English quartet
These New Puritans, fronted by Jack Barnett,
explored a wealth of styles
with synthesizer and sampler
on Beat Pyramid (2008), harking back to the new wave of the
late 1970s (notably Wire,
Gang Of Four and
Fall),
while fast forwarding to the dance styles of the 2000s.
The obvious limitation of the album is that most pieces are not songs but
just fragments.
The lush Hidden (Domino, 2010), featuring a 13-piece orchestra, marked
a quantum leap forward in ambition. It maintained the passion for rhythms
derived from modern and ancient dance music but removed the vitriolic
attitude and added a melancholy neoclassical element.
The mournful bassoon-driven chamber adagio Time Xone
announces a doom concept that the seven-minute tribal exorcism and funereal
fanfare We Want War transposes into a multi-faceted territory of
heavy-metal riffs, church-operatic choirs and frenzied African drumming.
dejected rap of Three Thousand harpsichord
Jazzy piano phrases and minimalist repetition surface in Hologram to
prop up a Canterbury-style prog-rock tune.
Bassoon and percussion clatter introduce Attack Music, in which an
indolent rap clashes with a rousing children's choir.
Fire-Power is the ultimate ritual dance, in which the vocals do little
more than repeat the same mantra over and over again (with a gloomy monk-like
choir in the background) while the "music" truly lies with the drums.
That ceremonial mood segues into Orion, whose core is represented by
a choral wordless line that meets a children's recitation at a
march-like pace reminiscent of In The Nursery.
Drum Courts - Where Corals Lie
is another tour de force for drummer George Barnett with the subtle
counterpoint of keyboardist Sophie Sleigh-Johnson.
The only thing that approaches a conventional song is the simpler
White Chords that finally lets Jack Barnett croon his ballad amid
evocative keyboards and a syncopated beat.
The instrumental 5 closes the song cycle with a chamber concerto of
minimalist repetition a` la
Philip Glass and
Steve Reich slowly submerged by the litany of
the horns and by angelic female voices.
This intricate puzzle of an album basically created an alternative liturgy.
There is instead little to salvage on
Field of Reeds (Infectious, 2013), an unfocused mess of an album
that was probably more hurt than helped by the contributions of
composer Michel Van Der Aa, arrangers Andre De Ridder, Hans Ek and Phillip Sheppard, and producer Graham Sutton
(Bark Psychosis).
This Guy's in Love With You would be an ambient intermezzo if it surfaced
in the middle of a dance record.
Portuguese chanteuse Elisa Rodrigues
hums an old song (Herb Alpert's This Guy's in Love With You) in a
pastoral atmosphere hijacked by a cinematic noir jazz soundtrack.
Jack Barnett's moribund lament enters in Fragment Two,
with the jazzy horns of the previous song that have become mortuary muzak (with the trombone in the foreground).
This being the "poppy" single of the album, one cannot expect much more life
from the rest.
In fact,
The Light in Your Name is prog-rock of the most pretentious kind,
mutating every few seconds and employing every instrument that is available in
the studio with no clear strategy, message or vision.
The effervescent rhythm and hummed lullaby of V - Island Song avoid
a full-fledged slump within the nine static minutes of the song.
Male and female voices duet in Spiral as if convent and monastery
competed in a mass, but then Barnett offers a bad imitation of
Bjork and the chamber ensemble begins to doodle
as if he didn't exist.
More successful implementations pop up in the second half of the album.
Organ Eternal sets in motion a
Michael Nyman-esque minimalist carillon
and crushes it under a mournful orchestral motif, a contrast that the
Penguin Cafè Orchestra would have
turned into a divine existential dilemna but the Puritans simply extinguish
sterile.
The languid, torpid, snail-paced chamber music
of the eight-minute Nothing Else, with both romantic and ghostly
brass melodies, and with the frailest of female soul vocals,
sounds like a slo-core version of vintage B-movie soundtracks.
There is a stronger sense of suspense in the a capella psalm of
Dream, that closes with all the instruments droning around the last
note of the vocals.
Emblematic of the confused aesthetic of the album, but also of how the confusion
could be turned into an asset, Field of Reeds pins
Angelo Badalamenti's atmospheric scores against a Buddhist chant.
This music belongs with neither
latter-day Talk Talk
nor (blasphemy) Robert Wyatt, but with
Weill's operas for Brecht's theater (minus, of course, the political
overtones).
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(Translation by/ Tradotto da Alessandro Rusignuolo )
Il quartetto inglese These New Puritans, capitanato da Jack
Barnett, ha esplorato una vasta gamma di stili con l'uso di sintetizzatori
e campionatori su Beat Pyramid (2008), rifacendosi alla new wave della
fine degli anni '70 (in particolare su Wire, Gang Of Four e Fall), pur
avanzando velocemente verso stili dance tipici degli anni 2000. La limitazione
evidente dell'album è che la maggior parte dei pezzi non sono canzoni, ma solo
frammenti.
