In una cittadina di New Plymouth, in New Zealand, ebbe origine nel 1981 una
delle esperienze piu` importanti del decennio: i fratelli Peter e Graeme
Jefferies, l'uno batterista e cantante e l'altro chitarrista,
diedero vita ai Nocturnal Projections.
Dopo tre EP e il singolo Out Of Our Hands, raccolti su
Nerve Ends In Power Lines (Raffmond, 1995),
il gruppo muto` nome in This Kind Of Punishment.
Con This Kind Of Punishment (Xpressway)
i TKOP stabilirono un nuovo standard di new wave sperimentale, in
cui tanto le ballate folkrock quanto i pezzi d'avanguardia erano composti ed
eseguiti con intensita` e coscienziosita` da musica classica (per quanto
registrati, come tradizione locale, in maniera amatoriale).
Beard Of Bees (TKP, 1984) (Xpressway, 1990) fece anche meglio: le tipiche canzoni oblique
di Peter (Open Denial) coesistono con le prime composizioni kafkiane di
Graeme (From The Diary Of Herman Doubt) e i primi pastiche
dadaisti (East Meet West).
Peter Jefferies, benche' piu` anziano, era in realta` asservito al genio del
fratello Graeme, che verso la fine si cimentava anche alle tastiere e agli
strumenti ad arco (la viola in particolare).
Si sciolsero dopo la pubblicazione dell'EP 5 By Four
(Flying Nun, 1985),
il loro lavoro piu` audace, con puzzle postmoderni come North Head.
Postumo usci` il terzo album, In The Same Room (Flying Nun, 1987)
(Ajax, 1993), con canzoni molto piu` regolari come
Don't Go e Left Turns Right e una nevrotica
Words Fail Me.
Il bassista Johnny Pierce e il chitarrista Chris Matthews avevano gia` formato
gli Headless Chicken.
A differenza del fratello, emigrato in Gran Bretagna alla testa dei
Cakekitchen, Peter e` invece rimasto a Dunedin.
Nello stesso anno in cui si spegneva il progetto TKOP, Jefferies registro`
At Swim Two Birds (Flying Nun, 1987) (Xpressway, 1989) (Drunken Fish, 1997),
del quale vennero originariamente stampate soltanto trecento copie.
Il disco, registrato in due sole settimane e interamente suonato da Jefferies
(percussioni, chitarra, pianoforte elettrico)
e dall'amico Jono Lonie (chitarra e violino), e` rigorosamente strumentale, e
ogni brano e` rigorosamente diverso dagli altri.
Il tono austero con cui sono
eseguiti fanno pensare ad altrettanti mini-concerti d'avanguardia.
Salvo rari excursus dissonanti (Interalia il piu` cacofonico e creativo),
la musica e` comunque tonale. Le melodie sono pero` spaesate al limite del
minimalismo.
Sul tribalismo surreale di Thief With The Silver (per pianoforte picchiato
selvaggiamente, violino distorto alla John Cale e percussioni africane) si leva
un tema da film di pellerosse.
Piano comincia con un duetto fra una figura meccanica del pianoforte e i
gemiti del violino, poi si libra in un carillon propulso dalle percussioni.
At Swim Two Birds e la sua nebulosa di vagiti di violino ed elettronica,
la zoppicante Tarantella mandata in loop su un nugolo di percussioni,
il riff distorto e i nastri petulanti in crescendo marziale di
The Standing Stone, sono altrettanti sketch dell'assurdo, quasi delle parodie
dei capolavori minimalisti di Riley e Reich.
L'assolo di chitarra di Short Was Fast e` tipico del modo in cui Jefferies
sa tenere un discorso filosofico con i mezzi piu` strampalati.
Il disco si chiude con un'altra romanza per Piano, tanto astratta quanto
tenera.
Peter Jefferies formo` prima i Plagal Grind in duo con Galbraith
(due EP, Catapult e Swerve su Xpressway) e poi i Cyclops
(nell'estate del 1989) con Bruce Blucher (ex chitarrista degli Alpaca Brothers),
Kathy Bull (ex bassista dei Look Blue Go Purple), Andre Richardson al canto e
se stesso alla batteria.
Simpleton (Feel Good All Over), il singolo
d'esordio, e l'EP Goat Volume, con Infinite Tick e Gurgle
Throat, devono molto al sound degli Alpaca Brothers.
Le registrazioni dei Cyclops
Goat Volume (IMD, 1995) raccoglie tutto il materiale precedente e
qualche nuova registrazione.
Peter ha espresso la sua contorta personalita` soprattutto nell'album solista
The Last Great Challenge In A Dull World (Xpressway, 1991 - Ajax, 1992),
un'opera criptica che alterna strumentali alla Satie, ballate surreali alla
Brian Eno e declamazioni quantomeno bizzarre.
Peter Jefferies' tormented personality is best documented by his
solo album
The Last Great Challenge In A Dull World (Xpressway, 1991 - Ajax, 1992),
a cryptic work that alternates between
mad rants like Domesticia (for kitchen noises and solo voice) or
While I've Been Waiting (drowned in a haze of guitar noises),
and Satie-inspired piano vignettes like The House Of Weariness
or Likewise (the piano having become Peter's favorite obsession).
Jefferies' specialty are humorous sermons like Chain Or Reaction
(with a guitar progression that sounds almost like a revision of the
Rolling Stones' Satisfaction),
Guided Tour Of A Well Known Street
(a grotesque take on the Velvet Underground's raga-boogie),
The Other Side Of Reason (a demented Stooges ripoff that relapses
into an epileptyc pow-wow dance),
and Catapult (distorted guitars beating an epic tempo).
