I Cowboy Junkies sono un complesso a conduzione familiare di Toronto (Canada)
che annovera ben quattro membri della famiglia Timmins, fra i quali
Michael (principale compositore) e Margo (cantante).
Completano la formazione
Kim Deschamps alla chitarra bottleneck e slide e Jaro Czerwinec alla
fisarmonica.
Esordirono con uno stralunato omaggio al blues del Delta,
Whites Off Earth Now (Latent, 1986), registrato in un garage in un
solo giorno, ma presto i Timmins scoprirono la musica country.
Trinity Sessions (RCA, 1988)
e` cosi` un album molto diverso, una raccolta
di ballate atmosferiche che conservano del blues soltanto il senso di
desolazione. Lo stile di quest'album
discende soprattutto dai combo di western swing degli anni '50 e dalle
orchestrine country di Nashville, con un tocco del
Bob Dylan tex-mex di Desire.
Cio` che rende unici i loro brani e` che vengono
rallentati e soffocati fino alla catalessi, impreziositi e snaturati
da anomalie blues e jazz. Il
loro marchio di fabbrica e` il bisbiglio anemico e fatale, immerso in climi da film noir degli anni '30, di Margo Timmins, tenera chanteuse di cocktail lounge
a notte fonda o Marlene Dietrich della prateria (immortalata nelle due grandi
ballate country di Misguided Angel e 200 More Miles).
Voragini di "cool vibration" sono il cadaverico e spettrale Postcard
Blues, uno dei piu` lenti e dimessi di sempre, il "classic blues" strascicato I Don't Get It, la
malinconica chanson parigina To Love Is To Bury.
Le Trinity Sessions di fatto crearono le premesse per lo "slow-core"
degli anni '90 (Codeine).
Come sul disco precedente, dominano le cover, ma si sta facendo luce la
personalita` del chitarrista Michael Timmins.
Caution Horses (RCA, 1990) accentua la somiglianza con i cantautori
della malinconia (come Leonard Cohen).
La pacata, toccante semplicita` di
Where Are You Tonite e Cheap Is How I Feel
esalta la filosofia crepuscolare dei loro testi.
Il loro e` il rock piu` introverso dell'epoca.
Con Black Eyed Man (RCA, 1992) Timmins emerge
prepotentemente come la vera sorgente d'ispirazione.
Non a caso il disco comprende due cover di Townes Van Zandt, cantautore a
cui Timmins si ispira per le sue
Southern Rain e Murder Tonight In The Trailer Park.
I Cowboy Junkies abbandonano con questo disco le atmosfere desolate degli esordi
e adottano un sound piu` vigoroso.
La simbiosi stabilita fra l'autore (lui) e l'interprete (lei) e` quasi magica.
Il successivo Pale Sun Crescent Moon (RCA, 1993) vanta
Anniversary Song e Hunted, e beneficia di un sound piu` robusto.
Questi dischi soffrono pero` della debolezza costituzionale del sound
del gruppo, che raramente riesce a sostenere le novelle tragiche del leader.
Il loro e` un sound "invernale", non autunnale,
che ancora non ha trovato, e forse non puo` trovare, la misura giusta.
Forse proprio la coscienza di questo loro limite li induce a dare con
Lay It Down (Geffen, 1996) un'opera sfocata e generica, che
ritorna alle atmosfere spartane degli esordi
(Lonely Sinking Feeling, Now I Know).
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Miles From Our Home (Geffen, 1998) is the band's seventh album and the
age begins to show. Margo Timmins sounds like
Elizabeth Fraser without the arrangements: a terrific
singer, but vocalizing with little conviction.
The chill and the hush are gone, except in Blue Guitar.
Open (Latent, 2001)
is easily their best album since Black Eyed Man.
The magic is back for the feedback-drenched murder ballad
I Did It All For You and Dark Hole Again, two elegant exercises
in the stark, austere, shimmering, somnambulant, minor-key minimalism that
made them so essential.
Alas, the band (augmented with new players) steers away from
its forte for less powerful experiences like
Thousand Year Prayer and Beneath the Gate, that wander aimlessly
in search of an auteur.
On the other hand,
the singer is no longer the main attraction: guitarist Michael Timmins leads the
band in brooding jams like Bread and Wine and I'm So Open that
are reminiscent of
Dream Syndicate and
Built To Spill at their most metaphysical.
A darker ambience and a tougher production may reflect the experience of
growing up or the experience of being let down by the music industry.
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(Translation by/ Tradotto da Gianluca Mantovan)
Miles From Our Home (Geffen, 1998) e' il settimo album della band e l'eta'
comincia ad affiorare. Margo Timmins sembra Elizabeth Fraser senza l'arrangiamento:
tremenda ma poco convinta. Gelo e silenzio sono assenti salvo che in Blue
Guitar. Open (Latent, 2001) e' probabilmente il loro miglior album dai tempi
di Black Eyed Man. La magia e' di ritorno nelle murder ballad intrise di
feedback I Did It All For You e Dark Hole Again, due eleganti lavori nello
stile potente, austero, brillante, sonnambulo, minimale in tono minore che
li rese fondamentali. Purtroppo la band (ora con nuovi strumentisti) devia
verso esperienze meno potenti come Thousand Year Prayer e Beneath the Gate,
che vagano senza meta in cerca di autore. D'altro canto, la cantante non
e' piu' la maggior attrazione: il chitarrista Michael Timmins guida la band
in jam meditabonde come Bread and Wine e I'm So Open, simili a quelle dei
Dream Syndicate e Built To Spill piu' metafisici. Ambientazione piu' dark
e produzione piu' potente potrebbero essere sintomo di crescita oppure di
rigetto da parte dell'industria musicale.
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Unfortunately,
One Soul Now (Cooking Vinyl, 2004)
is an uninspired revision of their cliches, lacking both a concept and a
memorable melody. Ultimately, it is just background music for fans of
their trademark sound.
At The End Of Paths Taken (Zoe, 2007) confirmed the artistic decline.
The four-volume Nomad Series, ostensibly an attempt to diversify,
consisted of
Renmin Park (2010), a tribute to China,
an album of Vic Chesnutt covers,
a live album and
The Wilderness (2012).
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(Translation by/ Tradotto da Gianluca Mantovan)
Purtroppo, One Soul Now (Cooking Vinyl, 2004) è una banale revisione dei loro cliché, priva sia di un concetto che di una melodia memorabile. In definitiva, si tratta solo di suoni di routine per i fan del loro marchio di fabbrica. At The End Of Paths Taken (Zoe, 2007) ha confermato il declino artistico. I quattro volumi di Nomad Series, apparentemente un tentativo di diversificare, consistevano di Renmin Park (2010), un omaggio alla Cina, un album di cover di Vic Chesnutt, un album dal vivo e The Wilderness (2012).
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