e nei lunghi vagiti di armonica di A Town, come il contrasto ritmato di chitarra acustica ed elettrica nel contrappunto sinfonico di Think About Those Days, come i rumori di organo e percussioni sui campionamenti di folla di Yes And No, li pongono fra i musicisti piu` cupamente atmosferici (sarebbero la band ideale di Chris Isaak). Monty Vallier (basso) e Sean Kirkpatrick (batteria) formano una delle sezioni ritmiche piu' intelligenti, capace di sfruttare le pause e gli attacchi in maniera altamente drammatica.

Well? (Def American, 1993) e' infiorettato di suoni-verita' che "straniano" ulteriormente le canzoni. Le quali sono a loro volta, se possibile, ancor piu' abuliche e allucinate, intrise di un surreale pessimismo, condotte dagli strumenti in bilico su un filo sottilissimo (e tanto piu' suggestivo) di razionalita'. Le cadenze irregolari e il vano blaterare alla luna di brani come Everything fanno pensare a un incrocio fra i Rolling Stones e i primi Pink Floyd. Cosi' in At Long Last un ritmo campestre e una sferzante distorsione della chitarra accompagnano il sussurro di Dettman nel suo delirio un po' hippie. Il tributo alle ballate fantasiose dei Pixies e' questa volta Down, in cui e' la chitarra a intonare il ritornello piu' romantico. Spunta un sassofono per puntellare l'atmosfera piu' opprimente del disco, quella di It's Okay, immersa in una sorta di danza tribale.
Ancora una volta in primo piano e' soprattutto la sezione ritmica, con la chitarra limitata a intermezzi, per quanto incisivi, e il canto spesso ridotto a un gemito stordito. Dettman ha pero' un modo unico di suonare i riff di chitarra: con nonchalance, in sordina, facendo finta che non siano riff ma soltanto rumori di sottofondo. Spettacolare il suo lavoro su Suicide Machine, vertice esistenziale della raccolta ("We got nowhere to go/ but then nothing is too far").

At Long Last ricompare sull'EP Room To Think (Beggars Banquet, 1993), insieme alla prima versione ufficiale di Life's Great e Always One Thing, originariamente registrate per John Peel nel 1992

41 (American, 1994) indulge nel progetto di un sound prodotto in ambienti squallidi e deprimenti. Freel nei panni del cantautore introverso e solitario (Is That Important) o del drogato prigioniero di vertigini psichedeliche (Don't Give) si sta conquistando la statura di un grande poeta moderno. Il singolo Forget About Jesus, alternando la magniloquenza di un'elettronica sinfonica e un piglio da primo Dylan, recita "Thank God for sin to show the way". Ma il gruppo ha perso proprio Dettman a scapito della dinamica delle canzoni, che adesso si assomigliano tutte, e il disco alla fine sembra di fatto il primo disco solista di Freel.

Too Many Days Without Thinking (Beggars Banquet, 1997) e` un'opera tanto valida ed eccentrica quanto le precedenti, altrettanto adulta e commovente. Freel e` un cantautore della pasta di Mark Kozelek (Red House Painters) e Mark Eitzel (American Music Club). Il trio che l'accompagna e` degno erede della tradizione del folk-rock psichedelico di San Francisco, dai Jefferson Airplane ai Cathead, con in piu` un manieristico stilistico degno di un musicista classico. Ricco di spezie country e blues, sfregiato da tenui graffi elettrici, e venato di ritmiche imprevedibili, il sound si libra in soluzioni armoniche sempre originali e suggestive. Il tono medio del disco e` rappresentato dalle filastrocche stralunate alla Syd Barrett, come Fuck Even Flow e Trip, e dalle loro improvvise bizze d'umore. Ma ogni brano fa storia se stante: Throw The Wine si trascina per un po' in uno shuffle dinoccolato ma poi sputa un ritornello Merseybeat con tanto di armonie vocali in un barrage chitarristico; When You Come Over conduce una melodia innamorata sul filo del rasoio di un arrangiamento scarno e bizzarro; What I Always Wanted e` una ballata dimessa cantata sottovoce e suonata in maniera barocca con il sottofondo di un mellotron, come avrebbero fatto i primi King Crimson. Sunshine Everyday chiude l'opera in maniera impressionista, giocando sui contrasti fra il canto in trance e la cadenza concitata della batteria, il twang virulento della chitarra e le frasi languide del mellotron.

