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I Veruca Salt sono il veicolo musicale di due cantautrici e chitarriste,
Nina Gordon e Louise Post. Catapultate nelle classifiche nel 1994 da
American Thighs (DGC), devono in realta' la loro fama a un rock di
seconda mano che ricicla senza grande fantasia gli stereotipi dell'epoca.
Il successo di Seether e' dovuto piu' che altro al riff irresistibile di
hard-rock (anche se un po' rubato ai Cheap Trick di She's A Whore)
e in parte al ritornello innocente/disimpegnato di Gordon.
In Get Back si odono echi di Breeders e di Juliana Hatfield.
Una patina piu' psichedelica e una ritmica meno lineare fanno di
Forsythia un residuo di Pixies.
Se e' Gordon a pennellare i momenti piu' melodici, All Hail Me e
Victrola (entrambe di Post) copiano spudoratamente la veemenza hardrock
delle L7.
I Veruca Salt danno conferma del loro talento con l'EP
Blow It Out Your Ass (Geffen, 1996), nobilitato da due dei loro numeri
migliori (Shimmer Like A Girl e I'm Taking Europe With Me) e da una
rabbia assia piu` feroce che sul primo album.
Eight Arms To Hold You (Outpost, 1997)
sterza invece in direzione opposta. Nina Gordon e Louise Post
gettano la maschera e rivelano di essere semplicemente alla ricerca della
melodia pop.
Straight parte con un reboante riff alla Soundgarden, e da` il tono a una
parte del disco, quella che vede le chitarre amplificate al massimo e il motore
di ritmo/batteria costantemente in primo piano, insomma a meta` strada fra heavy
metal e grunge. Ma gia` nell'hit Volcano Girls le poderosi sincopi alla Black
Sabbath perdono mordente per via di un ritornello da manuale (e
persino un coretto alla Bangles). L'ultimo sussulto di hard-rock si trova su
Don't Make Me Prove It, a due passi dalle L7.
Ma da Awesome in poi a regnare e` il registro dei girl-group e delle cantanti
sentimentali, e d'improvviso bisogna giudicare il gruppo sulla base delle
(squisite) armonie vocali del (tenero) grido sgolato da semi-ribelle.
Quello stesso pop sbarazzino, appena un po' piu` maschio, li porta al confine
con le L7 piu` romantiche su With David Bowie (echi di We Pretend nella
melodia del sintetizzatore), mentre, raddolcito e corredato di chitarre
jingle-jangle, li trascina in area folk-rock su Morning Sad.
E non ci sono dubbi che queste cose le due ragazze le sanno fare meglio di
tanti veterani del "Sixties revival".
Ci mettono in imbarazzo soltanto quando si cimentano con la ballad: se
Sound Of The Bell tiene bene, il valzerone melodrammatico di Shutterbug
barcolla paurosamente, e fanno acqua tanto la patetica Loneliness Is Worse
quanto l'innamorata Venus Man Trap.
Subito dopo la registrazione del disco, le ragazze hanno perso il batterista
Jim Shapiro.
Le Veruca Salt stanno al foxcore come gli Stone Temple Pilots stanno al
grunge: imitazione che diventa canone.
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