These are delivered in a haughty, stiff tone that contrasts with the
shabby, graceless playing.
The most "musical" tracks are atmospheric ballads like
On An Unknown Beach, Neither Do I and
Listening In,
sung in a suicidal tone halfway between Leonard Cohen and Ian Curtis
(Joy Division) and accompanied by a
dreadfully out of tune piano.
Two of the best stories,
The Fate Of The Human Carbine
and The Last Great Challenge In A Dull World, are instead
dominated by the guitar and reassuringly intoned a somewhat more lively manner.
The album is a fantastic cauldron of eccentric ideas, not unlike the most
extreme works by Julian Cope. Just like Cope,
Jefferies comes through as a schizophrenic case, capable of mutating at
every song into a different persona. Jefferies devotes
little or no time to musical details: songs are largely improvised and performed
with whatever means available.
Electricity (Ajax, 1994) contiene 17 brevi canzoni sulla stessa
falsariga. L'umore e` in realta` ben diverso: Jefferies sembra attraversare
una profonda crisi esistenziale, che si traduce in liriche durissime e
tristissime.
A Chorus Of Interludes (Ajax, 1996) raccoglie materiale dei primi tempi
e rarita`.
Peter ha anche registrato diversi singoli in duo con altri musicisti
e ha collaborato al progetto 2 Foot Flame (Matador, 1996)
con Michael Morley (Dead C) e Jean Smith
(Mecca Normal).
Il risultato e` molto pretenzioso e assomiglia a Patti Smith in delirio
su un sottofondo degli Half Japanese
(la lunga Cordoned Off) o a Patti Smith che declama con accompagnamento
di Jimi Hendrix (Already Waiting).
Ultra Drowning (Matador, 1997) e` altrettanto difficile, ma sembra
raccogliere piu` che altro scarti del precedente.
Elevator Madness (Emperor Jones, 1997) is an accomplished but somewhat
timid summary of Jefferies' stylistic prowess, from the
dissonant music of Elevator Madness to the superb fairy tale
Satellites And Sparks.
Pieces like
Loop and 28 Years highlight the post-ambient experiments, while
World In A Blanket shows Jefferies unusually comfortable with melodrama.
Best are the melancholy piano ballads, turned into ghostly exercises, like
The Strange Case Of Stuart Townshend and
Echoes.
Substatic (Trance Syndicate, 1998) e` un lavoro (puramente strumentale)
piu` ambizioso, che richiama persino i sound apocalittici di Faust e Neu
Le cinque lunghe composizioni sono minimaliste in spirito: lo schema armonico
si protrae con minime variazioni. Ma lo schema e` complesso, ed e` suonato
con la foga della musica rock, non con l'austerita` della musica d'avanguardia.
Index e` propulso da un semplice riff di chitarra, un carillon frenetico
di pianoforte e una cadenza tribale di batteria; dopo una violenta distorsione
di chitarra, il brano perde il pianoforte e acquista maggior tribalismo; il
pianoforte ritorna per suonare una delicata romanza su uno sfondo di droni
elettronici.
Il riff angoscioso di Signal viene doppiato dal basso e dal pianoforte
su un battito ancora selvaggio di batteria; la scansione diventa sempre piu`
maniacale finche' gli strumenti picchiano semplicemente all'unisono.
Il loop elementare di Kitty Loop ha l'impeto del punk-rock per via
del timbro asprissimo della chitarra e della cadenza martellante della batteria.
Damage e` una nebulosa di rumori manipolati in studio.
Three Movements (sedici minuti), sempre all'insegna di un ritmo
febbrile, sviluppa un tema cantabile della chitarra e del piano in uno
stile a meta` strada fra il Peter Green di End Of The Game e un
complesso di jazz-rock; il tema si spegne poi a passo sempre piu` lento,
relegato al pianoforte, per morire in un un'atmosfera da incubo in cui
sembra di sentire cannonate e tamburi marziali.
Jefferies suona praticamente tutti gli strumenti da soli (dimostrandosi anche
prodigioso batterista ed esperto pianista).
Come spesso capita a Jefferies, e` una di quelle opere in anticipo sui tempi
che richiedera` qualche generazione di esegeti per decifrarla del tutto.
I suoi dischi solisti sono gemme di eccentricita` incontrollata. La sua
personalita` e` sfuggente e squilibrata. Jefferies lascia sempre l'impressione
di un genio alla Beethoven, in gran parte incompreso dai contemporanei, che
sfoga la sua frustrazione in opere monumentali, alla ricerca del senso
ultimo della condizione umana, e trattando il resto della razza umana come
un mero rumore di fondo.
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The towering personality of New Zealand's scene in the second half of the decade was Peter Jefferies.
The surreal all-instrumental pieces of At Swim Two Birds (1987)
and the cryptic The Last Great Challenge In A Dull World (1991),
which alternates between Satie-inspired piano vignettes and
atmospheric, depressed ballads a` la Julian Cope,
documented the artist's tormented personality.
After indulging in more undecipherable unhappiness on
Electricity (1994) and Elevator Madness (1997), Jefferies crafted
his masterpiece (returing to the purely instrumental format),
Substatic (1998), five nightmarish compositions that mix
Steve Reich's minimalism, Faust and Peter Green's End Of The Game
with his downcast folly.
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