Ghost, led by guitarist and vocalist Masaki Batoh, fused Japanese folk music and ambient music on Ghost (1991). The surreal orchestration and "ghostly" effects of Lama Rabi Rabi (1996), increased the gothic quotient,
while the four-part title-track of Hypnotic Underworld (2004)
was the crowning formal achievement of a group of visionary jazz-rock musicians,
equally adept at pop songwriting and bizarre avantgarde.
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I Ghost sono stati fondati nel 1987 dal chitarrista e cantante Masaki Batoh,
animatore di una vasta comune creativa, e annoverano
i polistrumentisti Taishi Takizawa (chitarre, archi e fiati) e Kazuo Ogino
(cornamuse, archi e fiati). Il loro sound nasce all'incrocio fra diverse
scuole, principalmente quella psichedelica, quella teutonica e quella
progressiva.
Ghost (PSF, 1991) fece scalpore per il modo in cui riusciva a
fondere folk giapponese e musica ambientale, un po' sulla falsariga della
Third Ear Band. La trilogia "tibetana" di Moungod, la visione alla
Pink Floyd di I've Been Flying e la folle percussivita` di
Sun Is Tangging disegnavano comunque un confine enorme.
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Second Time Around (PSF, 1992) is less psychedelic than it is progressive
and folk.
The majestic Nick Cave-esque sermon of Second Time Around sets the pace
for the best song:
the oneiric and Indian ambiance of Forthcoming From The Inside escalates
into a galloping Slavic raga, whipped by more emphatic singing.
At the same time, the celtic prelude of People Get Freedom and the
graceful medieval dance of Higher Order mark a regression to a more
pastoral sound.
A Day Of The Stoned Sky In The Union Zoo and Orange Sunshine
weave the mystical/lysergic
tones of Jefferson Airplane and
It's A Beautiful Day
into, respectively, a flute and piano dirge and a calm hymn.
This transitional album captures Ghost while the project is evolving from
a song format to a more abstract and loose format.
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(Translation by/ Tradotto da Paolo Latini)
Second Time Around (PSF, 1992) è meno psichedelico fi quanto
sia progressive e folk. Il maestoso seromone Nick Cave-iano di Second Time
Around si impone come migliore canzone; l'ambientazione onirica e indiana
di Forthcoming From The Inside cresce in una galoppante raga slavo, frustato
da un canto più enfatico.
Allo stesso tempo, il preludio celtico di People Get Freedom e l'elegante
danza medievale di Higher Order segnano una regressione ad un sound più
pastorale. A Day Of The Stoned Sky In The Union Zoo e Orange Sunshine
uniscono i toni mistici/lisergici di Jefferson
Airplane e di It's A Beautiful Day in,
rispettivamente, una messa per flauto e pianoforte e un quieto inno.
Questo album di transizione fotografa i Ghost mentre il progetto sta evolvendo
dal formato canzone ad un formato più astratto e sciolto.
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L 'album Temple Stone (PSF, 1994) corona l'ascesa del gruppo con
esibizioni dal vivo in una chiesa cristiana e un tempio buddista.
Il confine fra gotico e ambientale si fa sempre piu` sfumato, e cosi` quello
fra folk ed elettronica. I Giapponesi Ghost si ispirano alla scuola della
Projekt (Lycia, Black Tape For A Blue Girl, Love Spirals Downward, etc) ma si
spingono molto piu` avanti nel campo degli arrangiamenti. Pochi i precedenti
per gli abbozzi di quadretti esotici di Lama Rabi Rabi (Drag City, 1996),
per quegli strascichi di rumori
ambientali, per questi funambolici balletti astratti.
La lenta e ipnotica trance di Masttillah e` intessuta da otto minuti di giochi
di prestigio mediorientali (percussioni, flauti, cornamuse).
Quel misto di fanfara tribale e di sabba corale di Rabirabi rimescola
intuizioni di Magma, Gong e Popol Vuh. Il florilegio tzigano di Marrakesh
esplode in un bailamme di chitarre e percussioni e sconfina in una melodia
onirica alla Light My Fire.
