Manchester's 1988 "summer of love" became a musical movement
with the debut of Stone Roses, one of
the most influential English bands of the decade.
Stone Roses (1989)
epitomized the fusion of hypnotic disco beats, catchy melodies,
surreal arrangements, and Sixties-style naif enthusiasm.
Crossing Byrds with Abba, and Hendrix with Petula Clark, and
James Brown and the Mamas & Papas, songs such as
I Wanna Be Adored, She Bangs The Drums and
Made Of Stone bridged different languages and civilizations
while setting the foundations of a new language and a new civilization.
Credit went not so much to
vocalist Ian Brown and guitarist John Squire, but to the
rhythm section of Alan John "Reni" Wren (drums) and Gary Mounfield (bass).
Squire's guitar was more predominant on Second Coming (1994), a work
heavily infected by hard-rock and southern boogie.
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A capitanare la piccola rivoluzione di Manchester negli anni '80 furono
gli Stone Roses di Ian Brown.
Il complesso (ex Patrol, ex English Rose) venne alla ribalta con
un pop al tempo stesso ballabile e atmosferico, in egual misura debitore
nei confronti della disco-music, del rock psichedelico e del dark-punk,
ma soprattutto radicato nel brio adolescenziale.
Se So Young (1985) era ancora acerba e insicura (chiassosa e
nevrastenica), la dolce
Sally Cinnamon (1987) e la tribale Elephant Stone (1988)
puntavano
decisamente verso un recupero dello spirito gioviale dei Sixties.
Le registrazioni dei primi mesi riaffioreranno anni dopo su
Garage Flower (Garage Flower, 1997).
La miscela prese fuoco proprio negli anni caldi dei rave e presto il
gruppo divenne sinonimo di quella scena iper-psichedelica, anche se in
realta` c'erano in circolazione gruppi ben piu` psichedelici e gruppi
ben piu` techno. Gli Stone Roses in qualche modo rappresentarono il giusto
compromesso fra tutte le istanze del momento: melodia, ballo, ecstasy.
Sia il cantante sia il chitarrista non si possono elencare fra i virtuosi
delle rispettive categorie, anzi. Ian Brown talvolta si limitava a modulare
appena la voce, talaltra bisbigliava come in trance.
John Squire centellinava le invenzioni alla chitarra, per quanto non ignaro
di Jimi Hendrix. Se i due leader compivano il minimo sforzo, gran parte
del sound era responsabilita` della sezione ritmica di
gravava su Alan John "Reni" Wren (batteria) e Gary Mounfield (basso), impegnata
in continui tour de force.
L'album
Stone Roses (Silvertone, 1989) funse di fatto da manifesto per il
"Mad-chester sound" e trabocca dell'entuasiasmo naif per la nuova "summer of
love". Non a caso e` pieno di riferimenti alla prima "summer of love".
La ballata I Wanna Be Adored,
bisbigliata con tono malinconico su una cadenza ipnotica e lievemente sincopata,
funge da ouverture, ma non e` rappresentativa del resto.
Il disco profuma di Sixties quasi dappertutto.
She Bangs The Drums ripropone la solare esuberanza del "jingle jangle"
dei Byrds su un forte ritmo da ballo.
Le armonie vocali dei Byrds permeano invece
Waterfall, che caracolla a ritmo country-rock, infiorettata da
strimpellii psichedelici, e
Bye Bye Badman, ancor piu` ipnotica e sorridente.
Ancora le armonie vocali della California spensierata degli anni '60
popolano Sugar Spun Sister (Beach Boys, Associations) e soprattutto
la marziale Made Of Stone (Mamas And Papas).
La mano del gruppo si avverte nel modo in cui la ritmica deforma quelle
semplici melodie trasformandole in trance trascendenti. E` soprattutto Reni
a dominare il sound degli Stone Roses. Non solo le sue cadenze "sono" la
canzone, ma i suoi virtuosismi la colorano di sfumature psichediche o persino
mistiche. Squire si limita ad agghindare il suo
drumming fantasioso con uno squillante jingle-jangle.
