- Dalla pagina sui Windsor For The Derby di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
I Windsor For The Derby sono tre polistrumentisti (originariamente della Florida,
ma trasferitisi prima a Austin e poi a New York), ovvero Dan Matz, Jason
McNeely e Chris Goyer, che si alternano alle chitarre e alle tastiere, più il batterista Greg Anderson.
Il gruppo non usa il basso, sostituito da un Farfisa.
Calm Hades Float (Trance Syndicate, 1996 - Secretely Canadian, 2006) è un disco senza titoli.
Basta ascoltare il valzer ambientale che funge da introduzione al primo brano
per farsi un'idea della potenza di queste intuizioni: non solo è ipnotico
come tutta la musica ripetitiva, ma ha anche un effetto stordente come nei
brani per martello pneumatico dei Neu o nelle sinfonie di Glenn Branca.
Il secondo brano fa ancora meglio, con il suo lento flusso di sonorità
ovattate, di rintocchi e di rombi, di vibrazioni e di echi. Anche in questo
caso la trance ambientale viene ottenuta con mezzi insoliti, anzi quasi
antitetici. L'ultimo brano mescola gli accordi dimessi delle chitarra a un lungo
drone di organo e ancora una volta ottiene un flusso omogeneo di suono da
un coacervo non lineare di suoni. Tutti e sette i brani sono puramente
strumentali, e ciascuno si affida a un'idea diversa di come generare ipnosi.
A differenza del vero minimalismo, in cui l'improvvisazione è legata a
una formula matematica, qui il brano è ancora una "jam", in cui gli strumenti
hanno ampia libertà di movimento. Uno dei contributi più interessanti degli
ultimi anni alla musica ambientale.
Sempre nel 1996 viene registrato l'EP Metropolitan Then Poland
(Trance Syndicate).
Al confronto di quelle partiture spettacolari, i cinque brani di turno sono
soltanto degli spunti a seguire. Exposito ben rappresenta l'ideologia
dell'album di esordio: i suoni disposti con accortezza lungo il percorso di
questo lungo viaggio nei dedali della trance non si ripetono meccanicamente e
non sono prolungati all'infinito; l'idea è invece quella di rigenerare di continuo questa tenue filigrana.
Gli altri brani tentano in un modo o nell'altro di spingersi oltre quel
canovaccio. Moving Florida fa leva sul ritmo di una batteria e sui ronzii
snervanti in primo piano; e Slow Death è quasi un brano di garage-rock,
appena dissonante.
Il mini-album (34 minuti) Minnie Greutzfeldt (Trance Syndicate, 1997) che fa seguito ai due EP dell'anno precedente conferma come in seno al gruppo (a cui si è aggiunto il bassista Adam Wiltzie degli Stars Of The Lid) regni un po' di confusione. Stasis abbozza una canzone rock, anche se ridotta ai minimi termini, mentre lo strimpellio freddo e dimesso di No Techno si spinge agli estremi della pura astrazione, del gioco sulle timbriche e dell'ambientale più statica. è Useless Arm, forse, a fornire la soluzione dell'enigma, a trovare il nesso: anche qui le chitarre improvvisano il loro soffice baccano di accordi su un tappeto ritmico piuttosto anomalo, ma questa volta si intuisce una melodia, frantumata in mille melodie incompiute, che potrebbe emergere all'improvviso. Dai Feelies ai Luna questo è una delle innovazioni armoniche più sfruttate dalla new wave in poi. I Windsor non ne fanno però nulla, la lasciano morire nel suo gracile tintinnio. Un'altra strada è segnata dalla trance subsonica di Skimming, laddove gli accordi si polverizzano e la nebulosa decolla verso galassie lontane. Anche questa però rimane un'intuizione isolata. Due o tre spunti potrebbero rappresentare il futuro di questo ensemble, ma nell'insieme questo disco delude, così come aveva deluso il secondo EP.
Il singolo Fangface (Meridian, 1998) continuava nell'operazione di astrazione.
Il mini-album Difference And Repetition (Young God, 1999), registrato nell'arco di due anni, fa un uso più cospicuo del canto, ma di musica rock ci sono soltanto tenui accenni in * e The Egg, e forse qualche eco di musiche psichedeliche degli anni '60 in ** e Lost In Cycles. E, a modo suo, l'omaggio commosso al mellotron di Nico. Ma il grosso di questi brani è composto da suoni rigorosamente ammaestrati, una tecnica che sfocia nelle strutture minimaliste di Shaker e Shoes McCoat (13 minuti), che Steve Reich non disdegnerebbe.
Awkwardness (Young God, 2001) è un disco di remix.
Earnest Powers + (EmperorJones, 2002) raccoglie tutti i singoli e tracce inedite (dal tintinnio angelico di WFMU, all'ipnotico strimpellare e tamburellare di Earnest Powers, fino alla simil-melodia upbeat di E Song e all'iperritmia industriale della piece à la Neu!, Fangface).
The Emotional Rescue LP (Aesthetics, 2002), fino a quel momento il loro lavoro più radio friendly, compie una decisiva svolta verso il formato canzone, e in particolare verso il folk-rock tradizionale. Alcune ballate (Now I Know The Sea, Awkwardness, Indonesian Guitars, Mythologies) si distinguono per etericità e delicatezza, in maniera non dissimili dai Mazzy Star.
Jason McNeely, Edward Robert (Paul Newman) e Christian Goyer hanno poi dato vita al progetto I Love You But I've Chosen Darkness (Emperor Jones, 2003) con un album omonimo che include il numero funky-soul di We're Still The Weaker Sex, ll disco-punk di When You Go Out e la funerea I Want to Die in the Hot Sun, tutte reminiscenti della vecchia scuola new wave (Talking Heads, Blondie, Joy Division).
La lunga The Melody of a Fallen Tree, da We Fight Til Death (Secretly Canadian, 2004), consegna la band alla pletora di "revivalisti", in compagnia di Interpol et similia.
I brani di Giving Up The Ghost (Secretly Canadian, 2005) sembrano piuttosto superficiali, e inducono a pensare che il solo scopo dell'album fosse quello di sdoganare il synth-pop di Praise mentre gran parte degli altri brani è costituito da riempitivi. Le uniche interessati eccezioni sono le strumentali Dirge For A Pack Of Lies e The Front.
Il tentativo di avvicinarsi alla musica pop mainstream venne ripetuto su How We Lost (Secretely Canadian, 2008) e Against Love (Secretly Canadian, 2010), con risultati altrettanto deprimenti.
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