- Dalla pagina sui Thievery Corporation di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
Thievery Corporation è il progetto nato nel 1996 dalla collaborazione di 2 DJ di Washington (D.C.), Eric Hilton e Rob Garza, che s'incontrarono per la prima volta nel 1995, quando Hilton inaugurò l'Eighteenth Street Lounge di Washington. Grazie alla loro passione per il reggae, la bossanova e il jazz, esordirono con i singoli dub ultra-drugged 2001: Spliff Odissey (18th Street Lounge, 1996), Shaolin Satellite e Universal Highness.
L'album d'esordio Sounds from the Thievery Hi-Fi (18th Street Lounge, 1996 - 4AD, 1998), esalta principalmente entrambi, un duo di esperti del campionamento. Languidi solchi dub (meno riverberati e più battute a levare rispetto al dub Jamaicano), particolarmente dilatati in 2001 Spliff Odissey, e il laid-back di ritmi hip-hop introducono tracce di musica ambient sonnolenti che suonano come versioni cubiste slow-motion di colonne sonore di film d'azione. A Warning (Dub), Shaolin Satellite, Vivid, Manha, The Glass Bead Game, The Foundation, Interlude, The Oscillator, So Vast As The Sky, .38 .45 (A Thievery Number) e Walking Through Babylon hanno coniato un suono trip-hop immerso in una surreale atmosfera cocktail-lounge caraibica.
Abductions And Reconstructions (18th Street Lounge, 1999) è un mediocre album di remix.
Un altro album di remix, DJ Kicks (K7, 1999), contiene una raffinata selezione delle loro miscele di exotica e dub, It Takes A Thief.
Mirror Conspiracy (18th Street Lounge, 2000) è guastata da eccessive dosi di atmosfere brasiliane, anche se la troppo-liscia Samba Tranquille viene riscattata attraverso la vivace Air Batucada. Per il resto il tocco di classe dei Thievery insiste ancora su echi dub (Trasures, Shadows of Ourselves, Le Monde) e paradisiache colonne sonore (Focus On Sight, The Hong Kong Triad). La loro miscela di bossanova, funk, hip hop, reggae e adesso perfino un folk mediorientale (Indra, Lebanese Blonde) non è mai stata più confidenziale, ma il loro esercizio postmoderno corre il rischio di togliere tutto il divertimento dai generi che usano (e di cui abusano).
The Richest Man In Babylon (18th Street Lounge, 2002) non è tanto pan-etnico quanto pan-atmosferico. Citano musica mediorientale (l'eterea strumentale Facing East per oud e violino, l'ubriaca Omid), musica latina (l'afro-cubana Exilio, la bossanova Meu Destino), musica giamaicana (il dub nirvana di The Outernationalist, il reggae- pop di The State of the Union, From Creation) e mescolarlo con la musica americana (la strumentale Liberation Front spinta da fiati alla James Brown), ma nella più spudorata vena di sfruttamento (pura sintassi, senza semantica). Non sorprende che l'effetto complessivo sia quello di una colonna sonora da film noir, una versione più intensa e catartica delle colonne sonore immaginarie di Barry Adamson (in particolare Until The Morning, ma anche Heaven's Gonna Burn Your Eyes Out, cantata dalla cantante islandese Emiliana Torrini, un numero trip-hop radiofonico). In quanto fornitori di forma piuttosto che di sostanza, il duo che sta dietro ai Thievery Corporation sta cominciando a meritare il suo nome. La loro fusione è l'opposto di "avventurosa".
Parti di The Outernational Sound (18th Street Lounge, 2004) sono insolitamente vivaci ed energiche, ma ciò non è sufficiente a digerire tutto il riempitivo inserito nell'album.
Una folla di ospiti internazionali trasforma The Cosmic Game (ESL Music, 2005) nel loro tentativo più sofisticato di fusione etnica tra jazz e dub. I risultati sono in gran parte formali, producendo ballate eleganti come Marching The Hate Machines (con i Flaming Lips), mescolamenti acidi come Holographic Universe e world-music assortito come Amerimacka.
Radio Retaliation (18th Street Lounge, 2008) e Culture of Fear (18th Street Lounge, 2011) erano pieni di ripetizioni di vecchie idee, e non particolarmente ben rielaborate.
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