William Blake



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William Blake (Britain, 1757)

"Songs of Innocence" (1789) [p]

"Songs of Innocence and Experience". L'innocenza è rappresentata nell'introduzione dal suonatore di flauto, che, incitato da un bambino sorridente su una nuvola, scrive nell'acqua con una canna le sue canzoni allegre, affinché tutti le possano leggere. L'esperienza è simboleggiata dal poeta, il quale ha sentito la parola (quella di Dio) che camminò tra gli alberi antichi, e conosce presente, passato e futuro, ed ora invita la terra ad uscire dalla notte, ma la terra risponde d'essere imprigionata nel suo antro freddo e scuro, lo accusa, chiamandolo padre degli uomini antichi, d'averla incatenata con il suo egoismo, la sua crudeltà e la sua gelosia, e lo invita a liberarla liberando amore. Il poeta, padre degli uomini antichi, è colui che conosce, ma che per conoscere ha dovuto abbandonare l'innocenza e rivolgersi a sé stesso, dimenticando la terra in cui vive e l'amore di cui vive (per questo è tacciato d'egoismo e crudeltà); quando si rende conto di ciò che ha perduto, invoca la terra (diventa geloso della notte che la nasconde ai suoi occhi), ma la terra gli rivela che l'esperienza gli ha sottratto, soprattutto l'amore, quell'amore di cui è adorno il semplice ed allegro vivere del suonatore di flauto, ed è soltanto ritrovando l'amore che potrà rivedere la terra, vergine di giovinezza e di mattino, di un tempo; fondamentalmente l'altruismo dell'innocente, che scrive le proprie canzoni nell'acqua perché tutti se en possano allietare, e l'egoismo dell'uomo esperto, che per conoscere ha dovuto sacrificare tutto a sé stesso. "To the evening star": preambolo alle Canzoni d'innocenza, è basata sulla descrizione di un fenomeno naturale, Venere; chiede protezione dai lupi e dai leoni. "How sweet I roam'd": precorre le Canzoni d'esperienza; rimpiange la libertà del periodo d'innocenza, ritrae il tempo che lo rapì ed ora lo deride. Il dualismo innocenza-esperienza ha radici nella storia di Adamo ed Eva, simboleggia cioè il passaggio dalla purezza al peccato, dal mondo della fantasia a quello reale; i due stati vengono ricondotti all'infanzia, nella quale è particolarmente semplice isolare avvenimenti e sensazioni, esprimendo le alterazioni dovute al contrasto tra le cose presunte dalla fantasia, dalla saggezza materna, dalle vicissitudini del proprio ristretto nucleo familiare e le cose che appartengono alla realtà esterna.

"Songs of Experience" (1794) [p] +

"Tyger". L'immagine della tigre serve a rappresentare l'universo infuocato, esplosivo sconosciuto ed affascinante, che si contrappone alla natura di tutti i giorni (simboleggiata dall'agnello); la tigre brucia nelle foreste della notte, e, infatti, il cosmo riempie le menti del suo misterioso fascino nell'oscurità, e porta terrore e stupore, e ci si domanda chi abbia fatto la tigre e chi l'agnello, e se si tratta della stessa persona, e se egli sia contento della tigre come dell'agnello; la convivenza della tigre e dell'agnello, della creatura selvaggia e dell'essere mite, vanno interpretate simbolicamente, come la denuncia della presenza nella mente umana di due qualità contrastanti. È importante notare come Blake si rivolga all'idea piuttosto che alle cose, alla Tigre piuttosto che alle tigri, all'Agnello piuttosto che agli agnelli; la figura, cioè la trasposizione dell'idea nell'immaginazione, viene esagerata, distorta, esasperata per far risaltare l'idea; l'effetto viene ottenuto mediante un linguaggio di simboli e significati. In questo caso, la questione filosofica sul creatore assume un significato ambiguo: può trattarsi d'una semplice domanda, di un dubbio di natura teologica, oppure di un'accusa al creatore, per aver tollerato convivesse con il bene, forse d'aver addirittura voluto che essi convivessero (e, quindi, abbia più che accada). La prima e l'ultima strofa differiscono per un verbo: nella prima si chiede chi poté foggiare l'agghiacciante simmetria della tigre, nell'ultima di chi osa foggiarla; nella prima la tigre è immanente, creata una volta per sempre, nell'ultima la tigre è un continuo di sensazioni analoghe ma distinte (create di volta in volta); nella prima un ente universale sovrasta il mondo, nell'ultima la mente scorre in un continuo di sensazioni, tra le quali quelle simboleggiate dalla tigre. Le due interpretazioni sono compatibili: l'idea universale della tigre, una volta creata, viene presentata alla mente; la poesia afferma, quindi, implicitamente l'esistenza del creatore sotto forma di forza creatrice e continuatrice.

