Joanna Newsom

Newsom sings with the shrill and untrained voice of a little child on The Milk-Eyed Mender (Drag City, 2004), and plucks the harp in a rather casual and haphazard way (the harp is used like a banjo, a contrabass, a dulcimer, a xylophone, etc). The childish games of Bridges and Balloons, Sprout and the Bean can hardly be said to be "sung": they resemble recitals a` la Laurie Anderson or Meredith Monk, sometimes bordering on Larry "Wildman" Fischer's street madness, nursery rhymes and Appalachian folk tunes. Bach must be turning in his grave hearing how she hammers the harpsichord in Peach Plum Pear. Elsewhere, she intones the relatively catchy The Book of Right-On, or embraces a piano for the cabaret number Inflammatory Writ. But the childishness is soon forgotten, as Newsom almost yodels the plaintive and lugubrious This Side of the Blue and the spiritual-like lament Three Little Babes. This was, literally, a new voice, that does not belong to any codified genre of music. She sounded just a little afraid of being so unique, and that's the only drawback to an otherwise innovative work.

Nervous Cop (5 Rue Christine, 2004) is a project fronted by Joanna Newsom with two drummers (Deerhoof's Greg Saunier and Hella's Zach Hill) and some electronics (Deerhoof's John Dieterich). Except for Setting The Bushes On Fire and a few other rational moments, the sound is a nightmarish evocation of the nuclear holocaust, a worthy soundtrack of an apocalyptic sci-fi movie.

La cantante ed arpista Joanna Newsom, cresciuta al confine fra California e Nevada, ha esordito con gli EP autoprodotti Walnut Whales (2002) e Yarn and Glue (2003).

In The Milk-Eyed Mender (Drag City, 2004) la Newsom canta con la petulanza e la voce inesperta di una bambina, bistrattando un’arpa che utilizza a casaccio come banjo, contrabbasso, dulcimer, xilofono e altri strumenti. I giochi infantili di Bridges and Balloons e Sprout and the Bean possono dirsi a malapena "cantati", assomigliano piuttosto a recital stile Laurie Anderson o Meredith Monk, lambendo a tratti le follie di strada, le filastrocche e i motivi del folk degli Appalachi di Larry "Wildman" Fischer. Bach si sta di certo rivoltando nella tomba a sentire come la Newsom picchia sul clavicembalo in Peach Plum Pear. Altrove intona un’orecchiabile The Book of Right-On, o minaccia un pianoforte nel numero da cabaret Inflammatory Writ. Ma gli infantilismi sono presto dimenticati, quando canta un lamentoso e lugubre yodel come This Side of the Blue o un’elegia funebre come Three Little Babes. Letteralmente, questa è una nuova voce che non appartiene a nessun genere musicale codificato. Si percepisce che forse è ancora un po’ spaventata di essere così unica, e questo è l’unico difetto di un’opera altrimenti innovativa.