Degni eredi della tradizione folk-surreale di Catheads e Donner Party, gli Swell hanno proiettato nella canzone d'autore un'insolita capacita` scenografica.

For All The Beautiful People (Beggars Banquet, 1998) marks a moment of stasis for the band. Today and Don't You Know They Love You are vaguely reminiscent of countless folk-pop bands on the market, the psychedelic rock Swill 9 is a pale reminder of Mercury Rev, echoes of Radiohead permeate the acoustic ballad Oh My My, and the power-pop of Off In My Head is simply radio-friendly. The class is still there, but the band lost focus.

The mini-album Feed (Beggars Banquet, 2000) is a serene, melancholy, profound collection, whose only drawback is that it sounds exactly like For All The Beautiful People (Feed, Someday Always Come).

On Everybody Wants To Know (Beggars Banquet, 2001) David Freel (the only remaining original member) adds a few more discrete folk-rock tunes to his private collection (particularly Everybody Wants To Know, This Story, Try Me), a catchy ditty (East'n'West), and some experiments in atmosphere (Inside A Bomb). Electronic keyboards and percussions fill the void but somehow the whole does not attain the magic of early Swell. The album reprises most of Feed.

Bastards & Rarities (Badman, 2003) compiles ten singles and EPs.

Further streamlined and polished up, the sound of Swell on Whenever You're Ready (Beggars Group, 2003), which also returns drummer Sean Kirkpatrick to the fold, echoes the Counting Crows' country-pop (Next to Nothing, Convince Us, California Arizona) and rarely attains the surreal quality of the early recordings (the fibrillating shuffle of War Comes Down, the trancey and stormy Miss It). The monotony of a sequence of discrete melodies set to discrete tempos and arranged in discrete manners is broken by the adventurous arrangements of Say Goodbye and Sunny Sun Son, and by Always Everything, a seven-minute folk jam a` la Bob Dylan's Desolation Row. Freel's new career is certainly not a leap forward, and certainly not groundbreaking. It's classy routine; but still routine.

(Translation by/ Tradotto da Alessandro Isopo)

Su Everybody Wants To Know (Beggars Banquet, 2001) David Freel (l'unico membro rimasto della band originale) aggiunge al suo personale repertorio qualche discreta melodia folk-rock (in particolare Everybody Wants To Know, This Story, Try Me), una canzoncina orecchiabile (East'n'West), e alcuni esperimenti di canzone atmosferica come Inside A Bomb. L'album è in gran parte la continuazione di Feed.

Il mini album Feed (Beggars Banquet, 2000) è una raccolta serena, melanconica e profonda, il cui unico inconveniente è che suona esattamente come For All The Beautiful People (Feed, Someday Always Come).

Su Everybody Wants To Know (Beggars Banquet, 2001) David Freel (the only remaining original member) aggiunge qualche motivo folk-rock in più alla sua collezione privata (in particolare Everybody Wants To Know, This Story, Try Me), una canzoncina orecchiabile (East'n'West), e qualche esperimento d'atmosfera (Inside A Bomb). Tastiere eletroniche e percussioni riempiono il vuoto, ma in qualche modo l'insieme non riesce a pareggiare la magia dei primi Swell. L'album riprende molte cose di Feed.

Bastards & Rarities (Badman, 2003) raccoglie dieci singoli e EP.

Ulteriormente aggrazziato e commercializzato, il sound degli di Whenever You're Ready (Beggars Group, 2003), che segna anche il ritorno all'ovile del batterista Sean Kirkpatrick, fa il verso al contry-pop dei Counting Crows (Next to Nothing, Convince Us, California Arizona) e raramente pareggia la surreale qualità dei primi lavori del gruppo (lo shuffle vibrante di War Comes Down, l'ipnotica e tempestosa Miss It). La monotonia della sequenza di discrete melodie, con discrete ritmiche e discreti arrangiamenti è rotta dagli arrangiamenti avventurosi di Say Goodbye and Sunny Sun Son, e da Always Everything, una jam folk di sette minuti à la Bob Dylan, zona Desolation Row. La nuova carriera di Freel non fa certo un balzo in avanti. È routine classica, ma sempre routine.

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