Utah Saints


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Utah Saints , 6/10
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Gli Utah Saints si fecero largo in Inghilterra durante la stagione dei rave con un'idea molto semplice: costruire canzoni rock campionando canzoni altrui e aggiungendo un ritmo ballabile.

Tim Garbutt e Jez Willis (che aveva fatto apprendistato industriale nei Cassandra Complex e gavetta "house" negli MDMA) sfondarono nel 1991 con il singolo What Can You Do For Me, divenuto subito celebre per l'irresistibile "hook" e i suoi complessi intrecci vocali (campionamento di Annie Lennox).

L'EP Something Good (Ffrr, 1992) sfrutto` lo stesso trucco per la travolgente title-track (ma questa volta la vittima e` Kate Bush), scadendo talvolta negli stereotipi del genere (What Can You Do For Me, ispirata alla discomusic melodica; Anything Can Happen, summa di tutto cio` che fa effetto, dal coro d'opera al riff di heavymetal), ma trovando anche momenti di reale ispirazione (il battito pulsante, cupo e sinistro, mozzafiato, dei sequencer di Trance Atlantic Flight, infarcito di rumori e doppiato ad un certo punto da una sezione d'archi).

Utah Saints (London, 1993) e` spartito fra due direzioni stilistiche diverse: la fusione con l'heavymetal in brani come I Want You e l'esasperazione degli elementi di trance in Solution (con organo alla Doors) e States Of Mind (con flauto, clavicembalo e strumenti etnici).

The duo woul resurface after a decade of silence with another orgy of samples: Two (Nettwerk, 2001).

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