Le melodie sono leziose fino alla nausea, ma sempre immerse in atmosfere
allucinate, super-lisergiche. Quella di Summer's Ashen Fable fa venire in
mente i primi Grateful Dead. Quella sterminata di Agate Scape caracolla a
ritmo country fino a perdersi dentro un buco nero di cacofonie in vertiginoso
crescendo.
Da un altro squarcio di tempo sbocciano la ballata acustica di Into The Alley,
il saltarello medievale di Who Found A Lost Rose e la litania africana di
Abyssinia, sempre perturbati da spunti etnici ed elettronici.
Batoh ha anche pubblicato due EP solisti,
A Ghost From The Darkened Sea (New Sound, 1996),
bizzarro tributo al folk psichedelico,
e Kikaokubeshi (New Sound, 1996), opera d'avanguardia,
che sono stati raccolti su
Collected Works 1995-1996 (Now Sounds, 1997 - Drag City, 2004).
Nel 1999 escono simultaneamente due album dei Ghost,
Snuff Box Immanence e Turn In Turn On Free Tibet .
Snuff Box Immanence (Drag City, 1999) li presenta in vesti completamente
diverse: quelle di giullari folk. Batoh ha composto una decina di ballate
acustiche che gli altri hanno arrangiato con dovizia di strumenti (clavicembalo,
tromba, trombone, marimba, vibrafono, arpa celtica, liuto, flauto, banjo,
campane tubolari e tastiere). Il risultato e` il folk medievaleggiante di
Regenesis, Soma e Sad Shakers,
un curioso ibrido di Jethro Tull e Donovan. Ma il disco pullula di bizzarrie,
come il kitsch di Live With Me,
ibrido di musica caraibica e di pop psichedelico.
Pochi i brani ambiziosi:
lo strumentale Daggma
fonde musica da camera occidentale e orientale all'insegna di cicli
percussivi in stile minimalista; e
la title-track e` un pastiche psichedelico, tanto stralunato quanto le ballate
di Syd Barrett e tanto sporco quanto i blues di Captain Beefheart.
L'album, sconcertante, segna un improvviso arretramento.
Turn In Turn On Free Tibet (Drag City, 1999) modera gli arrangiamenti,
ma introduce l'elemento propagandistico. Le ballate non si discostano molto
dallo stile folk del disco precedente (salvo essere molto piu` spartane), ma
il piglio e` decisamente piu`
politico, come dimostrano l'aria eroica di Comin' Home e il tempo
marziale di Change The World.
Il flauto di Kazuo Ogino, il vibrafono di Setsuko Furuya e il violoncello
di Hiromichi Sakamoto sono comunque maturati attraverso l'orgia del disco
precedente.
La title-track e` una suite di oltre mezz'ora, e sembra appartenere a un
altro gruppo, forse ai Popol Vuh di Hosianna Mantra. La melodia slitta
continuamente, il ritmo e` appena abbozzato, gli strumenti improvvisano
contrappunti tanto sconnessi quanto sensuali. Dalle volute iniziali
(arpeggi delicati di chitarra, gorgheggi di soprano,
accordi celestiali di vibrafono) si passa a una suspence metafisica
dominata dalle tastiere elettroniche e dalle percussioni. Poi
violoncello e vibrafono imbastiscono un pezzo da camera che viene divorato
da droni sempre piu` stridenti e assordanti. La musica scompare in una
nebulosa di rumori, che poco alla volta acquista le sembianze di un
bombardamento. Dopo un'epopea di trenta minuti, Batoh ritrova il bandolo
della matassa e lancia il suo accorato messaggio politico.
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With Ghost (Subpop, 2000), a collaboration with
Damon And Naomi.
Ghost lives up to its name on
Hypnotic Underworld (Drag City, 2004), particularly the four-part
23-minute title-track.
Its first 13-minute movement,
God Took A Picture Of His Illness On This Ground,
begins with metallic dissonances
(Kazuo Ogino's resonating keyboards and Michio Kurihara's space guitar)
that create a ghostly soundscape. The languid,
aneimic, disoriented wailing of a saxophone
(Taishi Takizawa), matched by equally dejected bass
lines (Takuyuki Moriya), arises from a sparse chaos of percussions,
(Junzo Tatetwa)
reminiscent of the Art Ensemble of Chicago.
