L'idea dei Curve fu un po' quella di rimescolare tutto cio` che aveva avuto
successo negli anni '80, dal synth-pop dal dream-pop, dallo shogaze al
dark-punk, e sperare di centrare il successo di classifica.
Il gruppo faceva leva sul talento canoro di Toni Halliday, ennesima
"vocalist" poco dotata ad adottare come scusa le pose da sfinge rese celebri da Nico (ma senza un decimo
di quel carisma) e a copiare il gorgheggio atmosferico di Elizabeth Fraser, e di Dean Garcia, chitarrista, compositore
e "programmatore" di brani che si era fatto le ossa con gli Eurythmics.
Non stupisce pertanto che,
nonostante l'intenzione dichiarata di seguire le orme dei Jesus And Mary Chain
e My Bloody Valentine, nei loro brani si sentisse
soprattutto un incrocio fra il synth-pop degli Eurythmics e il dream-pop dei
Cocteau Twins.
Nei momenti migliori il risultato e` una versione ballabile e orecchiabile
dello shoegazing.
Dopo il progetto abortito degli State Of Play (con un album del 1996,
Balancing The Scales per la Virgin), nel marzo 1991 viene pubblicato
a nome Curve l'EP Blindfold (Anxious). Halliday
canticchia indifferente il ritornello di Ten Little Girls su un martellante e assordante rumore di
fondo; la title-track relega in secondo piano i vocalizzi eterei della cantante e porta in primo piano il
tribalismo e le distorsioni della chitarra; e il baccanale assume proporzioni cosmiche su No Escape
From Heaven. Lo stile e` gia` un classico.
Il primo EP viene subito seguito in testa alle classifiche dal secondo EP,
Frozen (Charisma, 1991). Benche' le canzoni siano nettamente inferiori, la title-track trova l'equilibrio
giusto fra tribalismo, distorsioni, gorgheggi ed elettronica, e Zoo accelera il tutto verso
l'interspazio. Ad ottobre e` la volta di Cherry, con l'ancor piu` frenetica Clipped e
l'ancor piu` spaziale title-track.
Il repertorio, gia` cospicuo, testimonia di un sound glaciale e al tempo stesso
caotico, affidato cinicamente al canto sensuale e agli arrangiamenti opulenti, con distorsioni e percussioni
tanto pronunciate e sovrapposte da formare uno spesso strato di rumore in continuo movimento.
Doppelganger (Anxious, 1992), benche' ancora
impostato su quel (non molto originale) concetto, rappresento` pero` un
significato progresso.
Il fatto saliente e` la produzione, un vero e proprio diluvio di
suoni che fa esplodere la componente piu` "scenografica" del dreampop.
La partitura strumentale di canzoni come Ice That Melts The Tips e` tanto
densa da occultare del tutto la melodia. Ne risulta un senso di austera
disciplina, da monaco tibetano entrato in uno stato al confine fra estasi e incubo.
Il disco conserva comunque l'appeal commerciale dei singoli.
Fait
Accompli e Already Yours sono delle varianti dello stesso canovaccio degli hit precedenti,
hanno l'unico merito di citare un sound diventato popolare. Horror Head e` appena piu`
evanescente, la title-track appena piu` ballabile. Un'andatura mediorientale in Lillies Dying (con
Halliday nei panni di Sinead O'Connor) e qualche sincope rhythm and blues in Split Into
Fractions (Halliday nei panni di una rapper) sono quanto di piu` audace il duo sa produrre.
Cuckoo (Anxious, 1993), preceduto da un brano quasi industriale,
Missing Link, incupisce l'atmosfera fino a lambire il dark-punk.
L'impatto della title-track e` molto piu` forte, anche se
Superblaster da` la sensazione di puntare sempre piu` alle
classifiche.
La pochezza d'idee sposata alla pochezza tecnica non consente d'altronde
voli pindarici.
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