"To Tirzah" riassume tutto il pensiero di Blake. Tutto ciò che nasce deve morire per risorgere libero; sin dalla creazione il sesso aveva la funzione di far nascere, ma dopo il peccato è diventata far morire, che la pietà divina ha mutato in dormire in attesa della resurrezione: la natura s'è incaricata di renderli mortali; ma Gesù non li aveva resi liberi?

"The Marriage of Heaven and Hell" (1793) [h] +

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"America" (1793) [p]

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"Visions of the Daughters of Albion" (1793) [p]

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"Europe" (1794) [p]

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"The Book of Urizen" (1794) [p]

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"The Book of Ahania" (1795) [p]

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"The Book of Los" (1795) [p]

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"Vala" (1797) [p] +

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"The Mental Traveller" (1803) [p]

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"Milton" (1808) [p] +

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"Jerusalem" (1820) [p] ++

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Later Poems

"The Mental traveller" è colui che descrive il pianeta grottesco in cui accadono cose orribili, cose che gli uomini (viaggiatori della terra fredda) vedono ed osservano, ma non conoscono. Il neonato viene inchiodato su una roccia da una vecchia donna, la quale gli cinge il capo di spine di ferro (in ricordo di Cristo) e gli strappa il cuore (Prometeo): ella vive delle urla strazianti del neonato, e quanto più egli cresce, tanto più ella ringiovanisce, finché il giovane sanguinante rompe le manette e s'impossessa della vergine splendente. Durante la sua esistenza ottiene le gemme dell'anima umana: rubini e perle di un occhio malato d'amore, l'oro innumerabile del cuore sofferente, il lamento del martire ed il singhiozzo dell'amante, finché dal fuoco del camino si sprigiona una bambina di fuoco solido, che lo scaccia, ed egli, vecchio, vagabonda; ma quando riesce a vincere finalmente una ragazza, la rincorre ammaliato attraverso un deserto buio, ed entrambi hanno paura, ed egli ringiovanisce man mano ed ella pianta macchie, finché il deserto è ricoperto di alberi ed egli è diventato bambino, ed ella una vecchia piagnucolosa. Una folla di amanti vaga nel deserto sino a quando vi sorgono città, ma quando scorgono il bambino vengono presi dal terrore e fuggono gridando, poiché soltanto una vecchia donna lo può toccare. La descrizione è ciclica, composta di due cicli sfasati: il ciclo naturale, rappresentato da dalla femmina, che procede alla rovescia, e quello umano, rappresentato dal maschio, che va in senso inverso al precedente; l'uomo passa dalla nascita alla ribellione, dalla ribellione al raziocinio, dal raziocinio alla disgregazione, dalla distruzione alla rinascita. La natura è necessità, tentazione, distruzione, necessità, ecc.; per ciascuno dei due cicli il passaggio da una fase all'altra assieme mediante l'interferenza con la fase contemporanea dell'altro ciclo.

"My Spectre" è centrata sui temi dello spettro e dell'emanazione, l'uno immagine solipsistica del sé che allontana il mondo esterno dall'individuo, l'altra la possibilità di creare ed amare: lo spettro impedisce all'emanazione di manifestarsi; per rompere l'assedio dello spettro l'individuo deve rifiutare l'amore femminile, cioè l'unione dello spettro e dell'emanazione. Si verifica in coincidenza col rifiuto del sesso, simbolo del materialismo imperfetto, ed avviene quindi nell'uomo eterno. Esiste un conflitto tra l'uomo interiore e l'essere esteriore che può essere appianato soltanto dall'abbandono del materialismo, e la comunione tra i due esseri (questo è il pane e questo è il vino) porta alla realizzazione dell'uomo eterno, la felicità.


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