- Dalla pagina su Earl Sweatshirt di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto da Stefano Iardella)

Earl Sweater (Thebe Kgositsile), membro del collettivo Odd Future di Los Angeles, assieme a Frank Ocean e Tyler The Creator, ha debuttato con Earl (2010), registrato quando aveva appena 16 anni, prodotto da Tyler The Creator e intriso di oscenità e goth. Dopo un breve esilio a Samoa, Doris (2013) ha dimostrato meglio la sua originalità e le sue capacità da rapper. Numerosi produttori influenti si sono proposti per fornire il supporto ai suoi giochi linguistici acrobatici: Frank Ocean (Sunday), Tyler the Creator (Whoa), Neptunes (Borgogna), The Alchemist (Uncle Al), RZA (Molasses) e BadNotGood (Hoarse). Questa volta si è per lo più allontanato dal burlesque gotico del suo primo mixtape, anche se la canzone migliore, Centurion prodotta da Christian Rich (con un campionamento da Soup dei Can), è più vicino a quello stato d'animo. Ma dall'altro lato c'è una semplice confessione introversa come Chum. Purtroppo, i brani che presentano i suoi amici Odd Future (Vince Staples, Domo Genesis, Mac Miller) sono i più deboli e avrebbero potuto essere omessi.

I 30 minuti di I Don't Like Shit, I Don't Go Outside (Tan Cressida, 2015) erano molto più coesi ed essenziali, trasformandolo in uno dei più potenti emo-rapper della sua generazione, nonostante i ritmi minimali e la produzione lo-fi. I brani compongono un ininterrotto flusso di coscienza introverso e doloroso, una lenta discesa in un inferno personale, che ha incoronato Earl come il filosofo degli Odd Future, in cui Tyler the Creator rappesentava il clown. Le deviazioni strumentali sono colpi chirurgici all'anima: l'organo da fiera di Huey, la chitarra psichedelica distorta e le percussioni metalliche di Mantra, il zoppicante ritmo industriale e il rap di backup fratturato Off Top, la cupa vignetta al pianoforte di Intermission. Il vuoto di Grief emana un cupo senso di alienazione terminale, mentre il ritmo anemico e la figura al pianoforte di DNA emanano un senso di lento decadimento. C'è un picco di atmosfera noir quando un sinistro ritmo paludoso incontra un carillon castrato in Faucet. Ancora più impressionante è il singolo di dieci minuti Solace (2015), un montaggio psicoanalitico cinematografico in stile libero, di parole e suoni.

Some Rap Songs (2018), composto da 15 tracce microscopiche, era musicalmente più ambizioso con performance virtuosistiche su ritmi glitch e strumenti distorti, in particolare Nowhere2go (prodotto da Darryl Johnson e Ade Hakim) e Azucar (il suono di una mente che si disintegra). La musica e il rapper scolpiscono le terre desolate emotive di Shattered Dreams e The Bends. Ontheway suona come la versione hip-hop di un blues psichedelico. In confronto, il leggermente più vivace The Mint è beach reggae. Tutto sommato il rapper e produttore ha inventato uno stile che riflette il tumulto e il disorientamento di una psiche devastata. La musica diventa talmente personale che l'agonizzante Peanut decostruisce i suoni della tromba di suo zio Hugh Masekela e Playing Possum mescola le voci dei suoi genitori con una musica che suona come una radio statica.

L'EP di sette canzoni Feet of Clay (2019) contiene l'astrazione di un minuto Mtomb, prodotta da The Alchemist, e 4N, una collaborazione con Mach-Hommy.

L'album di 24 minuti Sick (Warner, 2022) contiene cinque canzoni che durano meno di due minuti e alcune tracce (Fire in the Hole, Tabula Rasa con Armand Hammer) sono poco più che una conversazione elegante e informale. Beat leggermente aggressivi emergono in 2010 e soprattutto nell'eccentrico trap banger Titanic. Spicca la produzione ultraterrena di Vision (con un verso di Walter "ZelooperZ" Williams).


- Torna alla pagina su Earl Sweatshirt di Piero Scaruffi -