The jamming slowly ascends to a
sophisticated interplay of dissonant, underplayed instruments
(last but not least, Masaki Batoh's acoustic guitar).
Saxophone, keyboards and guitars repeat the trick in
Escaped And Lost Down In Medina,
but the music is more lively (with a regular tempo) and driven by melodic
motifs. If the first movement was pure disintegration of a message, the
second movement is a spiritual gathering of intense feelings.
The keyboards still emit sudden spurts of dirty notes, the guitar still drones
to the skies, but the saxophone's loud and whirling prayer drives everything
into a moving crescendo.
Rock'n'roll finally erupts from Aramaic Barbarous Dawn, introduced by
manic riffs and cosmic keyboards, and then propelled into the infinite by
a medieval choir. This is also the first song, with Batoh's vocals penning
a surreal scenario, like Salvador Dali' meeting King Crimson.
The suite ends with an odd finale, Leave The World, which is simply
twenty seconds of very fast drumming.
The 10-minute Gangagmanag is another multi-part suite: a graceful instrumental dance led by jazzy flute and minimalist organ with spectral appearances of the other instruments; a sudden mutation into a bamboo forest; a coda of pounding piano and drums in a psychedelic ambience.
The rest of the album doesn't even come close to the rapture of the
monolithic title-track, but would still be a significant album by the standards
of the average psych-pop band:
Hazy Paradise is a languid ballad in the style of early Pink Floyd, augmented with harpsichord and King Crimson-ian mellotron;
Feed is another languid ballad, but this time in the melodramatic
tone of David Bowie;
Poper begins as a calm, gentle, pastoral medieval-sounding chamber piece for cello, flute and zither that suddenly explodes in a furious hard-rocking boogie a` la Jethro Tull;
Holy High is a frantic and syncopated saltarello that mixes medieval style and modern neurosis with folk-rock storytelling;
Kiseichukan Nite is a spoken-word piece with accompaniment of traditional Japanese instruments;
and the album closes with the mantra/osanna of Dominoes - Celebration For The Gray Days, recited over and over again in a triumphal procession of
minimalist repetitions of church organ melodies.
The title-track is, in many ways, the equivalent of Soft Machine's sixth album,
the crowning formal achievement of a group of visionary jazz-rock musicians.
The rest of the album is, in many ways, their A Saucerful of Secrets,
equally adept at pop songwriting and bizarre avantgarde.
Hiromichi Sakamoto has released the solo album
Zero-shiki (1999).
Ghost's guitarist Michio Kurihara released the solo albums
Sunset Notes (Pedal, 2005) and
Rainbow (2006).
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(Translation by/ Tradotto da Paolo Latini)
With Ghost (Subpop, 2000), è una collaborazione
con Damon And Naomi.
I Ghost rendono onore al proprio nome con Hypnotic Underworld (Drag
City, 2004), in particolare con la title-track, una suite di 23 minuti in quattro
parti. Il primo movimento di 13 minuti, God Took A Picture Of His Illness
On This Ground, comincia con dissonanze metalliche (le tastiere risonanti
di Kazuo Ogino e la chitarra "spaziale" di Michio Kurihara) che creano
un immaginario sonoro spettrale. Il languido lamento, anemico e disorientante,
di sassofono (Taishi Takizawa), contrappuntato da linee di basso egualmente
scoraggianti (Takuyuki Moriya), sorge da uno sparuto caos di percussioni (Junzo
Tatetwa), con reminiscenze di Art Ensemble of Chicago. La jam lentamente ascende
verso un sofisticato intreccio di strumenti dissonanti che suonano smorzati
(per ultimo ma non ultimo, Masaki Batoh alla chitarra acustica).Sassofono, tastiere
e chitarra ripetono il gioco in Escaped And Lost Down In Medina, ma la
musica è meno vitale (con un tempo regolare) e diretta da motivi melodici.
Se il primo movimento era pura disintegrazione di un messaggio, il secondo movimento
è un'assemblea spirituale di sentimenti intensi. Le tastiere continuano
ad emettere improvvise vampate di note sporche, la chitarra continua a dronare
nel cielo, ma la rumorosa e vorticosa preghiera intonata dal sassofono guida
ogni cosa in un movimentato crescendo. Rock'n'roll finalmente erutta da Aramaic
Barbarous Dawn, introdotta da riffs maniacali e tastiere cosmiche, e quindi
lanciata nell'infinito da un coro medievale. Questa è anche la prima
canzone, con la voce di Batoh che tratteggia uno scenario surreale, un incrocio
tra Salvador Dalì e i King Crimson. La suite termina con uno strano finale,
Leave The World, ossia appena venti secondi di drumming iper-veloce.
