- Dalla pagina sugli Uncle Tupelo di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Testo originale in italiano di Piero Scaruffi)

Gli Uncle Tupelo furono il gruppo che resuscitò la country music nell'era del grunge.
Più che altro la loro fusione di hardcore e folk rappresentò un tentativo originale di riavvicinare il sound della città a quello della campagna, in un'era in cui fra i due mondi sono state erette infinite barricate.

Il gruppo venne formato dai cantanti e chitarristi Jay Farrar e Jeff Tweedy nei pressi di St Louis (Belleville, tecnicamente ancora in Illinois), e debuttò con le cassette Colorblind & Rhymeless (Rockville, 1987), Live And Otherwise (Rockville, 1988), Not Forever Just For Now (Rockville, 1988).

No Depression (Rockville, 1990) contiene ballate folk e country suonate con la furia degli Husker Du, un po' come si faceva a Los Angeles ai tempi del "cowpunk".
Screen Door, Before I Break e soprattutto la vibrante Whiskey Bottle, componevano anche un grigio, arido affresco della vita del Midwest. L'insieme di testi dimessi e la musica rabbiosa (Graveyard Shift sfoggiava la grinta dell'hard-rock), entrambi con le radici nel popolino del Midwest, fecero la fortuna del gruppo. Farrar, in particolare, si rivelò efficace portavoce di una generazione nascosta, che non aveva preso parte al sacco di Los Angeles o alla ricostruzione dell'undeground, ma che non di meno aveva bisogno dei suoi eroi.
L'anthem No Depression era però stato scritto (nel 1936) dalla Carter Family.

Il singolo I Got Drunk (1990) è un altro dei loro classici quasi punk.

Still Feel Gone (Rockville, 1991) continuò la saga con il lamento Dylan-iano di Looking For A Wait Out, l'orecchiabile Gun, il brioso country & western Watch Me Fall. ) Il vivace singolo Still be Around (1991) e l'esplosivo riff di Sauget Wind consacrano la stagione.

Ma gli Uncle Tupelo trovarono la loro vera vocazione su March 16-20, 1992 (Rockville, 1992), all'insegna di un folk populista e politicizzato (e prevalentemente acustico) traboccante di sincera passione per le sorti dell'uomo della strada. Il ricorso senza pudore a chitarre acustiche, banjo e mandolini e una maggiore cura nella produzione ne fanno un curioso ibrido di Woody Guthrie e REM. Criminals e Sandusky ossequiano comunque i maestri del moderno folk elettrico: Gram Parsons e Neil Young, mentre Wait Up e Black Eye di Tweedy sono canzoni più complesse e mature e Fatal Wound è appena un bisbiglio e Grindstone è un folk-rock saltellate.
L'album rimarrà probabilmente il loro capolavoro.


(Tradotto da Stefano Iardella)

Anodyne (Warner Bros, 1993), registrato dal vivo in studio con Ken Coomer dei Clockhammer alla batteria, completò la conversione degli Uncle Tupelo verso un suono più romantico e melodico. I temi centrali degli Uncle Tupelo ricevono un trattamento pensoso e antemico in Slate, Anodyne, Steal The Crumbs e in particolare Chickamauga. Momenti teneri, come la serenata Bob Dylan-iana No Sense In Lovin', che si perde in un lago di accordi languidi, prevalgono sui momenti di tensione. Solo una volta, in The Long Cut, il gruppo scatena chitarre hard-rock ad alto volume sulla scia del Southern Rock e di Neil Young, anche se due pezzi soul-rock (New Madrid e We've Been Had) evocano Rod Stewart e i Faces.

89/93: Anthology (Columbia, 2002) è una retrospettiva della loro carriera.

Da questo gruppo sono poi nati i Son Volt (Jay Farrar) e i Wilco (Jeff Tweedy).


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