- Dalla pagina sui Menomena di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto da Alessio)

I Menomena, dall'Oregon, sono apparentemente un tradizionale power-trio. In realtà potrebbero ridefinire i canoni della musica rock basata sulla chitarra. Brent Knopf, il chitarrista e fondatore, non è interessato a virtuosismi o accompagnamenti sofisticati, ma a una sintesi bionica. Le composizioni avvengono attraverso l'aiuto di software, che facilita la creazione di collages e loops.
Il risultato del loro album di debutto, I Am The Fun Blame Monster (Muuuhahaha, 2003), è un'interessante fusione tra le estetiche psychedelic-pop barocche dei '60, le melodie prog dei '70, il suono stridente del noise-rock anni '80, l'eccentricità del post-rock dei '90 e i tormenti emo del 2000. Nonostante la loro musica sia artificiale, mantiene il tradizionale formato della canzone rock.
In Cough Coughing la caratteristica non deriva dalla melodia delicata, ma dall'assenza della chitarra, uno dei tratti distintivi del disco. Dall'altro lato la spinta delle canzoni viene dagli arrangiamenti di batteria, solitamente l'ultimo dettaglio in una composizione. Il piano si fa ancor più rilevante in The Late Great Libido, dove il suo loop romantico fa da sfondo al sax, che a sua volta introduce alle parti vocali (anche qui il batterista, Danny Seim, si dimostra creativo), e così via fino all'entrata di uno xilofono, di una chitarra e ancora del sax; la traccia si chiude, non a caso, con un assolo di batteria. Un altro calmo giro di piano introduce le tragiche mutazioni di E. Is Stable, dove la chitarra simula il suono di un elettrocardiogramma, ondeggiando come un languido lamento attorno al piano.
La recita pacata e semplice di Strongest Man In The World è avvolta da atmosfere fluttuanti, dal clangore e dalla distorsione; il delicato tocco di piano come intermezzo da all'insieme un significato positivo.
I Menomena dividono le loro canzoni in sub-canzoni, frammenti autonomi che uniti hanno un forte impatto emozionale e narrativo. Però sono sequenze logiche, dove ogni frammento si intona con gli altri e prepara al successivo.
Le atmosfere più cupe evocano in parte i Morphine, come in Twenty Cell Revolt, col largo uso di tastiere e sax, e in parte Chris Isaak, come in Oahu, ancorata a una tetra linea di chitarra e a un petulante loop di piano, come fosse il fantasma di una canzone che proietta una lunga ombra, qualcosa di simile a un etereo ambient strumentale inespressivo, dove via via subentra una voce sempre più nevrotica. Il picco emozionale dell'album è nei nove minuti della conclusiva The Monkey's Back, dove a una prima parte malinconica (ritmo jazzy e un sottile sibilo elettronico), segue una seconda parte vibrante, dominata da una potente chitarra hard-rock.
I Menomena si potrebbero definire la versione lo-fi dei Radiohead, però con più immaginazione e pathos.


(Tradotto da Stefano Iardella)

Under An Hour (Film Guerrero, 2005) è una colonna sonora strumentale per un pezzo di danza, composta da tre lunghi brani. Il tenue tema melodico di Water si sposta dal mandolino all'organo a canne fino al pianoforte, acquisendo lentamente un'identità più forte. Suonato dal pianoforte, il tema cresce e si espande fino a diventare una melodia a tutti gli effetti, eventualmente supportata dalla chitarra e dall'organo a canne. L'intero processo di sviluppo graduale e incrementale ricorda Tubular Bells di Mike Oldfield con un atteggiamento neoclassico. Flour inizia con una ripetizione minimalista delle corna. Il pattern si sposta rapidamente allo xilofono, rilasciando i fiati per una serie di variazioni melodiche. Alla fine i due filoni diventano uno solo, dando origine a una fanfara quasi valzer sulla scia della Penguin Cafè Orchestra ma con un ritornello di corno degno della Love Of Life Orchestra. Light, di gran lunga il pezzo più astratto, si apre con un bordone distorto alla maniera indiana che continua a turbinare lentamente nel vuoto cosmico finché non viene sostituito da una linea di chitarra blues digitalizzata. Il pezzo alla fine riprende in tono molto più enfatico, con batteria, distorsioni e riverberi tipo dub (un colpo di scena che, nel complesso, rovina l'atmosfera). Queste suite flirtano con l'avanguardia senza prendersi troppo sul serio, e probabilmente è da lì che deriva il loro fascino.

Friend And Foe (2007) è stato rovinato da un tono più serio, quasi pomposo. Forse come effetto collaterale indesiderato della crescente maestria di Brent Knopf nel suo metodo di arrangiamento, le canzoni (originariamente composte al computer e successivamente eseguite su strumenti) erano molto più in linea con i formati tradizionali, leggermente irregolari ma orecchiabili e logiche (Muscle'n Flo, Weird, e soprattutto Wet and Rusting), la cui melodia potrebbe essere un avanzo dei Kinks). Ambientata in un contesto meglio strutturato, la voce di Knopf ora rivela i propri limiti. Le costruzioni più interessanti ruotano attorno a ritmi sincopati, che sembrano ispirare arrangiamenti disorientanti, spesso somiglianti a un remix digitale di rhythm'n'blues (The Pelican, Air Aid). Ci sono anche un paio di canzoncine (Running e Boyscout'n) che appartengono a una strana forma di cabaret, quella tipologia che era stata abbracciata negli anni '70 da Todd Rundgren. Rispetto al livello sperimentale dei primi due album, questo significava che i Menomena stavano diventando mainstream. A volte, quando la melodia rasenta il pop muzak (My My, West), gli arrangiamenti eccentrici sembrano essere un modo per chiedere perdono. La band ha chiaramente un enorme talento melodico, ma deve ancora decidere cosa vuole farne.

Se i Menomena stavano ancora manipolando la musica sul tavolo operatorio, Mines (Barsuk, 2010) è riuscito a nascondere l'intera operazione. Le sue canzoni suonavano più tradizionali che mai e le melodie più prominenti. Queen Black Acid subisce lievi modifiche estetiche durante i suoi cinque minuti, ma fondamentalmente evoca le ingenue melodie folk-rock dell'era hippie. Il riff sporco e l'elastica tensione ritmica di Taos riportano al cattivo blues-rock britannico post-Rolling Stones. Il nostalgico Dirty Cartoons appartiene al repertorio del cantautore esistenziale degli anni '70. Oh Pretty Boy You're Such Big Boy (il pezzo forte) è un'elegante miscela di funk e soul dell'era pre-disco con il jazz-rock alienato della scuola di Miles Davis. Sia Five Little Rooms che Sleeping Beauty si basano sulla ripetizione di un semplice ritornello circolare inserito in un contesto intelligente. La complessità del loro processo compositivo emerge nelle stridenti riflessioni post-rock usate per l'austero psicodramma di Tithe e nel contorto contrappunto pseudo-jazz di Bote.
L'album si chiude con la ballata per pianoforte Intil che flirta con un'intensità da chiesa. Sfortunatamente, metà del materiale non è né l'uno né l'altro: né coinvolgentemente melodico né creativamente eccentrico. E' appena passabile.


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