I Kula Shaker
si erano presentato sui tabloid britannici (piu` che nelle classifiche)
con l'esuberante psichedelia
anni '60 dei singoli Grateful When You're Dead (ma i suoi vigorosi riff di
chitarra e d'organo da soul-rock, il canto ruggente e le cadenze sincopate
erano soltanto un incidente di percorso) e Tattva (un estratto di
tecniche tardo-Beatles, ritornello a passo di marcetta, contrappunto
classicheggiante ed effetti lisergici).
Memore di tante "next big thing" che sono state sepolte nel giro di pochi mesi,
la casa discografica ha pensato bene di far loro registrare un album,
K (Columbia, 1996), mentre i tabloid sono ancora caldi di stampa.
L'irruenza di Hey Dude (brillante ritmo funky, rap spavaldo, ritornello
ruvido da garage) fa intuire come suonerebbero i Stone Roses da svegli.
Le tastiere martellanti e il riff stentoreo di Knight On The Town riesumano
il fantasma degli Who. Smart Dogs fa man bassa di segni classici, dal
ritornello Merseybeat alla cadenza marziale, dalla chitarra infuocata
all'organo soul.
Fra i tanti omaggi alla musica indiana (compreso il nome del complesso)
va segnalata Govinda, una fedele imitazione della musica leggera indiana dei
nostri giorni. Degna di nota anche la combinazione di
Temple Of Everlasting Light, quel vortice di flamenco che si stempera in un
raga mentre la sezione ritmica imita le tabla.
Le velleita` trascendenti servono comunque soltanto a rubare qualche sonorita`
esotica.
L'efficacia dei quattro musicisti e` indiscutibile.
Le ritmiche tribali di Paul Winter incalzano costantemente e sono quasi sempre
in primo piano. L'organo di Jay Darlington e` sempre presente sullo sfondo con
le sue frasi atmosferiche e le sue timbriche retro`. Questi due strumenti
bastano da soli a rendere denso il sound.
Crispian Mills ha indubbiamente mandato a memoria tutti i classici della
chitarra, da Hendrix a Clapton, e il suo genio consiste nel citarli tutti per
un secondo ciascuno e cio` nonostante suonare fluido e uniforme.
Non e` nostalgia, e non e` necrofilia. Semplicemente un altro esempio di
Brit-pop opportunista.
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the Italian text, please contact me.
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(Translation by/ Tradotto da Walter Consonni)
Peasants Pigs And Astronauts (Columbia, 1999) è un
altro brillante esercizio riguardo il non suonare ciò che si
asserisce di suonare. Certo, Great Hosannah è sostenuta
da un terrificante mescolanza dance-psichedelica alla Stone Roses e vanta impressionanti contappunti
di gospel, cori d'organo e persino tablas indiane, ma in definitiva
è il ritornello orecchiabile che "vende" la canzone.
Mystical Machine Gun si apre con un solenne inno indiano che si
trasforma in una scherzosa ouverture orchestrale, e tosto vira verso
una fanfara colorata di reggae per poi esplodere in un rumoroso
ritornello in crescendo, tanto creativo quanto lo è Magical
Mystery Tour dei Beatles. I Kula Shaker sono maestri di pop
retrogrado, artisti dei brani più stereotipati che suonano come
ritagli di una collezione di dischi del passato (SOS non
è rubata da Living In The Past dei Jethro Tull?). 108
Battles è una somma di stili vocali degli anni Sessanta (su
una jam strumentale bluesy).
Non vi sono dubbi sul fatto che alcuni giochi di prestigio facciano
apparire fantastiche trasformazioni. Il ritmo martellante, gli
strumenti sovrapposti e le armonie vocali dei Beatles bastano a
trasformare la garbata melodia folk di Shower Your Love in
un'epica mini-sinfonia. Ma quando la band si stacca dal caricaturale e
tenta di diventare un'entità originale, la musica suona
francamente in maniera poco ragguardevole, musica world poco riuscita
(i 12 minuti di Golden Avatar dovrebbero essere il brano hare
krishna meno ispirato da sempre) o, peggio, ballate soul-jazz di
secondo piano.
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Peasants Pigs And Astronauts (Columbia, 1999) is another brilliant
exercise in not playing what they claim they are playing. Sure,
Great Hosannah si propelled by a terrific
Stone Roses dance-psychedelic shuffle and boasts
impressive counterpoints of gospel, organ choir and even Indian tablas,
but ultimately it's the catchy refrain that "sells" the song.
Mystical Machine Gun opens with a solemn Indian hymn that turns into
a mock orchestral ouverture, and soon delves into a reggae-tinted fanfare
soaring in a noisy refrain in crescendo,
as creative as the Beatles' Magical Mystery Tour.
Kula Shaker are master of retro-pop, craftmen of stereotype-laden tracks
that sound like a collector's cut-ups of records of the past
(isn't SOS a rip-off of the Jethro Tull's Living In The Past?)
108 Battles is a summation of vocal harmonies styles of the Sixties
(over a bluesy instrumental jam).
No doubt some sleights of hand conjure fantastic transformations.
The pounding rhythm, layered instruments and Beatles vocal harmonies
turn on itself the gentle folk tune of Shower Your Love into an
epic mini-symphony.
But when the band takes off the caricaturist hat and tries to come up
with an original persona, the music sounds just plain unremarkable,
half-baked world-music (the 12-minute Golden Avatar ought to be the
least inspired hare krishna track ever)
or, worse, second-rate soul-jazz ballads.
Crispian Mills later formed Jeevas, that released
1-2-3-4 (Cowboy Musik, 2003), with a less retro` and more mature sound.
Strange Folk (2008) was embarrassing even by their embarrassing standards.
Every single element (lyrics, melodies, playing, arrangements) is awful.
And what is not awful is simply copied from the classics of the 1960s.
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