Elias Canetti



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Elias Canetti (1905)

"Die Blendung/ Auto Da Fe" (1935): Kafka + assurdo + onirismo + saggistica della mitologia orientale ed antica. Una folla di mostri, tutti paranoici, incapaci di comunicare fra di loro.

Peter Kien ha passato la vita a raccogliere e leggere libri. La sua biblioteca, sparsa in quattro stanze, è la più gran biblioteca privata della città. I suoi studi riguardano soprattutto le culture orientali. Non ha redditi: sta usando l’eredità paterna, ormai parecchio assottigliatasi. Il suo appartamento si trova all’ultimo piano di una palazzina al 24 d’Ehrlich Strasse. Le uniche persone con cui parla (raramente) sono Benedikt Pfaff, il portiere, e Thérèse Krunbach, la governante, con lui da otto anni e da otto anni sospettosa del suo comportamento. Agli altri Kien non rivolge la parola, geloso del proprio intelletto e disgustato dalla meschinità altrui. Thérèse, convintasi che lui nasconda una fortuna, inizia a spiare le sue mosse, e infine si fa credere amante dei libri, in modo che Kien le proponga il matrimonio. Inizia così il calvario del 40enne professore, perseguitato da una megera di 16 anni più anziana, decisa a mettere le mani sul suo patrimonio. Pur di difendere la propria tranquillità, Kien acconsente a tutto, dai mobili alla separazione delle camere. Thérèse, sempre più irritata dal mistero del marito, s’invaghisce di un giovane affabile commesso, Brutus, impiegato nel negozio di mobili della ditta Grossa Madre, e già sogna di sposarlo e, con i soldi ereditati dal marito, trasformare il negozio in Brutus e moglie. Thérèse comincia a torturare il marito, anche fisicamente, finche lui cade ammalato. Lei lo convince a fare testamento in suo favore, ma resta delusa, e si sente raggirata, quando legge la cifra. Si convince che lui le nasconda il resto del suo patrimonio, ed insiste perché lui aggiunga qualche zero alla cifra. Lui ancora non ha capito la folle avidità della moglie, e pensa ad una fortunata eredità quando le accenna ad un suo milione; quando si capiscono (lei che lui non ha un soldo, lui che lei non l’ha sposato per i libri) la follia di Thérèse si sfoga senza ritegno sul povero studioso, che dal canto suo affonda ancor più nella propria follia e si autopietrifica. Si rianima soltanto quando lei gli scompiglia gli appunti d’anni di lavoro. Lei lo getta fuori di casa. Kiel si avventura nei bassifondi, e in una bettola fa la conoscenza del nano Fischerle e di sua moglie, di professione prostituta. Il nano si convince che lui sia nel racket dei libri, mentre Kien pensa che il nano si voglia erudire. Il nano ha una sola passione, quella degli scacchi, è un ladruncolo, e il suo sogno è di emigrare in America. Kien lo assume al suo servizio, per gestire metà dei libri che si è comprato (si sta ricostruendo poco a poco la biblioteca). Il nano lo vede passare le giornate davanti all’istituto dei pegni, il Theresianum, dove Kien offre di comprare qualsiasi libro. Fischerle mette allora in atto un piano per truffare Kien: assolda due compari e la moglie per vendere libri a Kien a prezzi sempre crescenti. Nel frattempo Kien si convince di avere uccisa la moglie, chiudendola in casa e lasciandola morire di fame. Thérèse, in realtà, ha passato il tempo a perquisire l’appartamento, ma senza trovare tracce del malloppo. Fattasi complice del portiere Pfaff, ex poliziotto con sulla coscienza la morte della figlia, si mette ad impegnare libri al Theresianum e lì v’incontrano Kien. Si accapigliano, chiamandolo "ladro". Arriva la polizia che arresta tutti. Thérèse accusa Kien d’averla derubata (sic!); Kien confessa d’averla uccisa, Pfaff la difende e racconta la verità. Così Kien ottiene di poter tornare a casa propria. Fischerle decide di partire per l’America dove diventerà campione mondiale di scacchi, ma finisce nelle mani della folla assembratasi al Theresianum, che, eccitata, lo picchia senza pietà: la follia gli fa credere che siano suoi ammiratori. Gli isterici smettono di picchiarlo quando scoppia un altro focolaio di linciaggio; all’insaputa di Fischerle, se la prendono ora con sua moglie. Prima di partire manda un telegramma al fratello di Kien, celebre psichiatra di Parigi, per avvertirlo della follia del professore. Pfaff non è meno pazzo degli altri. Tiranno spietato, uccise di percosse la moglie e ridusse in stato di servitù la figlia, finche questa non morì di stenti; passa le giornate a sbirciare dal peephole le persone che passano. Ex poliziotto, teme di essere incriminato per la morte della figlia. Si prende cura lui di Kien: di fatto lo imprigiona a casa sua e lo costringe a lavorare per lui, in altre parole a spiare i passanti dal peephole. Un giorno Kien libera involontariamente i canarini di Pfaff e questi, furibondo, lo chiude al buio; nell’incidente Kien si mozza anche due dita. Nel frattempo il fratello George parte da Parigi, lasciando i suoi pazzi. Suggestionato da un cieco che ha incontrato sul treno, si convince che Peter stia perdendo la vista. Peter è ancora convinto di aver uccisa Thérèse e rifiuta di riconoscerla; Thérèse, a sua volta, crede che lui abbia ucciso la sua prima moglie, e pertanto lo reputa un assassino. George lascia parlare Peter, che non lo stima e lo sommerge di cultura. Analizzando i suoi discorsi decide che è necessario allontanare Thérèse e Pfaff. Trova loro una sistemazione all’altro capo della città e Peter può finalmente tornare nel suo appartamento, fra i suoi libri. George parte convinto di averlo salvato, e deluso del suo ingrato disprezzo. Peter è però ossessionato dall’idea di essere un assassino e di finire in carcere. Arriva al punto da immaginare che anche George avesse come obiettivo il suo testamento, i suoi libri. Per vendicarsi di tutti, dà fuoco alla biblioteca e la lascia bruciare ridendo.
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