Wraiths, a wildly experimental Scottish duo, ran the gamut from
the demonic pounding industrial pow-wow of
the 41-minute piece of
Oriflamme (2006 - Aurora Borealis, 2008), improvised live,
a dense exhilarating exercise in extreme noise-painting
reminiscent of both Stockhausen's early electronic pastiches and of
Gordon Mumma's electronic bombardments,
to the feedback-based dark ambient industrial music of
Plaguebearer (Paradigms, 2007), also improvised live.
The latter contains one of their emotional peaks,
the 20-minute Plaguebearer: the initial soundscape, born at the
intersection of a sinister rumble and industrial metronomy, morphs into a
volley of stormy galactic drones, and then straddles the border between
mindbending psychedelic trip and terrifying psychoanalytical nightmare.
The 17-minute Bone Flutes & Skull Drums
feels like the remix of the noise of a subway train flashing and screaming through the tunnels,
a relentless stream of heavely reverbed and distorted, bouncing, bangs and
zooms. The same idea is presented over and over again in a virtually infinite
number of variations all the way to the coda of ear-splitting screeches
that segues into the eleven-minute torment of
To Corrupt The Waters Of Lethe, another destructive cascade of
evil atonal ur-sounds.
The 58-minute piece of The Grey Emperor (2009) and
the 57-minute piece of Dust In Our Mouths (Aurora Borealis, 2012)
blended gothic metal, droning ambient music, shoegazing distortion and
psychedelic dub music in a less brutal manner.
Wraiths now opted for more tolerable levels of terror than the
walls of white noise of their first recordings.
The duo's skills at crafting abstract sound are impressive, but these
colossal compositions might last a bit too long for what they have to say.
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(Translation by/ Tradotto da Gioele P. Cima)
I Wraiths, un duo scozzese
selvaggiamente sperimentale, esercitarono la propria varietà
dal demoniaco bombardamento industriale dei 41 minuti cerimoniali di
Oriflamme (2006- Aurora Borealis, 2008), improvvisato dal
vivo, un denso e stimolante esercizio nell'estrema reminiscenza della
pennellatura dello schiamazzo di entrambi i primi zibaldoni di
Stockhausen e del martellio di Gordon Mumma, fino alla retroazione
basata sulla musica industriale dark ambient di Plaguebearer
(Paradigms, 2007), anch'essa improvvisata live. Il più recente
lavoro contiene uno dei loro culmini emozionali, i 20 minuti di
Plaguebearer: il sottofondo iniziale, nato dall'intersezione di
un sinistro brontolio e di un metronomo industriale, si tramuta in
una raffica di tempestosi ronzii galattici, che poi inforca il
confine tra l'inconscio trip psichedelico e il terrificante incubo
psicanalitico. I 17 minuti di Bone Flutes & Skull Drums
danno la sensazione di un remix dei clamori di un treno che urla e
sfreccia attraverso i tunnel, un'inesorabile corrente di appesantiti,
irradianti, distorti e sobbalzanti colpi e ronzii. La stessa idea
viene riprodotta più e più volte in un praticamente
infinito numero di variazioni fino in fondo alla coda degli stridii
che passa armoniosamente negli undici minuti di tormento di To
Corrupt The Waters Of Lethe, l'ennesimo distruttivo precipizio di
diabolici contorni atonali.
La traccia da 58 minuti The
Grey Emperor (2009) e i 57 minuti di Dust In Our Mouths
(Aurora Borealis, 2012) mescolarono gothic metal, ronzante ambient,
distorsioni shoegaze e psichedelica musica dub nella maniera meno
brusca possibile. A questo punto i Wraiths optarono per strati di
terrore più tollerabili rispetto ai muraglioni di rumore
bianco delle loro prime registrazioni. Le abilità del duo nel
forgiare suoni astratti sono impressionanti, ma queste colossali
composizioni durano un pochino troppo rispetto a ciò che essi
abbiano effettivamente da dire.
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