Brown ha l'unico merito di saper cantare una melodia senza stonare.
Brown e Squire erano soprattutto abili confezionatori di melodie pop:
nessuno di questi brani avrebbe rappresentato lo spirito dei tempi se non
fosse stato innanzitutto orecchiabile.
Le droghe dei rave prendono la mano al gruppo in
Don't Stop, una partitura raga per chitarra distorta a ritmo galoppante
(un brano di cui sarebbe stato fiero Hendrix),
nell'epico crescendo di This Is The One, che mette a frutto tutti
gli esperimenti vocali del disco,
e nelle bizzarrie ritmiche e armoniche di
I Am The Resurrection (otto minuti).
Quel disco rappresenta pero` gia` il passato, non il presente. Gli Stone Roses
del 1989 sono quelli del singolo Fool's Gold, uno shuffle nevrastenico
con testo bisbigliato, percussioni tribali e wah-wah sfrenato.
e One Love, che sul retro vanta una lunga composizione d'avanguardia,
Something's Burning.
Il gruppo aveva involontariamente lanciato un gigantesco fenomeno commerciale
e ne venne travolto in malo modo. Spiazzato dalla stessa moda che aveva
contribuito a creare, e coinvolto in una serie di
disavventure legali, il gruppo smise praticamente di suonare.
Attesissima dai media britannici, la reentre` in pompa magna di
Second Coming (Geffen, 1994) non ha molta sostanza ma ha certamente
infinita forma.
Il nuovo corso e` ben rappresentato dal boogie sudista e dalla melodia
insinuante di Love Spreads, segni stereotipi trasformati in ballo ebbro.
Il resto segue quelle direttive, che si ispiri alla scuola bluesrock
(quello scattante e ringhioso dei Led Zeppelin in Driving South e Good Times, quello
funky e dinoccolato degli Allman Brothers in Daybreak) che rifaccia il verso ai Beatles di
Tomorrow Never Knows (Begging You) o ai Beach Boys di
Barbara Ann (Tightrope) o a se stessi
(Ten Storey Love Song) o ancora ai Led Zeppelin di Stairway
To Heaven (Tears), talvolta in maniera anche troppo spudorata.
La maturita` compositiva di Squire e` al culmine:
Breaking Into Heaven fonde la world-music onirica di Jon Hassell,
il chitarrismo
devastante di Jimi Hendrix ed eleganti tribalismi funky prima di affondare gli artigli con un ritornello
spaziale da psichedelia vecchia maniera.
La chitarra e` diventata la prima voce del gruppo (Brown non e`
neppure citato fra gli autori delle musiche).
Se Jimi Hendrix fosse vissuto nell'era dei rave, forse si
sarebbe rimbecillito al punto da suonare come Squire.
Nonostante il timbro piu` maturo della chitarra di Squire, i gorgheggi piu`
sobri di Brown e la maggiore fluidita` della sezione ritmica, gli Stone Roses
rimangono fondamentalmente un gruppo di dilettanti della jam libera,
che adesso si sono lanciati nella scia del revival del funk/soul/boogie degli
anni '70 (Black Crowes e soci).
Il loro merito maggiore sta nel saper fondere
i generi principi dell'edonismo rock: il rock psichedelico,
il blues-rock e la disco-music.
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Ian Brown's first solo album, Unfinished Monkey Business (Polydor, 1997),
as confused and varied as it is, resumes the program that was interrupted
after the Stone Roses' first album.
With guitarist Aziz Ibrahim replacing Squire,
Can't See Me shows what the band could have been at the crossroads of
rock and roll and techno.
My Star is a catchy single.
As a "lo-fi" songwriter, Brown does have a modest appeal.
Following the single Be There, the album
Golden Greats (Polydor, 1999) continues in that vein with
Getting High (a world-music version of Led Zeppelin)
and another bunch of subtle arrangements that recycle
the principles of "Madchester"'s swirling psychedelia
(Love Like A Fountain, reminiscent of Stevie Wonder's
Superstition, and Set My Baby Free)
at the border between bombasting hard-rock and trippy techno
(Golden Gaze being fully on the techno side of the equation,
thanks mainly to the producer).
