Dalla pagina di Piero Scaruffi
I Times New Viking dell'Ohio, guidati da Adam Elliott e con la tastierista Beth Murphy, inaugurarono l'era dello spavaldo lo-fi shoegaze-pop, una fusione di sciatto caos strumentale e accattivanti ritornelli vocali che Adam Elliott definì "nichilismo romantico", una specie di matrimonio tra i Dead C e i Pavement.
Dig Yourself (Siltbreeze, 2005) era il loro manifesto. Il loro stile era più erudito di quanto pubblicizzato, faceva riferimento a classici di epoche diverse fingendo di essere totalmente analfabeta.
Lion & Oil è un'orgia dance-punk psicotica con riff hard-rock (a metà strada tra i B52's e Joan Jett). The Statue Pt II resuscita le rapsodie nevrotiche dei Velvet Underground con una coda apocalittica degna di Jimi Hendrix.
Il boogie incandescente dei Velvet Underground ritorna per seppellire la litania di Skull Versus Wizard. The Statue Pt I sposa i peggiori eccessi del blues-rock degli anni '60 (Captain Beefheart) e della new wave degli anni '70 (come i Residents).
Un'enfasi melodica più forte doma il feroce rock'n'roll di We Got Rocket. C'è anche un'elegia nostalgica e piena di sentimento, Indian Winter. Ma la loro vera natura è meglio impersonata nel baccanale indecente di Fuck Books, con armonie vocali maschili-femminili urlate, che hanno poco fascino melodico o romantico.
Present The Paisley Reich (Siltbreeze, 2006) ripulì l'elemento pop per venderlo a un pubblico più vasto, e nel processo ridusse anche la durata media delle canzoni.
Amplificando la componente noise che era dormiente nel primo album, l'intero Rip It Off (Matador, 2008) è ricoperto da una spessa distorsione chitarristica penetrante nei timpani. In alcuni casi la melodia è solo cantata (Teen Drama) o urlata (Come Together) e c'è poco altro oltre alla distorsione per giustificare la canzone. In alcuni casi c'è una vera e propria melodia morbida e orecchiabile, alla Flaming Lips, in My Head e soprattutto Off The Wall, infantile e languido in The Wait, addirittura pop nella troppo breve Drop-Out (con più organo che chitarra). Il livello di energia è al top in RIP Allegory, un rave-up garage di un minuto avvolto attorno a un un canto corale demenziale, The Apt, una trafila isterica, End Of All Things, un inno punk da ubriachi, e Faces On Fire, una canzoncina martellante che senza il rumore potrebbe essere un successo dei Fastbacks.
Riducendo l'impatto sonoro, Born Again Revisited (Matador, 2009) rivela quanto le loro idee fossero ripetitive e banali. Quindi la raccolta suonava come un mucchio di avanzi da album precedenti, con alcuni che suonavano accessibili con un suono più ordinato (Martin Luther King Day, No Time No Hope) e un ruolo più prominente per le tastiere di Beth Murphy.
Continuando ad allontanarsi dalle loro radici eccentriche, Dancer Equired (2011) cominciava a suonare come un pop senza identità adatto alla radio, e senza particolari highlight (forse Fuck Her Tears).
L'EP Over & Over (Siltbreeze, 2012) contiene l'orecchiabile ma banale Sleep-In e altre canzoncine più infantili.
Hanno sostanzialmente smesso di suonare nel 2012, per dedicarsi a carriere soliste (non solo musicali).