Shinjuku Thief sono gli australiani Darrin Verhagen e Francois Tetaz,
dediti a collage in cui coesistono elementi industriali, ambientali, jazz
e dance.
Bloody Tourist (Extreme, 1992) si apre con l'attacco
industriale violentissimo di Komachi Ruins. Il resto del disco, comunque,
si cala in una bruma di armonie sfumate, di rumori indecifrabili, di ritmi zoppicanti, di voci
incomprensibili. Il metodo di composizione rasenta l'aleatorietà più assoluta, con in
aggiunta un atteggiamento pigro e annoiato. Feather Woman Of The Jungle sembra costruita per
accumulo casuale di segni musicali non correlati fra loro (sassofono jazz, percussioni esotiche ed
elettronica lunare).
Le atmosfere più liquide e oniriche vivono di rumori notturni
(Burden Of Dreams), di incubi subsonici (Preacher's Ghost), di tribalismi surreali
(Hallucinations) e di distanti echi elettronici (Sacrifice), lasciano intuire più che
dire. Apice di questo metodo di dissoluzione è la suite minimalista di Open Wound, in cui
una lenta figura malinconica di chitarra acustica sfuma in rumori di oceano e di vento, nella litania
lontana di una cantante araba e nei tocchi leziosi di un pianoforte. Soltanto Nkoma, sul finire,
ritrova l'energia funky dell'inizio.
The Scribbler (Dorobo) e` la colonna sonora di una piece
teatrale.
Con The Witch Hammer (Dorobo, 1993) Verhagen approda a un magniloquente
gotico orchestrale. La musica vive quasi soltanto di effetti sonori.
The Witch Hunter (Dorobo, 1995) e` la sua naturale continuazione, ma
il sound e` meno sensazionalista.
Verhagen filtra e liquefa la materia musicale, fino a lasciare di essa soltanto
impronte digitali, codice genetico e strisce di sangue.
Darrin Verhagen ha anche pubblicato in proprio
Succulent Blue Sway (Dorobo, 1995).
|
If English is your first language and you could translate this text, please contact me.
Scroll down for recent reviews in english.
|