La Newsom ha impiegato i produttori Van Dyke Parks, Steve Albini e Jim O'Rourke per dare alla luce Ys (Drag City, 2006), le cui cinque canzoni (più lunghe, più intricate, più penetranti) virano verso il pop eccentrico di  Jane Siberry e  Bjork ma con un senso narrativo di melodramma che ricorda il Bob Dylan. dell' era Blonde On Blonde. La rada ambientazione sonora orchestrale dei 12 minuti di Emily è sminuita dal tour de force vocale in stile libero della cantante. Si cimenta in un continuum di tonalità, dalla ninnananna al lamento introverso, alla filastrocca spensierata, mantenendo un motivo melodico fondamentale, cosicchè, musicalmente parlando, la canzone suona come una serie di variazioni sul tema. L'arpa è l'unico strumento che spicca, perchè è l'unico che riflette al meglio le ondulazioni della voce della Newsom. Inizia Monkey And Bear, in un tono quasi rinascimentale,diligentemente seguita dall'orchestrazione, e per nove minuti cammina in punta di piedi sulle corde, come se la sua voce fosse proprio una di queste. L'effetto è di stare in bilico tra la danza, la fiaba e lo show in stile Broadway. La sua voce è così estesa e malleabile e passionale, che in Sawdust & Diamonds sembra che reciti, non che stia cantando. I dieci minuti del pezzo scorrono come un collage di posizioni prese in prestito da Leonard Cohen e Van Morrison, ma anche dagli attori teatrali. I 17 minuti di Only Skin si erigono proprio da queste fondamenta "teatrali". Se le altre canzoni fossero dei dialoghi, questa è senz'altro un soliloquio. Dopo cinque minuti il suo melisma diviene così depresso che sembra quasi sul punto di piangere. Riprende il controllo entro l'ottavo minuto, modulando le sue liriche come se fossero note dell'inno nazionale. E dopo 14 minuti si aggiungono altre voci, ed il suo salmo si innalza, magari per un breve momento. La sua calma eloquenza non si vanta dell'austera profondità nè del focus intellettualedi una Joni Mitchell, ma nondimeno il suo lucido flusso di coscienza raggiunge un magico stato di connessione tra l'intimo ed il pubblico. Da un punto di vista esistenziale, queste fluide strutture suonano come le confessioni ultime di una visionaria, a cui le visioni hanno svuotato l'anima. Il secondo protagonista delle storie della Newsom è l'orchestrazione di Parks, ma questa è tutta un'altra storia.

The soul of the album, in fact, lies in the more spartan songs. Vocal pyrotechnics provides the scaffolding for No Provenance, and it's just the appetizer for Baby Birch, one of her artistic peaks, over nine minutes of delicate spiritual-like invocation that achieves a sort of mildly psychedelic and Eastern spiritual ecstasy before embracing an earthly blues rave-up. In California is a close second, with a tone that endlessly mutates from wailing to meditational and to tragic and to mesmerized, frequently soaring to chirping heights. Forming a trilogy of sorts with those two, Go Long (one of her zeniths as a poet) climbs even higher summits of pathos, the harp tinning like a baroque harpsichord while the voice is indulging in a fragile solo dance. The voice has to carry a significant weight when it is accompanied only by harp or piano.
Esme is more expansive and quick-footed, and anchored to a stronger melody, resembling an exotic melodic fantasia. Ribbon Bows pivots around another touching melody, imagining a quasi-operatic folk revival. You And Me Bess borders on the gentle pop lullabies of Burt Bacharach but slowed down to a pace more appropriate for a requiem. The ultimate perfection is sculpted in the solemn two-minute harp ode On A Good Day.
Newsom also returns to the abstract chamber lieder of Ys with Autumn and Kingfisher. However, that format here feels a bit weak and steely compared with the other more humane elegies.
She still shuns facile emotions. The closest she gets to being martial and anthemic is in the piano-based Occident. The most powerful rhythm emerges from the bolero-like piano crescendo and flamenco-like castanet rustle of Soft As Chalk. The album closes with a final spiritual-like piano-based incantation, Does Not Suffice, that boasts the one moment of dissonance in over two hours: it's the moment when everything disintegrates and she disappears like a philosophical fairy queen.
She has partially abandoned the turgid meandering of Ys and its baffling Joyce-esque lyrics, a fact that brings forth the elegance and sophistication of the lower, inner layer. Exhausting and exhilarating, this album pushed Newsom to a higher orbit than any of her contemporary singer-songwriters.

