- Dalla pagina su Zeal & Ardor di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
Zeal & Ardor, frutto dell'ingegno del cantante e chitarrista svizzero birazziale Manuel Gagneux (all'epoca residente a New York ma successivamente trasferitosi in Svizzera), ha mescolato black metal con blues e canzoni delle piantagioni sul mini-album demo Zeal and Ardor (2014).
L'idea è stata ulteriormente esplorata sul mini-album solista Devil Is Fine (2016).
I lamenti della piantagione Devil Is Fine e Blood in the River rubano la scena, ma ancora migliori sono la viscerale In Ashes, con sfumature voodoo, e la melodica ed elettrizzante Come on Down (con un loop d'organo degno di Ray Manzarek). Il breve album include anche brani strumentali che puntano in direzioni completamente diverse, come il sincopato ritmo hip-hop di Sacrileguim I.
Il progetto è diventato un duo, con il batterista Marco Von Allmen (e Gagneux suona anche il synth), per le 16 canzoni di Stranger Fruit (2018), con una gamma più ampia di appropriazioni stilistiche, dove il pathos mitologico vichingo incontra il pathos del black metak degli schiavi africani, contaminato dalla spiritualità in Gravedigger's Chant, dal gospel nella più magniloquente Servants (un incrocio tra Nick Cave e Joan Jett), dal blues in Don't You Dare, da rockabilly e gospel in Row Row.
C'è anche la pura e insensata violenza satanica di Waste, il pianoforte gotico e il lamento distorto di Stranger Fruit e diversi intermezzi "ambient".
Dopo le invettive politiche dell'EP di sei canzoni Wake of a Nation (2020), con la ballata d'arena Vigil, lo sfogo metalcore di Tuskegee e il tribale war song hip-hop Wake of a Nation, il più professionale Zeal & Ardor (2022) danneggiò gravemente la band.
Canzoni come Erase, I Caught You e Run, armate di grandi riff di chitarra e melodie enfatiche, mirano all'accettazione da parte dei fan della generazione degli Slipknot. Church Burns è stoner-rock per le masse. L'elegia atmosferica Golden Liar con il suo crescendo melodrammatico sarebbe più appropriata su un album di Bon Jovi. C'è un nucleo gospel in Death to the Holy e c'è un nucleo blues in Hold Your Head Low, ma nessuno dei due brilla come avevano fatto invece i loro crossover.
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