The latin Babasonicos and the atmospheric Free My Way
bend the genre to disquieting effects.
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L'album solista di Ian Brown, Unfinished Monkey Business (Polydor, 1997),
per quanto eterogeneo e confuso, riprende il discorso interrotto dopo il primo
album degli Stone Roses. Con il chitarrista Aziz Ibrahim al posto di Squire,
Can't See Me dimostra cosa il gruppo sarebbe potuto diventare.
My Star e` un singolo orecchiabile.
Il disco passa inosservato in quasi tutto il mondo (l'Italia e` forse l'unica
eccezione), benche'
nei panni dell'umile cantautore Brown abbia un suo fascino.
Golden Greats (Polydor, 1999) continua in quella vena, altrettanto
snobbato dalla critica mondiale (ma non da quella Italiana, che gli tributa
grandi ovazioni). L'album e` talmente privo di musica da non meritare neppure
il termine "album".
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John Squire, on the other hand, hired a new singer,
Chris Helme, formed Seahorses and embraced the Brit-pop cause of
his friends Oasis on
Do It Yourself (Geffen, 1997). Overall, the results range from pathetic
to catastrophic. The band is incompetent, the production is lame, the singer
is barely above the average of a church's choir and, dulcis in fundo,
the hit Round The Universe is suspiciously similar to
the Monkees' Last Train To Clarksville.
Songs like Happiness Is Eggshaped are concentrated of Merseybeat
stereotypes.
Vocalist Chris Helme leads the band through trite ballads like
Love Me And Leave Me and The Boy In The Picture
that mimick the introverted, soulful songwriting of a Paul Weller
while maintaing the vocal harmonies and the spirit of the early Byrds.
The band can do better. A more robust sound allows Love Is The Law
to successfully wed Indian melisma and martial, psychedelic pace.
I Want You To Know even winks at the Lynyrd Skynyrd.
But these are drops in the ocean.
Ian Brown's third album, Music For The Spheres (Polydor, 2001),
is even less inspired than the first two (which, at least, had a couple of
catchy hits). The old trick wrapping lush strings around dance beats is
developed in a not particularly innovative fashion in Fear.
The Gravy Train is lazy lounge funk-soul.
Hear No See No is typical of this production quality, not support
by adequate songwriting.
Brown's erratic career continued with the even more erratic
Solarized (2004). Erratic does not mean eccentric and certainly
does not mean eclectic. Upside Down and Longsight M13
are the least erratic of the new songs,
while the single Keep What Ya Got proves that the worst of Brit-pop
never dies.
Despite the wealth of guests, The World is Yours (2007) was not any
better, nor was My Way (2009).
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John Squire, in compenso,
assume un nuovo cantante, Chris Helme,
forma i Seahorses, e abbraccia la causa Britpop
degli amici Oasis con
Do It Yourself (Geffen, 1997). Nel complesso, i risultati spaziano
dal patetico al catastrofico. Il complesso e` incompetente, la produzione
zoppica, il cantante e` appena superiore alla media di un coro d'oratorio,
e, dulcis in fundo, l'hit
Round The Universe e` un po' troppo simile a
Last Train To Clarksville dei Monkees.
Canzoni come Happiness Is Eggshaped sono concentrati di stereotipi
del Merseybeat.
Chris Helme conduce il gruppo per trite ballate come
Love Me And Leave Me e The Boy In The Picture
che scimmiottano le canzoni introverse e pensose di un
Paul Weller, conservando le armonie vocali e lo spirito dei primi
Byrds. Il gruppo potrebbe fare di meglio. Un suono piu` robusto consente a
Love Is The Law di sposare melisma Indiano e passo marziale della
psichedelia.
I Want You To Know fa persino l'occhiolino ai Lynyrd Skynyrd.
Ma sono gocce nel mare.
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