La lunghezza di Have One On Me (Drag City, 2010), un tour de force di oltre due ore, trova la sua giustificazione non tanto nella maggiore varietà stilistica, ma in una più profonda ricerca introspettiva che l’artista fa su se stessa. Infatti molte canzoni rinunciano a sfruttare le accresciute potenzialità strumentali e tornano alla semplicità dei soliloqui per sola arpa.
La Newsom attinge sia dalla ricca tradizione delle cantautrici femminili, che da quella, altrettanto ricca, delle cantanti d’avanguardia, consegnando una meditazione immersa nella profonda solitudine che fu di Joni Mitchell.
Easy segue le orme di Jane Siberry, Lisa Germano e Kate Bush mescolando filastrocche per bambini, austere musiche rinascimentali, opera cinese e canto gospel. La splendida miniatura per sola arpa di ’81 si basa sulla stessa sintesi di stili ed epoche distanti.
Gli 11 minuti di Have One On Me sono un esercizio di creazione e dissoluzione del caos musicale: inizia adagio nella tradizione della musica da camera neoclassica e del cool jazz, ma lentamente si trasforma passando attraverso l’enfasi di una banda marciante, effervescenze quasi caraibiche e un contrappunto corale a più voci. In Good Intentions Paving Company, uno dei suoi brani più accattivanti, la sua voce tremolante si libra su un arioso country rock; sembra un esperimento cubista su armonie vocali prese dal passato. In questo brano troviamo tutto il divertimento che la cantante è disposta a concedere all’ascoltatore.
Il cuore dell’album è infatti racchiuso in canzoni molto più spartane. Le evoluzioni pirotecniche della voce forniscono l’impalcatura per No Provenance, ma è solo un assaggio prima di Baby Birch, una delle sue vette artistiche, oltre 9 minuti di delicata invocazione spiritual a metà tra la psichedelica e l’estasi orientale, che poi si trasforma in un blues molto più terreno. La ballata pianistica In California non è da meno, con un tono che cambia incessantemente dal lamento alla meditazione, dalla tragedia all’incanto, cinguettando sino a vertiginose altezze. Go Long (uno dei suoi picchi lirici) completa una ideale trilogia con i due brani precedenti, raggiungendo momenti di pathos ancora più intensi: l’arpa viene pizzicata come un clavicembalo rinascimentale, mentre la voce indulge su una fragile melodia ballabile. Quando è accompagnata solo dal piano o dall’arpa, la sua voce gioca un ruolo decisivo.
Esme ha invece una struttura piu` complessa e veloce legandosi ad una piu` marcata sequenza melodica, simile ad una fantasia esotica. Ribbon Bows ruota attorno ad una toccante melodia, tratteggiando un folk revival quasi operistico.You And Me Bess lambisce le dolce ninnananna pop alla Burt Bacharach, ma rallentandola sino ad un ritmo più adatto ad un requiem. La perfezione formale è raggiunta con i 2 minuti dell’ode solenne per sola arpa di On A Good Day.
La Newsom ritorna anche all’astratta musica da camera di YS con Autumn e  Kingfisher , sebbene quel formato, accanto a queste toccanti elegie, risulti ora un po’ debole e freddo.
L’artista continua a evitare le emozioni facili e per questo la semplice ballata pianistica Occident risulta essere il suo brano più marziale ed antemico. La ritmica più trascinante emerge invece dal crescendo di Soft As Chalk , un bolero per pianoforte impreziosito dal picchiettare flamenco delle nacchere.
L’album si chiude con l’incanto pianistico di Does Not Suffice , uno spiritual che propone l’unico episodio dissonante in oltre due ore di musica: è il momento dove tutto si disgrega e la Newsom sembra una fata filosofica.
Joanna Newsom ha in parte abbandonato le ampollose divagazioni di Ys con le sue impenetrabili liriche joyciane e questo fa affiorare tutta l’eleganza e la complessità della sua essenza più intima.
Sorprendente e stimolante questo album sospinge la Newsom qualche gradino sopra tutti i cantautori suoi contemporanei.