Gangagmanag (10 minuti) è un'altra suite in più movimenti:
una delicata danza strumentale guidata da un flauto jazzy e da un organo minimalista,
puntellata da spettrali apparizioni degli altri strumenti; un'improvvisa mutazione
in una foresta di bamboo; una coda di pianoforte e batteria in un ambiente psichedelico.
Il resto dell'album non si avvicina nemmeno all'estasi della monolitica title-track,
ma comporrebbe comunque un album significativo, data la qualità media
delle altre band di psych-pop: Hazy Paradise è una languida ballata
nello stile dei primi Pink Floyd, impreziosita da un harpsichord e da mellotron
King Crimson-iano; Feed è un'altra languida ballata, ma stavolta
nel registro melodrammatico di David Bowie; Poper inizia come piece da
camera, calma e tenue, dai toni pastorali e medievali, suonata con violoncello
flauto e cetra, e poi improvvisamente esplode in un furioso boogie hard-rock
à la Jethro Tull; Holy High è un saltarello frenetico e
sincopato che unisce stile medievale e nevrosi moderne con una narrazione folk-rock;
Kiseichukan Nite è una piece spoken-word con accompagnamento di
strumenti tradizionali giapponesi; e l'album si chiude con il mantra/osanna
di Dominoes - Celebration For The Gray Days, recitata continuamente in
una trionfale processione di ripetizioni minimaliste di melodie per organo chiesastico.
La title-track è, sotto molti aspetti, l'equivalente del sesto album
dei Soft Machine, la sommità formale raggiunta da un gruppo di visionari
musicisti di jazz-rock. Il resto dell'album è, da par suo, il loro A
Saucerful of Secrets, equalizzato e adattato al cantautorato pop e alle
bizzarrie dell'avanguardia.
(Translation by/ Tradotto da Paolo Latini)
With Ghost (Subpop, 2000), è una collaborazione
con Damon And Naomi.
I Ghost rendono onore al proprio nome con Hypnotic Underworld (Drag
City, 2004), in particolare con la title-track, una suite di 23 minuti in quattro
parti. Il primo movimento di 13 minuti, God Took A Picture Of His Illness
On This Ground, comincia con dissonanze metalliche (le tastiere risonanti
di Kazuo Ogino e la chitarra "spaziale" di Michio Kurihara) che creano
un immaginario sonoro spettrale. Il languido lamento, anemico e disorientante,
di sassofono (Taishi Takizawa), contrappuntato da linee di basso egualmente
scoraggianti (Takuyuki Moriya), sorge da uno sparuto caos di percussioni (Junzo
Tatetwa), con reminiscenze di Art Ensemble of Chicago. La jam lentamente ascende
verso un sofisticato intreccio di strumenti dissonanti che suonano smorzati
(per ultimo ma non ultimo, Masaki Batoh alla chitarra acustica).Sassofono, tastiere
e chitarra ripetono il gioco in Escaped And Lost Down In Medina, ma la
musica è meno vitale (con un tempo regolare) e diretta da motivi melodici.
Se il primo movimento era pura disintegrazione di un messaggio, il secondo movimento
è un'assemblea spirituale di sentimenti intensi. Le tastiere continuano
ad emettere improvvise vampate di note sporche, la chitarra continua a dronare
nel cielo, ma la rumorosa e vorticosa preghiera intonata dal sassofono guida
ogni cosa in un movimentato crescendo. Rock'n'roll finalmente erutta da Aramaic
Barbarous Dawn, introdotta da riffs maniacali e tastiere cosmiche, e quindi
lanciata nell'infinito da un coro medievale. Questa è anche la prima
canzone, con la voce di Batoh che tratteggia uno scenario surreale, un incrocio
tra Salvador Dalì e i King Crimson. La suite termina con uno strano finale,
Leave The World, ossia appena venti secondi di drumming iper-veloce.
