- Dalla pagina su Elder di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
Il trio di Boston denominato Elder, guidato dal cantante e chitarrista Nicholas DiSalvo, ha offerto stoner metal e doom metal con l'album Elder (2009), ovvero la centesima variazione di Holy Mountain degli Sleep, fatto di lunghe jam piene di riff fangosi ben eseguiti e dal suono retrò.
Hanno deviato verso il rock psichedelico pesante con le cinque lunghe canzoni di Dead Roots Stirring (2011), in particolare la massiccia apertura Gemini, con un suono di chitarra malvagio che non si sentiva dai tempi dei Kyuss.
Le due lunghe composizioni dell'EP Spires Burn (2012) presagivano un'evoluzione verso un suono più vario (anche se meno massiccio).
Diventarono un quartetto per Lore (2015), un album che virò verso il prog-metal, mantenendo tuttavia l'enfasi sui riff pesanti. Canzoni come il loro apice Lore trovano un equilibrio tra il vecchio sound e un suono che prende in prestito sia dai Motorpsycho che da melodie emo.
La loro abilità strumentale è ulteriormente aumentata quando sono diventati un quintetto per Reflections of a Floating World (2017), un album che si colloca a metà tra il suono epico di Dead Roots Stirring e il suono psichedelico di Lore. Anche se alcune canzoni non giustificano la loro durata colossale (la traccia di apertura Sanctuary è fondamentalmente soltanto un tributo al loro sound originale), The Falling Veil racchiude più varietà del solito, con la sua trance acustica, il galoppo punk e la ripetizione isterica, e i 13 minuti di Blind vantano uno degli accumuli più gloriosi della loro carriera, seguito da un lavoro di chitarra magistrale che ora li pone saldamente fuori dal genere stoner.
La strumentale Sonntag strizza l'occhio anche al prog-rock intellettuale tedesco degli anni '70 (Can, Neu!). Il pezzo di chiusura, Thousand Hands, procede a fatica per alcuni minuti senza ispirazione, ma poi chiude l'album con un'altra formidabile esplosione di lava strumentale. A questo punto sembrava che seguissero il percorso dei Baroness e dei Pallbearer.
Tuttavia, l'EP The Gold & Silver (2019) si è spostato decisamente verso il prog-rock di ispirazione tedesca. Dopo essersi trasferiti in Germania, sostituito il batterista e assunto un sintetizzatore (anche al piano elettrico e al mellotron), cambiarono nuovamente stile.
Nel complesso, il primo album tedesco, Omens (2020), suona come gli Yes per la generazione post-doom, con un cantante mediocre che si sforza eccessivamente di sembrare carismatico.
Eldovar - A Story of Darkness & Light (2021) documenta una collaborazione con la band tedesca Kadavar.
Su Innate Passage (2022) continuarono sulla scia del loro prog-rock elettronico, in particolare con Merged in Dreams – Ne Plus Ultra di 15 minuti, un'altra fantasia in stile Yes.
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