- Dalla pagina su Benny the Butcher di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto da Stefano Iardella)

Durante la fine degli anni 2000, mentre la scena newyorkese del gangster rap veniva lobotomizzata dal successo commerciale di 50 Cent, la città di Buffalo, a nord di New York e una sua "cugina" molto più povera, sperimentò un mini boom creativo che portò al collettivo dei Griselda, composto da Alvin "Westside Gunn" Worthy, suo fratello Demond "Conway the Machine" Price e Mach-Hommy. Un cugino di Westside Gunn e Conway the Machine, il rapper Jeremie "Benny the Butcher" Pennick, si unì al collettivo, che così divenne rapidamente il principale gruppo hip-hop di Buffalo. Ha debuttato con mixtape come Tana Talk 1 (2004) e Tana Talk 2 (2009), seguiti da EP come 17 Bullets (2016). ) e A Friend of Ours (2018) e mixtape come 1 on a 1 (2016) e soprattutto My First Brick (2016).

Il suo album Tana Talk 3 (2018), un cupo concept ossessionato dallo spaccio di droga, è stato una delle registrazioni fondamentali nel revival boom-bap della fine degli anni 2010. Prodotto da Thomas "Daringer" Paldino (lo specialista dei Griselda in paesaggi sonori inquietanti) e soprattutto da The Alchemist, si rifaceva all'età dell'oro di Clan Wu-Tang e Jay-Z. La produzione liquida di The Alchemist conferisce una sensazione quasi extraterrestre a Broken Bottles, mentre la sua produzione sonnolenta libera l'energia criminale subliminale di Benny in Rubber Bands & Weight.
Daringer fa di meglio: un ritmo spezzato combatte gli echi della musica dub sballata in Fast Eddie; Goodnight va alla deriva su inquietanti note di pianoforte fluttuanti (e include un campionamento quasi clownesco di Woo-Hah!! Got You All in Check (1996) di Busta Rhymes); il minaccioso Langfield impiega archi ronzanti e flauto in stile indiano; il duetto cinematografico con Conway the Machine di All 70 è avvolto attorno a un evocativo assolo di chitarra in loop à la Eric Clapton; e Who Are You fonde la roca melodia blues di Melanie Rutherford con un triste canticchiare maschile, note di pianoforte a cascata, bonghi tropicali e persino il crepitio del vinile per gentile concessione di un vecchio singolo dei White Heat (la band di supporto di Barry White fino al 1975). Daringer e The Alchemist uniscono le forze nel singolo in due parti '97 Hov (in cui Benny prende Jay-Z come modello).

Benny era anche membro del collettivo Black Soprano Family con Rick Hyde e Heem.

Nel 2020 ogni membro dei Griselda ha pubblicato album crossover: From King to a God (2020) di Conway, oltre alle collaborazioni Lulu (2020) con The Alchemist e No One Mourns the Wicked (2020) con l'anonimo produttore online "Big Ghost"; Who Made the Sunshine (2020) di Westside Gunn e soprattutto Pray for Paris (2020); e il secondo album di Benny Burden of Proof (2020).
Anche se potrebbe essere Westside Gunn ad aver avuto l'album più creativo, è stato però quello di Benny a diventare un best-seller. Gran parte del successo può essere attribuito alla brillante produzione di Chauncey "Hit-Boy" Hollis.
Benny, uno specialista di tetro rap sulla droga, offre due dei suoi rap più influenti, ovvero Timeless e Legend, e anche la performance virtuosa di Sly Green brilla particolarmente.

L'EP The Plugs I Met (2019) è stato seguito dal mini-album di nove canzoni The Plugs I Met 2 (2021), una collaborazione con il produttore Rory "Harry Fraud" Quigley, che non era certo un seguito ma piuttosto un punto di partenza.
La produzione jazz e pop di Harry Fraud ha ulteriormente spinto Benny nel mainstream. La canzone di apertura When Tony Met Sosa è basata su un frammento del romantico Good Time Love di Frankie Miller. Live By It è una complessa intersezione di fili strumentali multistrato e botta e risposta vocale. Narrazione e produzione si scontrano in modo creativo: l'andamento ipnotico della tromba e il ritmo letargico di No instructions, le voci e gli archi caotici e disorientanti di Thanksgiving, l'atmosfera desolata di Survivor's Remorse (con un pianoforte tintinnante in primo piano e un lamento spettrale in sottofondo), il denso e teso Overall, ecc.
Per gli archeologi del pop il mini-album era degno di nota anche per Plug Talk, che campionava i nove minuti di Taiji No Yume/ Fetal Dream (1977) della cantautrice giapponese Yoshiko Sai.


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