Gangagmanag (10 minuti) è un'altra suite in più movimenti:
una delicata danza strumentale guidata da un flauto jazzy e da un organo minimalista,
puntellata da spettrali apparizioni degli altri strumenti; un'improvvisa mutazione
in una foresta di bamboo; una coda di pianoforte e batteria in un ambiente psichedelico.
Il resto dell'album non si avvicina nemmeno all'estasi della monolitica title-track,
ma comporrebbe comunque un album significativo, data la qualità media
delle altre band di psych-pop: Hazy Paradise è una languida ballata
nello stile dei primi Pink Floyd, impreziosita da un harpsichord e da mellotron
King Crimson-iano; Feed è un'altra languida ballata, ma stavolta
nel registro melodrammatico di David Bowie; Poper inizia come piece da
camera, calma e tenue, dai toni pastorali e medievali, suonata con violoncello
flauto e cetra, e poi improvvisamente esplode in un furioso boogie hard-rock
à la Jethro Tull; Holy High è un saltarello frenetico e
sincopato che unisce stile medievale e nevrosi moderne con una narrazione folk-rock;
Kiseichukan Nite è una piece spoken-word con accompagnamento di
strumenti tradizionali giapponesi; e l'album si chiude con il mantra/osanna
di Dominoes - Celebration For The Gray Days, recitata continuamente in
una trionfale processione di ripetizioni minimaliste di melodie per organo chiesastico.
La title-track è, sotto molti aspetti, l'equivalente del sesto album
dei Soft Machine, la sommità formale raggiunta da un gruppo di visionari
musicisti di jazz-rock. Il resto dell'album è, da par suo, il loro A
Saucerful of Secrets, equalizzato e adattato al cantautorato pop e alle
bizzarrie dell'avanguardia.
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Unfortunately,
In Stormy Nights (Drag City, 2007)
steered towards fashionable psychedelic-folk litanies (Motherly Bluster,
the ten-minute closer Grisalle).
Ghost, never known for predictability, seemed determined to dump the glory of
Hypnotic Underworld for a far less ambitious program.
Rescuing the album from triviality are the bombastic noisefest of Water Door Yellow, the
martial invocation of the eight-minute tympani-driven Gareki No Toshi
(one of their most aggressive moments on record),
and the 28-minute collage of Hemicyclic Anthelion,
constructed in studio by Batoh assembling snippets of live performances,
that works as a summary of Ghost's past achievements.
Rainbow (Pedal, 2006) is a collaboration between Ghost's guitarist Michio Kurihara and Boris.
Michio Kurihara's solo album Sunset Notes (Pedal, 2005 - Ba Da Bing!, 2007) was an experiment in atmospheric "frippertronics".
Espvall and Batoh (Drag City, 2008) was a collaboration
between Swedish-born cellist and vocalist Helena Espvall of
Espers and Masaki Batoh of Ghost.
Alas, the Espers are the main influence on the erratic and meandering folkish
ballads (three covers) and jams (stand-out Kyklopes).
However, the collaboration improved on Overloaded Ark (Drag City, 2009).
The ferocious medieval saltarello of Little Blue Dragon is the appetizer
for the eleven-minute bacchanal of Overloaded Ark, that ends in a
devilish crescendo.
The twelve-minute Until Tomorrow is a more abstract and dilated affair,
a psychedelic flight with distant refracted vocals flying over a tender tapestry
of guitar and cello
Espvall's neoclassical and folk roots permeate the ten-minute
Over The Luminesce Land, although Batoh's "translation" is all massive
droning and chaotic dissonance.
Sham No Umi is a reworking of a song from
Masaki Batoh's A Ghost From The Darkened Sea (1995).
There is a huge gap in quality between the (rather trivial) songs and the
(astutely experimental) instrumentals, and between the shorter pieces (mostly
redundant) and the three longer pieces (three peaks of Batoh's career).
Batoh's Brain Pulse Music (2012) used brain waves as sound sources
(next to traditional Japanese acoustic instruments and percussion, chanting and theremin)
and was intended as a requiem for the victims of the 2011 earthquake and tsunami.
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(Translation by/ Tradotto da xxx)
Se sei interessato a tradurre questo testo, contattami
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