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Susan Sontag (USA, 1933)
"Benefactor" (1963) "Death kit" (1967) A tratti lo stile rasenta un flusso barocco di coscienza, o, meglio, di subconscio. Diddy è ossessionato dall'impulso di morte; sesso e violenza si compenetrano: fa l'amore con la cieca esattamente come, cieco nel buio, lui ha ucciso un uomo, e l'ha ucciso in un tunnel, che gli ricorda il sesso femminile; l'ordito di simboli freudiani appanna la realtà: tutto potrebbe essere un'allucinazione. Passa la notte in albergo ad attendere nervosamente il giornale della mattina; quando arriva vi trova la conferma che aspettava: un operaio delle ferrovie è stato trovato morto sui binari; s'informa sui funerali e scopre che l'uomo è stato cremato. Prova un morboso desiderio di vedere la vedova, ma questa è una donna volgare e sospettosa, che lo mette alla porta dopo una scena disgustosa. Va in ospedale a trovare Hester, ma non riesce a dirle nulla; con i colleghi della convention si comporta come se nulla fosse; si sfoga con una prostituta, poi va a dire alla zia di Hester di voler sposare la ragazza, anche se l'operazione è fallita e Hester sembra destinata a non acquistare più la vista; la zia rivela che fu la madre di Hester ad accecarla in un raptus di follia. Quando Hester viene dimessa, Dalton si dimette; vanno a vivere insieme, ma la convivenza si rivela penosa: oppresso dal rimorso, Dalton sprofonda in una depressione da cui neppure l'amore di Hester riesce a sollevarlo. Dalton non vuole essere amato, vuole essere creduto; decide allora di portare Hester sul luogo del delitto, nel tunnel: ci trova esattamente la stessa persona, intenta allo stesso lavoro, che l'apostrofa di nuovo in maniera arrogante e fa per assalire Hester; Dalton l'uccide fracassandogli di nuovo il cranio, poi fa l'amore con Hester, come fece sul treno. Ha dovuto rivivere la stessa scena per farla credere anche a lei, ma si rende conto che è ancora qualche differenza fra le loro verità dell'accaduto, e che ciò è dovuto al fatto che lei non può vederlo. Vuole essere visto. A questo punto non si capisce più se e chi lui abbia ucciso; forse è soltanto vittima di una paranoia che Hester cerca amorevolmente di assecondare, oppure tutto, anche Hester fa parte di una sua allucinazione. Abbandona Hester svenuta e vaga nel tunnel. Trova una specie di gigantesca cripta dove sono accatastate centinaia di bare, una specie di cimitero dantesco, con gli scheletri classificati per professione, sesso, età. Diddy continua a camminare nel dedalo della morte, verso la sua destinazione, che potrà essere Hester, un becchino negro che carica il suo corpo in una carriola, o semplicemente un'agonia eterna. In questo finale spaventoso ed abissale, Sontag traccia un'allegoria della morte, vista come enciclopedia, inventario e mappa della vita; il destino dell'uomo è di perdersi in questo dedalo di cadaveri senza nome in decomposizione. Diddy è un Dante moderno, ed Hester la sua Beatrice, ma il suo aldilà è soltanto inferno, un inferno chiuso nell'incubo ateo della morte.
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