Newsom finally made the "uneven" album that was typical of singer-songwriters after a creative album: Divers (Drag City, 2015). The mistake was to take herself too seriously. She was neither a symphonic composer nor a laureate poet, just a singer-songwriter. This collection of simple songs tried a bit too hard to paint her as what she was not. The album abandons the meandering, sprawling, serpentine metaphysical format and contents itself with the more traditional format of The Milk-Eyed Mender, except that the music is burdened with overdone baroque arrangements as if each song were a Beethoven symphony. The arrangements are often busy for no logical, narrative or emotional reason, simply because the instruments are there and the musicians are paid to attend the session, and occasionally she comes through as a pretentious child a` la Kate Bush. The highlight is the spiraling singalong and ragtime music-box with music-hall declamation of Sapokanikan (bouzouki, baglama, piano, celesta, recorder, trombone, guitar, bass, drums). There are plenty of rousing moments in the album, but perhaps not the ones that she had planned: the more electric Goose Eggs (electronic keyboards, harpsichord, synthesizer, electric guitar) boasts a jazzy-classical instrumental intermezzo a` la Doors' Light My Fire; the seven-minute ballad Divers is woven around gamelan-ish tinkling of keyboards; and the old-time music replete with hoedown of Waltz Of The 101st Lightborne (accordion, recorder, piano, organ, violin) ends with a soaring choir. Typical of the album's ornate excesses is the courtly Renaissance madrigal Anecdotes (for cello, bass clarinet, double bass, English horn, harp, piano, synthesizer, trombone, viola, violin). Alas, the album quickly fades into routine with the epic folk of Leaving The City and the skeletal A Pin-Light Bent for harp and voice only. The symphonic crescendo Time As a Symptom (orchestral arrangements by David Longstreth of the Dirty Projectors) is emblematic of what can happen when a singer-songwriter mis-interprets the word "music". This should have been a six-song EP.

Tradotto da Francesco Romano Spano'

Newsom finalmente creò il suo album "irregolare", tipico dei cantautori dopo quello creativo: Divers (Drag City, 2015). 

Il suo sbaglio è quello di prendersi troppo sul serio: lei non è né una compositrice sinfonica né una poetessa laureata, ma semplicemente una cantautrice. Questa collezione di semplici canzoni tenta forzatamente di dipingerla per ciò che non è. L'album abbandona il formato serpentino, tentacolare, errante, metafisico e si contiene nel formato più tradizionale che fu di The Milk-Eyed Mender, con la differenza che la musica è carica (appesantita) di pomposi arrangiamenti barocchi come se ogni canzone fosse una sinfonia di Beethoven. Gli arrangiamenti sono spesso impegnativi ma senza alcuna ragione logica, narrativa o emotiva, semplicemente perché gli strumenti sono lì ed musicisti sono pagati per suonarli, ed ed alle volte lei sembra una bambina capricciosa alla Kate Bush. La miglior canzone è il coretto spiraleggiante e music-box ragtime con recitazione da music-hall di Sapokanikan (bouzouki, baglama, piano, celesta, recorder, trombone, chitarra, basso, batteria). Ci sono molti momenti trascinanti nell'album, ma probabilmente sono incidentali (nel senso che forse non ci aveva proprio pensato): la piu elettrica Goose Eggs (tastiere elettroniche, clavicembalo, sintetizzatore e chitarra elettrica) vanta un intermezzo strumentale jazzato-classicheggiante a` la Light My Fire dei Doors; la ballata di sette minuti Divers è avvolta dal tintinnio gamelan-like delle tastiere; e la musica d'altri tempi zeppa di quadriglia di Waltz Of The 101st Lightborne (fisarmonica, recorder, piano, organo, violino) si chiude con un coro angelico. Tipico degli eccessi ornamentali dell'album è il madrigale rinascimentale di Anecdotes (per violoncello, clarinetto basso, doppio basso, corno inglese, arpa, piano, sintetizzatori, trombone, viola, violino). Ahimè, l'album cade presto nell'ordinario col folk epico Leaving The City and la spoglia A Pin-Light Bent solo per arpa e voce. Il crescendo sinfonico Time As a Symptom (arrangiamenti orchestrali di David Longstreth dei Dirty Projectors) è emblematico di ciò che può succedere quando una cantautrice misinterpreta il termine "musica". Questo sarebbe dovuto essere un EP di sei canzoni.