L'attraente Hidden (Domino, 2010), con un'orchestra di 13 elementi,
ha segnato un ambizioso balzo in avanti. Ha mantenuto infatti la passione per i
ritmi derivati dalla musica dance moderna e tradizionale, ma ha rimosso
l'elemento corrosivo aggiungendone uno neoclassico di malinconia. Il desolato
adagio da camera di Tempo Xone, con protagonista il fagotto, annuncia un
concetto di tragico destino che i sette minuti di esorcismo tribale e di
fanfara funebre di We Want War traspone in un territorio multiforme di riff
heavy-metal, cori operistici da chiesa e frenetiche percussioni africane. Lo
sconsolato rap di Three Thousand, con l'uso del clavicembalo a guisa di
pianoforte jazzy, e l'affiorante ripetizione minimalista in Hologram,
sostengono uno stile prog-rock classico dei pezzi di Canterbury. Il clangore
del fagotto e delle percussioni introducono Attack Music, in cui un indolente
rap si scontra con un incitante coro di bambini. Fire-Power è una danza rituale
estrema, nella quale la voce non fa altro che ripetere lo stesso mantra più e
più volte (simile ad un cupo coro di monaci che sta sullo sfondo), mentre la
"musica" si trova realmente con la parte percussiva. Questo stato
d'animo cerimoniale sfocia in Orion, il cui nucleo è rappresentato da una linea
corale senza parole che incontra una recitazione fanciullesca in una tipica
andatura al ritmo di marcia presente nel brano In The Nursery. Drum Courts -
Where Corals Lies è un altro tour de force per il batterista George Barnett con
il contrappunto sottile della tastierista Sophie Sleigh-Johnson. L'unica cosa
che si avvicina ad una canzone convenzionale è la più semplice White Chords che
consente finalmente a Jack Barnett di canticchiare la sua ballata tra tastiere
evocative e un ritmo sincopato. La strumentale 5 chiude il ciclo delle
composizioni con un concerto da camera a ripetizione minimalista peculiare di
Philip Glass e Steve Reich, lentamente sommerso dalla litania di corni e
angeliche voci femminili. Questo intricato enigma che caratterizza l'intero album
crea fondamentalmente una liturgia alternativa.
C'è invece poco da salvare di Fields Of Reeds (Infectious, 2013), uno
sfocato e caotico album che probabilmente ci ha rimesso servendosi dei
contributi del compositore Michel Van Der Aa e degli arrangiatori Andre De
Ridder, Hans Ek e Phillip Sheppard, prodotto da Graham Sutton (Bark Psychosis).
This Guy's in Love With You sarebbe un intermezzo ambient se emergesse nel bel
mezzo di una registrazione dance. La cantante portoghese Elisa Rodrigues
canticchia una vecchia canzone (This Guy's in Love With You è di Herb Alpert)
in un’atmosfera pastorale deviata da una sorta di colonna sonora tipica di un
noir cinematografico jazz. Il lamento moribondo di Jack Barnett si inserice in
Fragment Two, con i corni jazz del brano precedente che sono ora trasformati
dando adito ad una musica da ascensore diffusa però in una camera mortuaria
(con il trombone in primo piano). Questo è il singolo "poppy"
dell'album, del resto non ci si può aspettare molto di più dalla vita. Infatti
The Light In Your Name è un inserto prog-rock del tipo più pretenzioso, muta
ogni pochi secondi e per il quale è stato impiegato ogni strumento che è
disponibile in studio senza una chiara strategia, messaggio o visione. Il ritmo
effervescente e nello stesso tempo proprio della ninna nanna di V - Island Song
evita un crollo vero e proprio nel corso degli statici nove minuti della
canzone. Il duetto delle voci maschili e femminili in Spiral è paragonabile ad
un coro di un convento e quello di un monastero che cercano di primeggiare
durante il corso di una messa, ma poi Barnett offre una pessima imitazione di
Bjork e l'ensemble da camera comincia a pasticciare facendo scomparire il suo
intervento vocale. Nella seconda metà dell'album si assiste ad aggiunte pop
maggiormente riuscite. Organ Eternal mette in moto un carillon minimalista alla
Michael Nyman schiacciato dal peso di un triste motivo orchestrale, un
contrasto che la Penguin Cafè Orchestra avrebbe trasformato in un dilemma
divino esistenziale, ma i Puritans semplicemente lo spengono rendendolo
sterile.
Il languido, indolente, dal ritmo lumachesco della musica da camera che
connota gli otto minuti di Nothing Else, con romantiche e spettrali melodie
degli ottoni e con la più delicata delle voci dell’animo femminile, suona come
una versione slo-core delle colonne sonore dei B-movie vintage. C'è un senso
più forte di suspense nel salmo a cappella di Dream, che si chiude con tutti
gli strumenti a bordone intorno all'ultima nota delle parti vocali. Emblematica
dell'estetica confusa dell'album, ma anche di come la confusione potrebbe
essere trasformata in una risorsa, Field Of Reeds oppone le composizioni
d'atmosfera di Angelo Badalamenti contro un canto buddista.
Questa musica non appartiene a nessuno degli ultimi momenti
dei Talk Talk né (bestemmia) di Robert Wyatt, piuttosto alle opere teatrali di
Weill per il teatro di Brecht (meno, ovviamente, i toni politici).
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